IA e istruzione: l'urgenza di rivedere i modelli educativi
Indagando i settori in cui l’IA sta cambiando il metodo di lavoro non si può tralasciare quello dell’istruzione. Anche la scuola sta risentendo dell’avvento degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, che da un lato possono essere una risorsa per gli insegnanti.
Dall’altro occorre comprendere però come adoperarli al meglio e introdurli nei modelli educativi.
Di recente infatti molte università e istituti hanno sollevato delle polemiche contro ChatGPT temendo che gli studenti utilizzassero il chatbot per copiare agli esami. Una preoccupazione più che comprensibile e che dimostra il bisogno di insegnare ai ragazzi il corretto uso di questi strumenti digitali per non abusarne contro il proprio interesse.
L’istruzione e l’intelligenza artificiale: argomenti a favore
Partiamo esaminando le potenzialità delle IA come ChatGPT (ma non solo) nel mondo della scuola. Per prima cosa ci sarebbe la possibilità di creare rapidamente materiale didattico per gli studenti e per l’insegnante come test o verifiche. Basterebbe domandare a un chatbot di elaborare delle domande su uno specifico argomento.
Sempre relativamente alle prove da sottoporre agli studenti un’IA non avrebbe difficoltà a correggere in automatico gli elaborati o i test svolti in forma scritta. Rivedere le verifiche è una delle mansioni che porta via più tempo a maestri e professori fuori dall’orario scolastico, come sa bene chi lavora nel campo dell’istruzione.
L’IA potrebbe anche essere un grosso supporto per lo studio rispondendo a eventuali domande che gli studenti potrebbero aver dimenticato di chiedere in classe. In questo modo anche a casa avrebbero un punto di riferimento per eventuali dubbi, senza dover aspettare di chiedere al professore o l’imbarazzo di intervenire in classe.
I contro che potrebbero derivare dall’introduzione dell’IA a scuola
Non si può negare che ci siano anche molte perplessità circa il ruolo che l’intelligenza artificiale potrebbe avere nell’istruzione. C’è chi teme che introdurla potrebbe mettere in secondo piano il ruolo dell’insegnante in carne e ossa.
In fondo un algoritmo è sempre a disposizione e disponibile, non perde mai la pazienza con i suoi alunni.
Un altro dubbio riguarda l’uso improprio che gli studenti potrebbero fare di questo strumento.
Negli Stati Uniti e in Australia ChatGPT era stato vietato a gennaio 2023 in tutte le scuole per paura che diventasse un modo per imbrogliare durante i test. In Inghilterra la preoccupazione aveva riguardato l’Università di Cambridge, che aveva lanciato un monito agli studenti.
Comprensibile è anche vedere il mondo dell’istruzione domandarsi se i ragazzi non finiranno con l’affidarsi troppo all’IA avendola a disposizione. Adagiarsi e lasciar fare ricerche a un algoritmo senza fare un ulteriore controllo potrebbe tentare gli studenti, fino a dimenticarsi come fare senza questo ausilio.
L’insorgere di questi dubbi conferma che l’introduzione dell’intelligenza artificiale a scuola dovrà essere graduale e accompagnata da lezioni dedicate al suo utilizzo. Anche i contenuti trattati a lezione dovranno però evolversi in modo da trovare il giusto spazio per l’impiego dell’IA durante le ore didattiche.
Dall’istruzione nozionistica a quella pratica
A livello delle abilità pratiche ossia dell’applicazione concreta delle conoscenze apprese però l’impatto dell’IA sull’istruzione sarebbe molto più limitato. Lo stesso vale per il pensiero critico, in grado di vagliare delle opzioni alla luce delle conseguenze e scegliere l’alternativa migliore da più di un punto di vista.
La scuola dovrebbe quindi investire non più sull’insegnamento nozionistico ma stimolare la curiosità degli studenti perché approfondiscano gli argomenti. In Italia in particolare c’è una forte critica ai programmi attuali, che ancora investono molto sulla memorizzazione più che sulla rielaborazione dei contenuti didattici.
Tutto ciò che non si svolge secondo schemi prestabiliti certi come per esempio le dinamiche politiche o la psicologia non può essere svolto con successo da un algoritmo. Occorre la mente umana per analizzare i meccanismi alla base delle emozioni o delle scienze non esatte, tra cui anche la Biologia e la Medicina.
L’IA come chiave per l’inclusività a scuola
L’intelligenza artificiale nel mondo dell’istruzione potrebbe facilitare anche la pianificazione dei programmi personalizzati. Gli studenti certificati DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) svolgono test e verifiche diversi oltre ad avere bisogno di materiale per lo studio elaborato su misura. Gli insegnanti di sostegno potrebbero beneficiare molto di un assistente virtuale.
Anche per i corsi di recupero le IA potrebbero dare un grosso contributo all’istruzione aiutando i ragazzi a capire l’esatta portata dei loro progressi. Può analizzare i miglioramenti in modo oggettivo senza esprimere giudici come farebbe un insegnante e notare dettagli che potrebbero sfuggire a quest’ultimo dovendo stare dietro a più studenti.