Doodle, storia e significato della parola
Quando si sente il termine doodle due sono le opzioni: o si sta usando un calendario web svizzero o si parla di Google. Nel nostro caso è il secondo scenario. Il termine però ha un singificato proprio in ben due lingue: inglese e tedesco. Nella lingua germanica la sua somiglianza con dödel gli darebbe il significato di sciocco, stupido.
In inglese invece si può rendere come scarabocchio, disegnino. Da qui partiremo.
Doodle, “scarabocchi” celebrativi
Sgorbio, ghirigoro…si può dire in tanti modi ma il significato di base rimane lo stesso. Un disegnino a mano libera fatto a caso, mentre si sta al telefono o in preda alla noia da studio. Dalla traduzione letterale emerge ben poco di artistico per un doodle. Eppure, strano ma vero, ci sono interi team di illustratori, grafici e ingegneri a produrne. Ma chi commissiona lavori del genere? Nientemeno che…Google.
Dal primo logo di Google lanciato alla fine degli anni ’90, spesso e volentieri sul web arrivano versioni alternative dello stesso. Sono proprio loro gli “scarabocchi” di cui parliamo. Si tratta di rivisitazioni mirate a ricordare una festività, una persona, un evento pubblico…dipende. E c’è da dire che molte sono anche graziose e molto ben curate.
Disegni aggiunti alla scritta, animazioni vere e proprie di qualche secondo. Se ne vedono tanti di doodle, e sempre molto originali e innovativi. Ad inaugurare questa tradizione dell’azienda furono Larry Page e Sergey Brin, cofondatori di Google.
Il primo disegnino, classe 1998
Quattro colori e sei lettere fecero la storia ancora prima del 2000. Rosso, blu, giallo e verde, G maiuscola iniziale. Le due g in blu, la prima O e la E in rosso, la L in verde e la seconda O in giallo. Il logo era pronto, vivace ma essenziale. Eppure quell’anno i fondatori del futuro colosso vollero tentare una piccola aggiunta.
I due stavano per recarsi al Burning Man Festival, un evento che li avrebbe impegnati per otto giorni. Per comunicare la loro partecipazione decisero di mandare un messaggio semplice a utenti e personale. Per fare in modo che fosse di immediata comprensione fecere uno schizzo molto semplice sul loro stesso logo. La silouette di un fantoccio, come quello bruciato al termine del festival. Fu il primo doodle in assoluto.
Di fatto fu davvero uno scarabocchio a lanciare l’usanza che continua ancora oggi. Disegnato sopra la seconda O, in blu per risaltare sul giallo della lettera era un omino fatto pure male. Il 30 giugno del 1998 però nella storia dell’azienda è una data da ricordare, e non per l’evento a Black Rock City. Prima del successivo disegnino passarono quasi due anni. Ma da lì in poi non si poté più parlare di scarabocchi…
I più famosi della lunga lista
Nel 2000 arrivò il turno di un nuovo doodle per ricordare la celebre data del 14 luglio 1789. Il giorno della presa della Bastiglia e della caduta della monarchia assoluta in Francia. Page e Brin incaricarono del progetto Dennis Hwang, uno stagista con buone conoscenze grafiche. Hwang propose la propria interpretazione al web e ottenne un successo tale da venire nominato responsabile dei futuri “scarabocchi”.
Il logo rivisitato per il ricordo della Rivoluzione francese era molto più sofisticato del Burning Man. Comprendeva la scritta Google contornata da fuochi d’artificio stilizzati in rosso e blu, compresi fra le prima quattro lettere. Sulla L svettava una piccola bandiera francese piegata come per una folata di vento. Subito sotto il logo compariva una scritta in grigio con il motto Liberté, Égalité, Fraternité.
Il neonato “capo doodle” comunque si mise al lavoro più serio che mai. Dopo quello per il 14 luglio fu il turno di uno schizzo per il giorno del ringraziamento e poi di uno per Natale. Degno di nota alla pari del primo fu il singolare tributo all’artista Piet Mondrian. Pittore nonché pioniere dell’arte astratta, era nato nel 1872 ad Amersfoot. Il 6 giugno 2002 sarebbe stato il suo 130° compelanno.
Per festeggiare occorreva una rivisitazione speciale, ispirata. Come modello venne scelta la sua opera più famosa, Composizione II in rosso, blu e giallo. Anche senza sapere il titolo la abbiamo vista tutti: figure squadrate in bordo nero, bianche accostate a colorate. Compare su tutti i libri di storia dell’arte. Così il team dei grafici sostituì la griglia di Mondrian ai colori della scritta Google. Come se il quadro la attraversasse.
Dopo questa opera arrivarono altri “scarabocchi”, ma sempre in formato statico. Da lì a pochi anni sarebbe toccato alle animazioni, nel 2010.