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Malattie X linked: ereditarietà e patologie associate

Malattie X linked: ereditarietà e patologie associate

malattie x linked - ereditarietà e patologie
  • Nausicaa Tecchio
  • 17 Novembre 2024
  • Consigli per lo studio
  • 5 minuti
  • 4 Dicembre 2024

Malattie in forma ereditaria X linked

Tra le patologie che si trasmettono in forma ereditaria le malattie X linked sono un gruppo consistente. Si chiamano così perché gli alleli che le provocano sono posizionati sul cromosoma X. Sappiamo però livello genetico gli individui di sesso femminile hanno una coppia di cromosomi XX, uno materno e uno paterno, mentre i maschi uno solo (XY).

Di conseguenza queste patologie si manifestano più di frequente negli uomini, Dobbiamo considerare però che a volte l’allele che determina l’insorgenza dei sintomi è dominante su quello sano, altre volte invece è recessivo. Di seguito ne esamineremo alcune addentrandoci anche nel meccanismo ereditario.

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Le malattie X linked, un’eredità pesante

Come sappiamo nelle donne uno dei due cromosomi X posseduti viene inattivato, in modo casuale come emerso da studi condotti con la marcatura genica. Alcune cellule esprimeranno quello materno, altre quello ereditato per via paterna.
Il fenomeno si chiama Lyonizzazione dato che a scoprirlo fu la biologa Mary Lyon, che scoprì questo fenomeno nei topi nel 1961.

Questo fenomeno è legato in particolare all’azione esercitata dal gene Xist (X-inactive specific transcript) che rende inattiva la cromatina di uno dei due cromosomi. Nelle ragazze in particolare metà delle cellule esprime l’X materno e la metà restante l’X paterno. Le malattie X-linked quindi possono essere trasmesse ai figli maschi con una probabilità del 50%.

Il corredo cromosomico di un maschio infatti ha una sola copia del cromosoma X e dunque le sue cellule esprimeranno sempre quello di origine materna. Nel caso delle patologie recessive dunque le femmine saranno più spesso portatrici sane ereditando l’allele mutante dalla madre. Presenteranno la malattia solo nel caso in cui il padre ne sia affetto, ereditando entrambe le X con la mutazione.

Nel caso in cui la patologia derivi da un allele dominante invece sarà sufficiente avere un cromosoma X con la mutazione per mostrare i sintomi. Quindi sia le femmine che i maschi erediteranno la malattia nello stesso modo, sia che la madre abbia un allele mutante sia che il padre sia malato. Questo rende facile capire individuare gli individui affetti, perché in questi casi non esistono portatori sani.

Patologie recessive legate al cromosoma X

Per capire meglio la natura delle malattie X linked vediamo ora di esaminarne alcune tra quelle recessive. Una delle più note è la distrofia muscolare di Duchenne, che colpisce in media 20 bambini maschi ogni 100.000.
I sintomi si presentano a partire dai due o tre anni di età. Si tratta di una debolezza muscolare degli arti dovuta alla degenerazione delle fibre del muscolo. 
 
I primi segnali sono scarsa coordinazione e difficoltà di movimento a partire dagli arti inferiori. Con la crescita spesso i bambini sviluppano la scoliosi, e spesso prima dei 12 anni necessitano di una carrozzina per muoversi. Senza ventilazione meccanica assistita l’aspettative di vita è di circa vent’anni.
La mutazione che posta a questa distrofia avviene a carico del gene del locus Xp21.2.
 
In più della metà dei casi evidenziati anche la malattia granulomatosa cronica si può classificare tra le malattie X linked. Negli altri invece si trasmette come mutazione autosomica, e quindi sui cromosomi che non appartengono alla coppia numero 23. Quando la mutazione è a carico del cromosoma X il gene che colpisce è gp91 phox, che codifica per un componente dell’enzima NADPH ossidasi. 

Questa condizione provoca problemi ai globuli bianchi, che diventano incapaci di produrre specie reattive dell’ossigeno (ROS). I sintomi più comuni sono lo sviluppo ascessi durante l’infanzia, ma nei casi più gravi si arriva a lesioni interne a carico del fegato, dei polmoni e dell’intestino. Grazie a un test specifico però è possibile identificare anche le portatrici sane. 

Esempi di malattie X linked dominanti 

Si tratta di patologie molto più rare rispetto a quelle recessive, perché spesso provocano la morte del feto all’inizio della gestazione se si tratta di un bimbo maschio. Nonostante l’allele che le provoca sia dominante su quello sano le femmine possono sopravvivere grazie al fenomeno della lyonizzazione visto prima. Un esempio tipico è la sindrome di Alport. 

Questa condizione provoca una progressiva perdita della funzionalità dei reni e dell’udito. Uno dei sintomi principali è la presenza di sangue nelle urine (ematuria), dove negli anni aumenta via via anche il contenuto di proteine (proteinuria). Il nome della sindrome deriva da quello del medico che la scoprì per la prima volta in una famiglia inglese nel 1927. 
 
A livello di ereditarietà queste malattie X linked sono trasmesse dai padri a tutte le figlie, ma non ai figli perché questi ereditano solo il cromosoma Y. Le femmine che presentano una condizione di eterozigosi trasmettono l’allele mutante al 50% dei figli, indipendentemente dal sesso di questi ultimi. In caso di omozigosi della madre invece tutti i figli presenteranno i sintomi.
 
Nel caso della sindrome di Alport la mutazione si presenta a livello del gene COL4A5. Si tratta di una sequenza di DNA che codifica per alcune subunità coinvolte nella formazione del collagene. 
 

Le donne portatrici mostrano sintomi?

Nel caso delle malattie X linked recessive si sente spesso fare riferimento alle madri a cui nascono dei figli maschi malati come portatrici sane. La realtà però è che alcune patologie non sono del tutto silenti ma non si presentano evidenti al punto di poter riconoscere la condizione. Se l’inattivazione del cromosoma X protegge in parte quando l’allele è dominante, quando questo è recessivo vale il contrario.
 
Prendiamo il caso dell’emofilia nella famiglia Romanov, che rappresenta uno dei casi emblematici nella storia. Lo zarevic Aleksej fin da piccolo aveva avuto diverse crisi emorragiche per infortuni leggeri, mentre le sorelle invece no. La madre Aleksandra infatti era portatrice, così come la regina Vittoria che diffuse suo malgrado la patologia nelle famiglie reali europee. 
 
Tuttavia c’è da dire che la zarina per tutta la vita soffrì di salute cagionevole e i suoi parti non furono mai facili. Proprio perché portatrice produceva infatti in quantità minore i fattori di coagulazione del sangue. Erano però sufficienti a evitare emorragie copiose, e un discorso simile valse anche per le sue figlie.
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