Crisi Scuola: gli investimenti si confermano in calo, soprattutto nel Meridione italiano.
A rivelarlo è il rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno, presentato a Montecitorio.
Rapporto Svimez: in calo investimenti spese Scuola e Università
Il Rapporto Svimez ha confermato che in Italia la spesa per l’istruzione si è ridotta con una flessione del 15% a livello nazionale, mentre al Centro-Nord nel 13% e nel Sud del 19%.
Proprio nel Mezzogiorno italiano solo poco più di 3 diplomati e 4 laureati su 10 sono occupati da uno a tre anni dopo aver conseguito il titolo.
I dati che dipingono la situazione del sistema scolastico italiano sono tutt’altro che promettenti e confermano i passi indietro degli ultimi Governi sull’istruzione nazionale.
Il calo degli investimenti sul fronte della scuola e dell’Università hanno già avuto i loro effetti tutt’altro che positivi.
Tra i segnali di criticità che meritano maggiore attenzione e menzione sono: le competenze degli alunni risultano decisamente indietro, come certificato dai dati Invalsi, pubblicati ad inizio estate e la carenza degli agenti culturali, soprattutto nel Meridione Italiano.
Sulla situazione critica pesano anche il numero eccessivo di alunni per classe, che quando superiore ai 20, non permette all’insegnante di trasmettere con efficacia i concetti chiave e le nozioni per un buon apprendimento.
Inoltre, incidono negativamente anche l’alto numero di docenti precari, in particolare di sostegno, la bassa presenza di tempo pieno e la scarsità di risorse umane.
Rapporto Svimez: trend negativo investimenti Scuola e Università
Il trend degli investimenti sul fronte della Scuola e dell’Università resta negativo e non mostra segnali di inversione di tendenza.
A peggiorare la situazione sarà il taglio della spesa pubblica per l’istruzione rispetto al PIL almeno fino al 2035, passando dal 4% al 3,2%, per poi risalire fino al 3,4% almeno fino al 2060.
Inoltre, a peggiorare il quadro degli investimenti sul fronte della Scuola e dell’Università rientrano il dimensionamento scolastico, con 4mila istituti autonomi tagliati su 12mila.