Chi era Sofia Corradi, la mamma Erasmus
La storia dell’educazione superiore in Europa è cambiata profondamente grazie a figure chiave che hanno creduto nella mobilità e nel riconoscimento internazionale degli studi.
Tra queste spicca Sofia Corradi: docente, visionaria, artefice del cambiamento che ha reso l’Erasmus uno dei programmi più conosciuti in ambito universitario. Quando pensiamo all’Erasmus oggi, con milioni di studenti che viaggiano, studiano e vivono esperienze all’estero, spesso non ci rendiamo conto che dietro c’è un impegno iniziato decenni fa.
Questo articolo racconta chi era Sofia Corradi, come ha contribuito alla nascita del programma Erasmus, e perché la sua eredità è ancora viva nelle opportunità di formazione internazionale che tanti studenti oggi colgono.
La vita di Sofia Corradi
Sofia Corradi nacque a Roma nel 1934.
Dopo essersi laureata in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, si recò negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio, conseguendo un master in legislazione universitaria comparata presso la Columbia University di New York. Al suo ritorno in Italia, la delusione fu grande: quelle esperienze internazionali non ottennero il riconoscimento necessario al proseguimento del percorso accademico.
Come racconta Corradi stessa: «Quando tornai a Roma trovai naturale chiedere il riconoscimento della specializzazione. Allo sportello della segreteria studenti l’impiegato cadde dalle nuvole: ‘Columbia University? Mai sentita nominare’».
Quell’aneddoto segnò l’inizio di una missione: rendere possibile agli studenti italiani e europei il riconoscimento degli studi all’estero e l’effettiva mobilità internazionale.
Negli anni ’60 e ’70, Corradi operò all’interno della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), elaborando un primo documento fondamentale (1969) che prevedeva meccanismi di equivalenza tra esami sostenuti all’estero e quelli dell’ateneo di origine.
Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, perseverò. Nel 1976 il modello da lei proposto fu adottato come risoluzione dalla Comunità Economica Europea (l’antenata dell’Unione Europea). Questo passo rappresentò la pietra miliare che avrebbe portato alla nascita ufficiale del programma Erasmus nel 1987.
Il contesto e la creazione del programma Erasmus
Nel 1987 fu lanciato ufficialmente l’Erasmus+ (in origine Erasmus) come programma europeo di mobilità studentesca.
Il nome stesso rende omaggio al filosofo umanista olandese Erasmus da Rotterdam, simbolo del viaggio e dell’apertura culturale.
L’obiettivo del programma era chiaro: promuovere la conoscenza reciproca tra popoli europei attraverso l’istruzione, la mobilità e lo scambio culturale. È in questo contesto che l’opera di Corradi trova pieno senso: dalla proposta tecnica sul riconoscimento degli esami all’estero alla concretizzazione dell’Erasmus, il suo contributo fu decisivo.
Perché Sofia Corradi viene chiamata “la mamma dell’Erasmus”
Sofia Corradi è definita spesso “la mamma dell’Erasmus” perché, prima ancora che nascesse il programma, ha lavorato in modo instancabile per creare le condizioni istituzionali e culturali affinché la mobilità studentesca potesse diventare realtà.
Ha scritto, proposto e promosso: dal riconoscimento degli esami all’estero, all’equivalenza accademica, fino alla mobilità internazionale vera e propria. Senza la sua visione, è difficile immaginare un Erasmus così diffuso oggi.
Milioni di studenti, università e aziende beneficiano ancora oggi di quel lavoro pionieristico.
Il contributo concreto: riconoscimento degli studi e mobilità
Il primo documento elaborato da Corradi nel 1969 proponeva che “lo studente, anche se non residente all’estero, possa svolgere parte del suo piano di studio presso università straniere” con l’approvazione preventiva del Consiglio di Facoltà.
Questo modello era rivoluzionario per l’epoca, e rappresentava un importante passo verso quello che sarebbe diventato il sistema di crediti ECTS e di riconoscimento automatico dei corsi all’estero.
Grazie a questo lavoro, si avviò una serie di accordi bilaterali con paesi europei (Francia, Germania, Italia) che aprirono la strada alla mobilità universitaria su scala continentale.
Erasmus oggi: numeri e impatto
Il programma Erasmus ha raggiunto una dimensione impressionante.
Ogni anno, decine di migliaia di studenti italiani partecipano a programmi di mobilità e soggiorni all’estero. Il programma non riesce più a essere solo uno scambio culturale breve: è diventato una componente strategica dei curricula universitari, una porta verso l’internazionalizzazione e un fattore determinante per l’occupabilità dei laureati.
La figura di Sofia Corradi entra qui in gioco non solo come “storica madre fondatrice”, ma come esempio tangibile di come la volontà politica, la visione educativa e la negoziazione istituzionale possano tradursi in opportunità concrete per generazioni di studenti.
Le sfide affrontate da Sofia Corradi
Il percorso di Corradi non è stato lineare né privo di ostacoli.
Negli anni ’70, l’idea di riconoscere automaticamente esami e titoli conseguite all’estero era vista con sospetto dalle università e dalle istituzioni nazionali. Il suo impegno si scontrava con resistenze burocratiche, nazionalismi accademici e un’Europa che non aveva ancora pienamente sviluppato il concetto di mobilità universitaria.
La perseveranza di Sofia Corradi durò decenni: “Diciotto anni di battaglie, di piccole e grandi sconfitte, in cui ho rotto le scatole a tantissima gente”, disse lei stessa con ironia.
Il risultato? Un modello operativo che, nel 1976, ottenne una risoluzione della CEE, aprendo la strada all’Europa dell’istruzione.
L’eredità di Corradi e l’importanza della mobilità internazionale
L’eredità di Sofia Corradi si riflette ogni volta che uno studente italiano o europeo parte per un semestre all’estero, apprende una nuova lingua, si confronta con culture diverse e ritorna arricchito nel bagaglio personale e professionale.
Il programma Erasmus è diventato un simbolo di apertura, di cittadinanza europea e di formazione integrata.
La mobilità internazionale non è più solo un’opzione, ma un requisito sempre più apprezzato nel mondo accademico e professionale. Corradi ha contribuito a questa trasformazione culturale, facendo in modo che la formazione non si limitasse a un ateneo nazionale, ma potesse abbracciare l’Europa intera.
Per studenti e professionisti: cosa significa partecipare all’Erasmus
Se stai valutando di partecipare all’Erasmus o di organizzare programmi di mobilità internazionale, conoscere la storia di Sofia Corradi ti offre una prospettiva fondamentale: la mobilità non è solo uno scambio geografico, ma un progetto formativo strategico.
Significa acquisire competenze interculturali, imparare ad adattarsi, creare una rete europea e arricchire il proprio curriculum.
Per UniD Formazione, il messaggio è chiaro: investire nella mobilità significa investire nel proprio futuro. Il percorso formativo diventa internazionale, l’orizzonte si espande oltre i confini nazionali e le opportunità si moltiplicano.
La storia di Sofia Corradi è un esempio di come una persona possa, con visione e determinazione, cambiare il corso della formazione universitaria e rendere possibile ciò che sembrava impensabile: studiare in un ateneo all’estero e vedere riconosciuto il proprio percorso.
Oggi, grazie anche al programma Erasmus, milioni di studenti in Europa possono vivere esperienze uniche, arricchire il proprio bagaglio culturale e professionale, e contribuire a costruire un’Europa più aperta e integrata.
Nel rendere omaggio a Corradi, rendiamo omaggio anche a ogni studente che decide di varcare confini e abbracciare l’Europa.