Struttura e dettagli utili sulle ossa della mano
Lo scheletro umano si articola in 206 elementi, ma solo le ossa della mano sono 27 in tutto. O meglio, nel conteggio finale bisogna raddoppiare questa cifra visto che ne abbiamo due. Per quanto si tratti di una porzione del corpo limitata infatti è una delle più complesse, quella che ci permette di lavorare i materiali e di fare presa sugli oggetti. In più grazie al tatto ci permettono di interagire con l’ambiente.
Queste ventisette ossa sono di forme e grandezze diverse. Alcune collegate fra loro da un semplice legamento e altre sono unite insieme a formare quello che a prima vista sembra un solo osso compatto. Possiamo suddividerle in tre gruppi, ossia le ossa del carpo, del metacarpo e quelle che vanno a comporre le dita.
Le ossa della mano prossimali: il carpo
Lo scafoide e il semilunare si uniscono al radio, mentre il pisiforme e il triquetro all’ulna.
A permettere l’elasticità e la mobilità della struttura del polso ci sono due tendini principali, il legamento collaterale ulnare e il collaterale radiale. I muscoli flessori e estensori invece si trovano sull’avambraccio.
Il trapezio si lega alla parte di metacarpo che prosegue nel pollice, mentre il trapezoide e il capitato con le parti collegate rispettivamente all’indice e al medio. L’uncinato lega invece le ossa che precedono anulare e mignolo.
Sul lato del palmo le ossa del carpo formano il tunnel carpale. All’interno di questa cavità passano i tendini di tre muscoli: il flessore lungo del pollice e i due flessori delle dita, ossia il superficiale e il profondo. Quando tutte le dita ad esclusione del mignolo si presentano intorpidite può essere che si tratti della sindrome del tunnel carpale.
La struttura del metacarpo
Al carpo si collegano le ossa della mano che vanno a formare il metacarpo, la struttura centrale delle mani. A differenza delle precedenti si tratta di ossa lunghe, che possiamo dividere in tre parti.
Quella più vicina al carpo si chiama base, la porzione centrale è il corpo dell’osso e infine la parte distale che si lega alle dita si chiama testa. Sono solo cinque, una per ogni dito, e disposte quasi parallele fra di loro.
La testa delle ossa metacarpali termina subito sotto la prima falange delle dita. Di conseguenza quelle che si trovano alla base del pollice e del mignolo sono più corte delle altre tre, che invece fra di loro hanno lunghezza simile. Tra di loro ci sono delle fessure che si chiamano spazi intraossei del metacarpo e che ospitano i muscoli flessori delle dita.
Queste ossa della mano possono presentare delle deformazioni nelle persone che soffrono della sindrome di Turner.
Si tratta di una malattia genetica conosciuta anche come monomia X dato che non c’è una coppia di cromosomi sessuali, ma solo una copia di X. Nel dettaglio il quarto metacarpo appare smussato rispetto agli altri (è quello che si lega all’anulare)
Questo osso può apparire smussato o più corto del normale anche nelle persone affette da un disturbo congenito della tiroide. Il malfunzionamento di questa ghiandola infatti causa problemi sia alle ossa che ai muscoli.
Ossa della mano: le dita
Le ossa che le formano sono 14 in tutto e si chiamano falangi, tre per ogni dito escluso il pollice che ne ha solo due. Lo stesso vale per il piede, perché anche qui le dita sono composte dallo stesso numero di ossa. Per distinguerle fra di loro all’interno dello stesso dito le tre falangi hanno tre denominazioni diverse.
Tra le ossa della mano che compongono le dita solo infatti solo la falange prossimale, quella che si lega al metacarpo, porta questo nome. L’osso successivo, più corto e sottile, è la falangina. Infine quello terminale che risulta il più piccolo dei tre è la falangetta. Nel caso del pollice ci sono solo falange e falangetta, mentre la falangina è assente.
La falangetta è la parte del dito dove si sviluppa l’unghia, un annesso cutaneo formato da cheratina che si origina dal periostio (lunula ungueale). Si tratta della parte bianca dell’unghia che si trova a ridosso della pelle.
Nelle persone che soffrono di artrite tra la seconda e la terza falange si formano dei rigonfiamenti chiamati noduli di Heberden. Questi provocano dolore, rigidità articolare e difficoltà evidente a flettere le dita. Analizzandoli alle lastre si può notare che questi noduli sono degli osteofiti, speroni che provocano irritazione e gonfiore.
Le malformazioni congenite a carico delle dita
Il nome di questa condizione significa “molte dita” in quanto porta a sviluppare un sesto dito, che in rari casi può essere completo di falangi e addirittura funzionante. Di solito questo dito in più spunta accanto al mignolo.