Infermiere pediatrico: chi è, quanto guadagna e come diventarlo
Accanto alla figura più generica dell’infermiere c’è quella dell‘infermiere pediatrico, prettamente improntata al settore sanitario infantile. Per questo ruolo occorre conseguire innanzitutto la laurea in Infermieristica Pediatrica e successivamente iscriversi all’Ordine Professionale. La figura professionale esiste dal 1940, anche se all’epoca era conosciuta come “vigilante d’infanzia”.
Come per tutte le professioni sanitarie servono determinate abilità per diventare infermiere pediatrico. Approfondiamole.
Che ruolo ha l’infermiere pediatrico?
Questo operatore sanitario segue i pazienti nell’età della crescita, più correttamente indicata come età dell’evoluzione. Si occupa di gestire gli aspetti riabilitativi, della cura e della prevenzione dei pazienti che non abbiano ancora compiuto il diciottesimo anno di età.
Le principali mansioni dell’infermiere pediatrico sono qui descritte:
- Pianificazione. Vale a dire condurre e organizzare l’assistenza ai giovani pazienti.
- Educazione. Partecipa a campagne ed eventi di sensibilizzazione all’educazione sanitaria e fornisce supporto sia per le famiglie sia all’interno delle comunità.
- Identificare lo stato di salute dei pazienti. Deve comprendere i bisogni di chi assiste e agire di conseguenza in caso di necessità.
- Applicare le prescrizioni di natura diagnostico-terapeutica. L’infermiere pediatrico rispetta le indicazioni del medico, con cui può consultarsi.
- Prestare attenzione allo stato psicologico dei bambini e degli adolescenti con cui si rapporta. Con i bambini introdurre aspetti ludici può aiutare a guadagnare la loro fiducia e la loro collaborazione nella terapia. Prevenire i traumi di natura psicologica è essenziale.
Percorso di studi
Conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, occorre sostenere il test di ammissione alle Professioni Sanitarie per entrare al corso di laurea apposito. Il test consiste in 60 quesiti a risposta multipla fra cinque possibili opzioni che riguardano materie scientifiche. Gli ambiti toccati sono Cultura generale e logica, Fisica, Matematica, Biologia e Chimica. Luogo e data del test sono decisi dal MIUR.
Il futuro infermiere pediatrico affronta un percorso triennale per conseguire la laurea contrassegnata dal codice SNT/1 . La prova finale ora ha il valore di Esame di Stato e dunque è abilitante per la professione. Superato l’esame, ci si può iscrivere all’albo presso il proprio ordine provinciale.
Durante il primo anno di Infermieristica Pediatrica l’infermiere pediatrico riceve la formazione di base sulla biochimica del corpo, la fisiologia umana e la microbiologia patologica. Nel secondo semestre sono inseriti i corsi di Pediatria e Pedagogia, oltre che di Igiene generale che riguarda la parte di prevenzione delle infezioni infantili.
La formazione specifica inizia al secondo anno con cenni di Chirurgia pediatrica, Ostetricia e Neuropsichiatria Infantile. Durante il terzo e ultimo anno di corso si tratta anche la parte relativa alla Ricerca medica in ambito pediatrico, un’infarinatura sulle diete per i pazienti e la medicina riabilitativa. Ogni anno l’aspirante infermiere pediatrico svolge un tirocinio per l’ammontare di 20 crediti, articolato sui due semestri.
Oltre ai corsi e ai laboratori sono previste anche alcune attività seminariali e la possibilità di svolgere dei corsi a scelta.
Prospettive di guadagno
Lo stipendio che può percepire un infermiere pediatrico dipende da diversi fattori. Prima di tutto varia se lavora in proprio o presso un’azienda ospedaliera, ma vanno considerate anche l’anzianità di servizio e gli orari (maggiorazione notturna).
Se la prestazione di servizio avviene in ospedale lo stipendio percepito inizialmente può variare fra i 1.300 e i 1.500 euro. Dopo alcuni anni di servizio la somma però può salire a 2.000 o 2.500 euro.
Se l’infermiere pediatrico ha conseguito una delle possibile specializzazioni può partire già da una base di 2.000 euro. Invece per chi lavora a domicilio si può applicare una tariffa oraria o pagare la singola prestazione. All’ora in genere il netto orario è di 15 euro per chi ha poca esperienza ma si può arrivare anche fino a 75 euro.
Specializzazioni dell’infermiere pediatrico
Dopo la laurea triennale esiste la possibilità sia di accedere ad una magistrale o preferire un master di I livello per sviluppare una formazione specifica e improntata a un aspetto. In particolare ve ne sono tre ritenuti idonei dal Ministero della Salute:
- Master in Area dell’emergenza intensiva pediatrica. L’infermiere pediatrico può sviluppare con questo master la competenza adatta pe gestire il percorso clinico dei suoi pazienti (bambini o adolescenti) in condizioni di criticità e di urgenza. Sviluppa anche la capacità di supportare le attività di ricerca relativa alle cure intensive.
- Master in Area dell’emergenza intensiva neonatale. Il percorso è affine al primo ma è improntato strettamente sull’ambito dei neonati, quindi più legato all’ambito ospedaliero.
- Master in Transition of Care in area pediatrica. In questo caso l’Infermiere pediatrico apprende come assicurare la continuità delle cure nel passaggio del paziente tra un contesto e l’altro. Un esempio è la una dimissione dal centro ospedaliero al domicilio dei genitori, dove l’operatore deve operare in sinergia con i familiari con visite a domicilio. Si tratta in genere di situazioni associate a patologie croniche.
Formazione interprofessionale
- Terapia del dolore e cure palliative. Entrambi questi approcci terapeutici fanno parte dei livelli essenziali di assistenza. I palliativi sono i trattamenti rivolti a pazienti allo stadio terminale, a cui si vuole offrire sollievo. La terapia del dolore si svolge in buona parte attraverso la somministrazione di analgesici e anestetici in pazienti oncologici avanzati.
- Case management infermieristico. L’infermiere pediatrico o generalista che diventi Case manager può gestire uno o più casi garantendo un percorso diagnostico ben organizzato e lineare. Si tratta del modello managed care, che elabora protocolli sempre aggiornati.