Newsbot: cosa sono e come cambiano il mondo dell'informazione
Il nuovo allarme, lanciato da NewsGuard, è sui newsbot. Si tratta di siti web di bassa qualità che pubblicano articoli clickbait per massimizzare le proprie entrate pubblicitarie.
Di cosa stiamo parlando esattamente? E come a comprendere cosa ci troviamo davanti? Scopriamolo insieme.
Newsbot: come sono fatti e a come riconoscerli
- inglese;
- francese;
- portoghese;
- thailandese;
- cinese;
- ceco;
- tagalog.
- generati del tutto o comunque in gran parte da modelli di linguaggio basati sull’intelligenza artificiale;
- progettati per imitare la comunicazione umana al meglio.
- producono contenuti su argomenti di vario genere, dalla politica all’intrattenimento;
- pubblicano un gran numero di articoli al giorno promuovendo false notizie;
- utilizzano un linguaggio banale e frasi ripetitive;
- non identificano i proprietari;
- sono pieni di pubblicità in quanti progettati per generare entrate;
- hanno dagli annunci programmatici posizionati tramite algoritmi che finanziano media mondiali;
- hanno nomi generici, che fanno pensare siano gestiti da editori affermati. Ad esempio Biz Breaking News, Daily Business Post e così via;
- riassumono o riscrivono contenuti prodotti da altre fonti.
Newsbot: il problema delle fake news
Il fenomeno delle Fake News sembra diventato ai giorni d’oggi inarrestabile. E la scoperta dei Newsbot ne è una prova ancora più evidente.
Il web infatti offre una miriade di informazioni con cui ognuno di noi percepisce la realtà che lo circonda. Ma non sempre questo materiale è autentico. La rete permette infatti di inserire e pubblicare contenuti senza necessità di autorizzazioni.
La produzione di materiale con lo scopo di produrre disinformazione, manipolare scelte ed orientare l’opinione pubblica esiste da sempre. L ’ampliamento esponenziale del fenomeno è senza dubbio causato dal progresso tecnologico e dall’ utilizzo di Internet e a livello globale.
L’avvento dei social media inoltre ha modificato l’assetto del sistema d’informazione, che è passato dal modello broadcast al modello social. Se infatti in passato era compito degli editori dettare l’agenda di discussione ad oggi il processo si è completamente invertito. Sono gli utenti i protagonisti. In questo modo i filtri sono stati abbattuti, permettendo si maggior libertà di informazione. Ma risentendo della mancanza di una valutazione da parte di professionisti nel settore.
Questo meccanismo ha provocato una maggior possibilità di esposizione a disinformazione.
Anche le tecnologie IA (Intelligenza Artificiale) hanno contribuito al fenomeno. Le IA offrono la possibilità di manipolare e modificare documenti, immagini e video provocando e permettendone una distribuzione a livello globale. I disordini informativi sono causati dall’enorme quantità dei cosiddetti “contenuti spazzatura” fruibili da ciascuno di noi.
Come proteggersi e smascherare il fenomeno
La combinazione tra l’utilizzo di meccanismi neurocognitivi e il flusso senza fine contenutistico proveniente dai social media è dannosissima. Uniti insieme provocano infatti distorsione della realtà e confusione nella concezione della verità.
Esistono piccole accortezze da prendere quando si cerca di informarsi e non si è certi dell’autorevolezza della fonte di provenienza della notizia:
- controllare qual è la testata giornalistica, il sito o il singolo utente che hanno diffuso la news;
- accertarsi che non siano troll o fonti poco affidabili che cercano di creare scoop con titoli sensazionalistici;
- tenere a mente che immagini e video possono essere facilmente manipolati e diffusi come veritieri. Se una situazione è estrapolata dal contesto originale può assumere un significato del tutto diverso da quello che avrebbe altrimenti;
- accertarsi dell’URL del sito. Spesso gli indirizzi che riportano fake news cercano di imitare il design di noti brand mediatici per risultare competenti;
- verificare la data della news e se anche altri media hanno riportato la stessa informazione.
Una parte importante nello smascherare fake news dovrebbe essere compito della legislazione, che tutt’oggi sottovaluta il problema. L’urgenza è quella di controllo maggiore e incremento delle misure di sicurezza. Le stesse dovrebbero permettere libertà di espressione ed informazione e consentire il diritto alla verità.
Motivi di creazione e diffusione
I motivi per cui i newsbot stanno prendendo sempre più piede è riconducibile a:
- volontà di manipolare l’opinione pubblica, influenzare scelte e decisioni e truffare persone ottenendo dati personali da rivendere a terzi;
- motivi monetari/finanziari. I siti che contengono fake news hanno a loro volta all’interno inserzionisti che pagano per inserire pubblicità. Più numerose sono le visualizzazioni più lo è anche il tornaconto economico;
- clickbaiting per incrementare visualizzazioni e/o vendite. Quando apriamo una pagina spesso compaiono nuove piccole finestre che invitano l’utente a cliccare sopra. Svolgendo l’operazione richiesta vengono aperte nuove pagine che racchiudono contenuti a scopi pubblicitari. Questi sono utili per generare rendite on line al creatore della pagina stessa.
Il fatto che ogni utente abbia facilità e libertà di accesso alle informazioni significa che ciascuno è soggetto a:
- sovraccarico cognitivo: capacità elaborative sono sature. Immerse in un flusso costante di notizie, non si può elaborare ogni singola informazione recepita;
- effetto branco, in base al quale crediamo di più alle notizie condivise dalla maggioranza;
- risposta emotiva, di fronte a notizie che ci colpiscono a livello di sensazione, perdiamo il controllo razionale e il pensiero critico;
- filtri utilizzati. I contenuti che ci vengono proposti sono filtrati in base agli interessi che ho online.