Come funziona l’attenzione visiva?
Possiamo indicare l’attenzione visiva come quella funzione cognitiva che ci consente di focalizzarci su informazioni visive rilevanti. Grazie a questo processo cognitivo, infatti, stimoli non rilevanti vengono esclusi o filtrati. Si tratta di una funzionalità essenziale per la percezione in generale: i dati visivi che riceviamo costantemente sono infatti moltissimi. Di questi, solo una piccola parte viene elaborata coscientemente.
Uno degli aspetti fondamentali dell’attenzione è che la capacità di concentrazione consente di selezionare solo alcuni degli stimoli disponibili, in questo caso quelli legati alla vista. La selezione serve a evitare il sovraccarico cognitivo. Questa facoltà è fondamentale in diversi ambiti, in primis nell’apprendimento. Concentrarsi solo sugli stimoli visivi utili è imprescindibile per apprendere.
Tipi e componenti dell’attenzione visiva
Per comprenderne al meglio i meccanismi, faremo una prima distinzione tra le componenti dell’attenzione visiva.
Esistono infatti diverse tipologie di questa funzione cognitiva, ossia:
- attenzione visiva spaziale, che permette di selezionare e concentrare l’attenzione su una zona specifica del campo visivo, ignorando stimoli nelle zone circostanti
- attenzione visiva sostenuta, la quale riguarda la capacità di mantenere nel tempo lo sguardo e l’attenzione su uno stimolo visivo, a dispetto di possibili distrazioni o monotonia
- attenzione visiva selettiva, che ci permette di isolare stimoli visivi rilevanti da un contesto complesso, tralasciando gli elementi che potrebbero fungere da distrattori.
Informazioni visive, automaticità e integrazione
Generalmente, soprattutto in soggetti che l’hanno precedentemente allenata, l’attenzione visiva opera in modo quasi automatico. L’automaticità consente al soggetto di ridurre al minimo lo sforzo cognitivo, pur mantenendo l’attenzione.
Pensiamo, per esempio, alla lettura. Se effettuata da un soggetto allenato, ossia da un esperto lettore, il riconoscimento non solo delle lettere, ma anche di parole e frasi, è praticamente quasi automatico.
In questi casi, le risorse attentive sono in parte libere ed è possibile svolgere anche altri compiti contemporaneamente. Non bisogna poi pensare all’attenzione visiva come ad un processo isolato. Questa facoltà interagisce con altri processi cognitivi, come la memoria: avviene cioè una costante integrazione tra le informazioni e i dati visivi e le conoscenze pregresse dell’individuo.
Attenzione visiva come funzione cognitiva: principali modelli teorici
Negli anni, diversi studiosi si sono occupati dello studio di questa funzione cognitiva. Ad oggi, per spiegare l’attenzione visiva, esistono diversi modelli teorici di riferimento.
È bene fare una distinzione tra i cosiddetti modelli bottom-up e quelli top-down.
Se, per spiegare l’attenzione, ci si rifà a un modello bottom-up, si concepisce l’attenzione come un meccanismo catturato da caratteristiche intrinseche dello stimolo. Nel caso dell’attenzione visiva, uno stimolo visivo dominante attira l’attenzione automaticamente.
Al contrario, secondo i modelli top-down l’attenzione è guidata da aspettative, conoscenze pregresse o intenzioni.
Questi due modelli appaiono però superati: i modelli computazionali moderni cercano di integrare queste due componenti per spiegare al meglio come l’attenzione visiva venga distribuita.
La salienza visiva e i contenuti significativi
Alcuni recenti studi sui meccanismi dell’attenzione visiva hanno inoltre messo in evidenza come la salienza sia un concetto ormai superato.
Il modello precedentemente dominante spiegava l’attenzione come mediata da particolari salienti, che attiravano l’attenzione.
Un recente studio dei ricercatori del centro UC Davis Center of Mind and Brain, invece, ha permesso di arrivare a una conclusione differente.
Non sempre gli occhi sono attratti dai punti che, a livello percettivo, risultano salienti. È vero che alcuni punti del campo visivo, come gli oggetti luminosi e brillanti, attirano facilmente l’attenzione.
Tuttavia, secondo la ricerca, condotta dal prof. Henderson e il ricercatore post-doc Taylor Hayes, anche le parti dell’immagine che possiedono un significato per l’osservatore possono catturare l’attenzione.
Lo studio di Henderson e Hayes ha introdotto l’idea di “mappe di significato”: suddividendo immagini in regioni e chiedendo ai valutatori di dare un punteggio di “importanza/significato” a ciascuna regione, risulta che l’attenzione tende a essere attratta da zone significative, anche se non sempre salienti.
Questo implica che la selezione delle informazioni visive da parte dell’attenzione è mediata in parte da processi cognitivi di interpretazione e importanza contestuale.
Attenzione visiva come processo cognitivo integrato
Lo studio appena analizzato dimostra che l’attenzione visiva non è un processo cognitivo isolato. Anzi, è profondamente interconnessa con altri processi quali memoria e apprendimento.
I processi di memoria visiva aiutano l’attenzione a riconoscere pattern già noti e a ignorare stimoli ridondanti.
Anche le aspettative e le conoscenze pregresse possono influenzare il nostro sguardo, come mostrato dalle mappe di significato ipotizzate da Henderson e Hayes.
L’attenzione visiva può essere puoi influenzata da componenti emotive o motivazionali: stimoli con valore emotivo attirano più facilmente l’attenzione. Un contenuto che ha un alto valore emozionale, in sostanza, attrae più facilmente lo sguardo.
Capacità di concentrazione visiva: esercizi per allenarla
L’attenzione visiva e le capacità di concentrazione visiva possono essere allenate. Esistono infatti degli esercizi pratici che sono atti a stimolare le componenti di questa funzione cognitiva, al fine di migliorarla.
Tra i più semplici da proporre, abbiamo i giochi che consistono nel trovare le differenze tra due immagini simili. Questo tipo di esercizio migliora l’attenzione visiva selettiva focalizzata sui particolari.
Anche il memory, che di solito si utilizza per potenziare la memoria, può essere adattato per migliorare l’attenzione visiva. Basta mostrare un’immagine complessa per qualche secondo, poi coprirla e chiedere di ricordarne elementi specifici. In questo modo, si stimola l’attenzione integrata.
Tra gli esercizi più efficaci abbiamo poi quelli di cancellazione e identificazione visiva. Si chiede cioè di individuare o cancellare uno stimolo target all’interno di un denso campo di distrattori. Di solito, questa tipologia di compito è a tempo: può essere usato per migliorare le capacità di ricerca visuo-spaziale e l’attenzione sostenuta.
Anche il classico gioco dei tre bicchieri, infine, aiuta ad allenare l’attenzione visiva. Basta nascondere un oggetto sotto uno dei tre bicchieri, le cui posizioni vengono poi scambiate in maniera più o meno rapida. Il compito consiste nel seguire i movimenti e identificare il bicchiere sotto al quale si nasconde effettivamente l’oggetto.