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Tecnica dei Loci di Cicerone: cos’è e come usarla per lo studio

Tecnica dei Loci di Cicerone: cos’è e come usarla per lo studio

tecnica dei loci cicerone
  • Nausicaa Tecchio
  • 10 Novembre 2022
  • Consigli per lo studio
  • 4 minuti

Tecnica dei Loci di Cicerone: cos'è e come usarla per lo studio

La tecnica dei Loci a volte viene citata anche con un altro nome, ossia il palazzo della memoria. Si tratta infatti di una sistema di origine antica per memorizzare i concetti. Un ottimo alleato per gli studenti e anche un modo per avvicinarli alla figura di Cicerone, di solito non molto gradita ai liceali. 

La tecnica dei Loci come tutti i metodi nati in epoca classica naturalmente si accompagna a diverse leggende. Vediamo di approfondirne la storia e il funzionamento. 

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L’origine della tecnica dei Loci 

Nonostante il metodo venga associato al famoso oratore latino in realtà i primi riferimenti al palazzo della memoria risalgono a molto prima. Per la precisione al 500 a.C. nelle liriche del poeta greco Simonide. Dato che i poemi epici si trasmettevano oralmente e i canti si declamavano a memoria non dovrebbe stupire che un poeta dell’epoca fosse un’esperto in materia.

Simonide non parla esplicitamente di un sistema chiamato tecnica dei Loci ma parla di punti di riferimento fisivi. Punti fisici, ossia luoghi (loci in latino). Un aneddoto storico su questo poeta narra che il suo metodo di memorizzazione fosse stato così efficace da tornare utile durante una tragedia.

Durante una festa al palazzo del re di Tessaglia si narra infatti che Simonide dovette allontanarsi e il palazzo crollò poco dopo. Il poeta, che ricordava con la non ancora definita “tecnica dei loci” gli spazi in cui si trovavano gli invitati, riuscì nell’impossibile. Scoprì i defunti chi erano nonostante i visi e i corpi fossero stati sfigurati, solo con la “mappa” che aveva in mente. 

A definire però in modo accurato l’utilizzo della tecnica fu però di fatto Cicerone, più di 400 anni più tardi. In particolare ne parlò come di un elemento fondamentale nella preparazione di un oratore. Ogni orazione infatti per essere fluente necessitava che chi la svolgeva avesse un’ottima capacità di collegamento fra gli argomenti  ma anche buone doti di memoria.

I due fondamenti del metodo

Stando alla descrizione fornita dal senatore romano la tecnica dei Loci per funzionare necessita di due aspetti tipici di una memoria ben allenata. Senza entrambi infatti il metodo non può funzionare. Questi nel dettaglio sono:

  •  La comprensione dei concetti. Più che ricordare e basta la definizione letta o i dettagli occorre afferrare il senso di ciò che si sta leggendo o studiando. Per capire se questo passaggio effettivamente è avvenuto un sistema perfetto è quello di provare a spiegare quanto appreso a qualcun altro.
  • Organizzare le idee. La tecnica dei Loci serviva a Cicerone per le orazioni, che sono discorsi articolati e quindi vanno ben costruiti, con una sequenza ordinata e che abbia senso. Ecco perché il secondo aspetto fondamentale della memoria è quello di saper collegare gli argomenti, come quando ci si deve orientare nello spazio. 
Proprio il riferimento allo spazio che si attraversa e ai luoghi è ciò che dà nome alla tecnica dei loci. Attribuendo un’immagine, magari un luogo, al concetto che intendiamo ricordare, risulta più facile richiamarlo dopo alla memoria. Cicerone nella strada che faceva verso il senato si basava sui posti che attraversava per fissare i vari argomenti, che poi “ripercorreva”. 

 

Perché la tecnica dei loci viene chiamata anche palazzo mentale? 

Per capire che cos’è questo fantomatico palazzo e come costruirlo un ottimo esempio si può trovare nella serie Sherlock della BBC. Negli episodi viene citata spesso una struttura dove l’investigatore raduna gli indizi che ha visualizzandoli come persone o oggetti. Il suo Palazzo Mentale, come lo chiama.

Si tratta in definitiva di una declinazione della tecnica dei Loci, creare una struttura chiusa dove raccogliere tutti i loci o oggetti a cui associare i concetti. Questo rende il metodo molto versatile, adatto sia a preparare un esame che a ricordare una lista della spesa. Vale insomma sia per concetti brevi che molto ampi.

All’interno del palazzo, ossia della rappresentazione mentale della tecnica dei Loci, chi studia costruisce un percorso. Una serie di stanze in sequenza dove ci sono le immagini-simbolo e che vanno percorse in un determinato ordine. Si possono immaginare i locali che si preferisce, proprio per sentirsi sicuri del metodo. 

Non è per forza necessario che la “strada” da percorrere fra i punti di riferimento fissati si svolga fra le stanze di una casa, Ciascuno dà una forma diversa al proprio palazzo mentale, poiché questo cambia per ciascuno. Se si vuole immaginare un grattacielo, una banca o una nave enorme non fa differenza per l’efficacia del sistema.

Come fare pratica con questo metodo

Per chi non l’ha mai utilizzata la tecnica dei Loci per un po’ può sembrare scomoda perché richiede molto tempo. Come per ogni metodo di studio serve farlo proprio, ma serve allenamento e pazienza prima che diventi automatico. Per fare una prima prova occorre iniziare con qualcosa di semplice come una serie di parole da memorizzare.
 
In questo caso la tecnica dei Loci può anche prevedere un solo ambiente dove sono presenti tutti i vocaboli da imparare, sotto forma di immagini. Altrimenti ognuno dei termini può diventare a sua volta un locus, in più “stanze” fra cui ci si muove in sequenza. Come se si andasse all’interno di una galleria dove ogni tot si trova un poster o più stanze in fila. 
 
I vocaboli dell’elenco di prova possono essere fra loro vicini per area semantica o anche no. Meglio se riconducibili ad ambiti molto diversi per agevolare la creazione di immagini che non si sovrappongano. Così la distinzione sarà più evidente e la memorizzazione molto più semplice. Dopodiché si può passare per esempio a una sequenza di eventi storici. 
 
Un vantaggio della tecnica dei loci è che può permettere di ripetere i concetti anche in ordine sparso, avendo dato loro una struttura organizzata. 
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