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Protozoi: generalità e classificazione

Protozoi: generalità e classificazione

Protozoi - generalità e classificazione
  • Nausicaa Tecchio
  • 11 Marzo 2025
  • Consigli per lo studio
  • 5 minuti
  • 18 Marzo 2025

Le generalità dei Protozoi

Gli organismi che chiamiamo protozoi o protisti sono uno dei phylum più particolari e variegati del regno animale, pur essendo unicellulari. Sul pianeta ne esistono più di 70.000 specie, specializzate per gli ambienti più diversi. Molti vivono anche nelle profondità degli oceani e fossilizzandosi formano le rocce sedimentarie di origine marina.

Per distinguere i protisti tuttavia i microbiologi all’inizio non li raggrupparono in base al metabolismo ma secondo la modalità che usano per spostarsi nell’ambiente. Si possono così individuare quattro categoria generali, ma i taxa noti oggi sono molti di più proprio per la variabilità che questi organismi hanno per struttura ed ecologia. 

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L’origine dei protozoi, i primi animali

Sappiamo che le prime forme di vita, i batteri, comparvero all’incirca 3,5 milioni di anni fa.
Si trattava di specie Procariote, ovvero forme di vita unicellulari prive del nucleo. I primi eucarioti unicellulari arrivarono successivamente e si formarono organismi più complessi, con all’interno organelli quali mitocondri e/o plastidi. La mancanza di una parete cellulare e la capacità di ingerire il cibo li resero degli animali veri e propri.

Si arrivò così ai primi protozoi, organismi microscopici e formati da una sola cellula, ma completi e in grado di svolgere tutte le attività vitali. Inizialmente si pensò che tutte le specie di questo phylum avessero un solo antenato comune, ma oggi pare che invece non siano un gruppo monofiletico. Anche la loro classificazione si è evoluta nel tempo, passando da quattro classi a sette. 

Molti dei protisti che vediamo oggi hanno avuto origine più di 200 milioni di anni fa, conservandosi attraverso le varie ere geologiche. Possiedono infatti una grande capacità di adattamento, anche se per sopravvivere hanno bisogno di un certo grado di umidità. Per questo hanno colonizzato ogni possibile ambiente di acqua dolce o marina. 
Circa 10.000 protozoi sono organismi endo- o ectosimbiontici, quindi in grado di vivere in simbiosi con un altro partner animale. La relazione che stabiliscono può essere sia di tipologia mutualistica che commensalistica o parassitaria.
Le specie più note di questo phylum purtroppo sono proprio le ultime, in grado di infettare anche l’uomo. 

Le caratteristiche principali dei protisti 

All’interno del phylum dei protozoi possiamo trovare sia specie autototrofe che eterotrofe.
Le seconde possono sia assumere cibo solido tramite la fagocitosi che disciolto in soluzione. Pur non essendoci una vera e propria bocca nella loro struttura corporea c’è una zona chiamata citostoma. Si tratta del punto in cui l’organismo fagocita le particelle di cibo.

Per quanto riguarda il bilancio idrico e quindi l’idratazione i protisti sfruttano dei vacuoli contrattili, che espellono l’acqua in eccesso pompandola all’esterno. Sfruttando un gradiente prodotto dagli ioni H+ e HCO−3 inoltre possono promuovere l’ingresso di acqua dall’ambiente esterno. Anche i prodotti metabolici di scarto si pensa diffondano attraverso la membrana cellulare. 

I protozoi si riproducono per via asessuale, o meglio secondo un meccanismo di scissione binaria sullo stampo della mitosi dei batteri. Durante questo processo si forma un solco di divisione lungo l’asse longitudinale o trasversale, producendo due individui identici. In alcuni casi la riproduzione può avvenire anche per gemmazione. 

All’interno di un protista troviamo come già accennato i mitocondri, il nucleo e alcuni nucleoli, che possono essere numerosi. Alcune specie possono presentare un piccolo esoscheletro o un endoscheletro, ma la maggior parte ne è priva. Pur essendo unicellulari ne esistono alcuni abbastanza grandi da essere visibili a occhio nudo, come Actinosphaerium che arriva a un mm di diametro. 

La prima classificazione dei Protozoi

Esiste più di una classificazione dei protisti, ma la prima fu quella che li divideva in base al sistema utilizzato per la mobilità. Di seguito vediamo i quattro gruppi:
 
  • La classe dei Ciliati.
    Sono specie caratterizzate da una superficie ricoperta da piccoli peli mobili, detti cilia, che con un moto sincronizzato permettono gli spostamenti. Un esempio è Paramecium, che vive negli specchi d’acqua dolce e si nutre di batteri e alghe. Inglobando queste ultime può conservare i loro cloroplasti. 
  • I Flagellati.
    Questi protozoi sfruttano uno o più flagelli che protrudono dalla membrana cellulare per riuscire a muoversi. Questi elementi sono simili alle cilia per struttura ma molto più lunghi e dal diametro più ampio. Un esempio è Giardia lamblia, specie in grado di provocare infezioni intestinali. 
  • Gli Sporozoi.
    Le specie appartenenti a questa classe non hanno né cilia né flagelli e sono in grado di parassitare l’organismo umano. Per arrivare all’interno dell’ospite sfruttano dei vettoni, per lo più insetti ditteri ematofagi. Possiamo citare Plasmodium malarii, che si trasmette tramite puntura di zanzara. 
  • Gli Ameboidi.
    Le amebe si spostano tramite estroflessioni della membrana plasmatica, chiamate pseudopodi. Con lo stesso meccanismo possono assumere delle particelle dall’ambiente e quindi effettuare fagocitosi. 

Le classi più particolari di questo phylum

Alla classificazione precedente, molto generica, ne è seguita una più particolareggiata che si basava anche sull’ecologia e sulla struttura dei protozoi. Tra le classi usate oggi una delle più peculiari è quella dei Foraminifera amebe che esistono sul nostro pianeta sin dal Precambriano. Sedimentando sui fondali marini hanno formato depositi di calcio e silice poi diventati rocce, usate anche in opere architettoniche come le Piramidi.
 
Dobbiamo menzionare anche i Radiolaria, altra classe di amebe marine provviste di un guscio esterno ricoperto di assopodi. Queste protuberanze sono in grado di catturare le prede di cui si nutrono questi protisti, ovvero batteri marini, microalghe o zooplancton. La composizione del loro guscio prevede solfato di stronzio e silice.
La classe Plantae o Archeoplastida prende il nome dal fatto che grazie a una simbiosi primaria con dei cianobatteri sono in grado di svolgere fotosintesi. Al loro interno infatti hanno dei cloroplasti funzionanti e appaiono di colore verde, caratteristica che li rende molto simili alle specie delle alghe verdi.
 
Un gruppo noto per la sua pericolosità è invece quello degli Apicomplexa, che raggruppa specie di protozoi parassiti in grado di produrre delle spore infettanti. Sono inoltre dotati di una struttura chiamata complesso apicale che permette loro di penetrare all’interno delle cellule dell’organismo ospite. 
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