Paralimpiadi: storia, evoluzione e impatto nell'ambito dello sport
In parallelo alle Olimpiadi dal 1960 si disputano le Paralimpiadi, anche queste ogni 4 anni come per i giochi dove partecipano gli atleti senza disabilità. La loro storia inizia nel secondo dopoguerra dove gli invalidi generati dagli esplosivi e dai combattimenti erano molti. Per dare loro una prospettiva si iniziò a pensare a come stimolarli, pur con le loro difficoltà fisiche.
La prossima edizione si terrà nel 2024 e ad ospitarle sarà Parigi. Sul calendario sono già prenotate le date dal 28 agosto all’8 settembre del prossimo anno. Tra le competizioni che ci si può aspettare ventidue sono già note, e nella capitale francese sono attesi più di 4.300 atleti paralimpici.
La nascita delle Paralimpiadi
L’edizione del 1960 a Roma fu solo il termine di un lungo progetto iniziato ancora nel 1944 dal neurochirurgo Ludwig Guttman. In quanto di famiglia ebrea iniziò a lavorare vicino a Londra, per la precisione presso l’ospedale Stoke Mandeville. Qui si occupava di pazienti con lesione al midollo spinale a cui propose come terapia la pratica sportiva.
La proposta fu ben accolta, contando che molti dei ricoverati erano giovani rimasti feriti durante il conflitto. Cimentarsi di nuovo con lo sport portò loro motivazione e li stimolò molto più che delle cure tradizionali. Così nel 1948 il dottor Guttman decise di fare un passo in più e organizzare i Giochi di Stoke Mandeville. Di fatto furono queste le prime Paralimpiadi.
La gara consisteva in una prova di tiro con l’arco, aperta ai pazienti di entrambi i sessi. Dal cortile di questa struttura ospedaliera nel giro di quattro anni si passò già ad una competizione allargata alla Scozia. Dopodiché nel 1958 un medico italiano chiamato Antonio Maglio propose di tenere quei giochi in Italia, a Roma.
La scelta fu dovuta al fatto che la città stava per ospitare anche un’edizione delle Olimpiadi. In tutto parteciparono 400 atleti con disabilità, rappresentanti di 23 paesi. Nel 1964 fu il turno di Tokyo, che prese contatti con Guttman per organizzare l’edizione successiva. Nel 1968 toccò a Israele e da allora le competizioni sono proseguite in modo regolare.
L’inizio dei giochi paralimpici invernali
Come per le Olimpiadi non si poteva tralasciare di estendere le Paralimpiadi agli sport invernali. La prima edizione si tenne in Svezia nel 1976 ma solo dal 1988 si affermò un principio fondamentale. Vale a dire quello di tenere i giochi paralimpici nella stessa città che in precedenza aveva ospitato le Olimpiadi.
Le gare del 1976 inoltre videro allargarsi il pubblico dei partecipanti. Si era sempre associato l’atleta disabile a quello paraplegico, ignorando gli altri handicap. In tutto vi presero parte 198 atleti (161 uomini e 37 donne) che si sfidarono principalmente in due discipline dato che era ancora tutto sperimentale. Vale a dire lo sci alpino e lo sci nordico.
A vincere le Paralimpiadi fu la Germania Ovest (esisteva ancora il Muro di Berlino), in seconda posizione si piazzò la Svizzera e al terzo posto la Finlandia. Nel 1988 a Seoul infine i giochi paralimpici diventarono a tutti gli effetti discipline sportive e non più come una distrazione per le persone disabili.
Poco dopo arrivò finalmente un simbolo sotto cui unire gli atleti con disabilità, ossia la bandiera del Comitato Paralimpico Internazionale. Non cinque cerchi come per le Olimpiadi bensì tre Agitos nei colori rosso, blu e verde. La scelta di queste tonalità è legata al fatto che sono i più utilizzati nelle bandiere.
Come sono le Paralimpiadi oggi?
Aprendo la competizione a diversi tipi di disabilità si è riusciti a realizzare più obiettivi. Prima di tutto mettere in luce quanto impegno ci mettano gli atleti con handicap per allenarsi e competere ad alto livello, ma non solo. Ha anche mostrato quanto condizioni di solito trascurate avessero finora escluso molte persone da una passione diffusa come lo sport.
Inoltre ampliare il ventaglio ha dimostrato quanto alcune discipline considerate complesse possano essere versatili. Esiste il nuoto paralimpico, così come il para judo e l’equitazione paralimpica. Molti di questi sport un tempo erano forme di riabilitazione, ma ora si trovano su tutto un altro livello grazie ai talenti scoperti.