Le ossa che costituiscono il carpo
La nostra mano è composta da tre parti, che in ordine a partire dal polso sono il carpo, il metacarpo e le dita. Tuttavia dispetto del nome le prime due porzioni non affatto composte da un singolo osso, ma da più elementi ossei molto vicini fra di loro. Il primo per esempio conta in otto ossa diverse molto piccole, mentre il metacarpo ne conta cinque.
Comprendere la struttura modo in cui si articolano le ossa carpali è utile per comprendere funzione e limiti dell’articolazione del polso. L ‘equivalente di queste due componenti nell’arto inferiore sono il tarso e il metatarso, di cui il primo comprende le ossa che uniscono il piede alla caviglia. Nel caso del tarso però sono le ossa sono solo sette.
Anatomia del carpo: ossa prossimali e distali
Nella prima fila troviamo le ossa del carpo seguenti: lo scafoide, il semilunare, il triquetro e il pisiforme. Le prime due si articolano con il radio, mentre il triquetro e il pisiforme si collegano all’ulna. L’osso di dimensioni maggiori è lo scafoide, che risulta anche la parte più soggetta a lesioni quando si hanno fratture al polso, seguito dal semilunare.
All’interno della fila distale troviamo le quattro ossa rimanenti, ovvero il trapezio, il trapezoide, il capitato e l’uncinato. Si tratta degli elementi che si raccordano con le cinque ossa metacarpali per unire il polso al palmo della mano. I primi tre prendono contatto ciascuno con un solo osso del metacarpo, mentre l’uncinato si articola con gli ultimi due.
Nel dettaglio, visto che ogni elemento del metacarpo prosegue con una delle dita, possiamo vedere che il trapezio si unisce al pollice e il trapezoide all’indice. Il capitato prende contatto con l’osso metacarpale che prosegue con il medio, e infine l’uncinato si raccorda all’anulare e al mignolo. Nella struttura della mano si può vedere che è posizionato al centro.
I legamenti principali presenti nel polso
Abbiamo detto che il carpo fa parte dell’articolazione che unisce l’avambraccio alla mano. Per questo le ossa che lo compongono hanno rapporti con diversi legamenti, bande di tessuto connettivo che uniscono gli elementi dello scheletro. Il più esteso è il legamento carpale trasverso, che unisce ulna e radio alla fila prossimale. Il legamento radiocarpale palmare invece avvolge anche la fila distale.
Troviamo poi i connettivi che tengono unite fra di loro le otto ossa descritte prima, ossia i legamenti delle articolazioni intercarpali. In tutto sono cinque: il dorsale, il palmare, l’interosseo, il piso-uncinato e il legamento radiato. A collegare le ossa carpali al metacarpo ne troviamo altri tre, che sono il piso-metacarpale e il carpo-metacarpale dorsale e palmare.
Tutti i legamenti descritti formano tre articolazioni diverse essenziali per consentire alla nostra mano la sua funzione di organo prensile. Il polso rimane naturalmente la principale ed è di tipo sinoviale. Le ossa che la compongono infatti hanno le superfici ricoperte da cartilagine articolare, come quella temporo-mandibolare.
Le articolazioni presenti fra le ossa carpali sono quelle che conferiscono stabilità al polso, consentendo comunque un certo grado di mobilità. Infine ci sono quelle che collegano il polso alle ossa metacarpali. Rispetto alle precedenti risultano molto meno mobili e sono indispensabili per mantenere fissa la struttura della mano.
Le funzioni del carpo nel movimento delle mani
Un altro movimento consentito dal carpo è la flessione delle mani, quindi quello di piegare verso il basso o verso l’alto il palmo. Lo eseguiamo per afferrare un supporto mentre ci arrampichiamo, per sostenerci su una ringhiera o per prendere qualcosa al volo. Sempre a questa parte della mano si deve la possibilità di eseguire il movimento opposto, l’estensione.
Per definire l’estensione possiamo indicarlo come l’avvicinarsi del dorso della mano al braccio, quindi rivolgendo il palmo verso l’alto come quando si batte il cinque. Ma non abbiamo ancora nominato due dei movimenti che sono fondamentali per le attività manuali, ossia la deviazione radiale e quella ulnare.
Il primo movimento consente di avvicinare il pollice al radio, mentre il secondo porta vicino all’ulna il lato opposto, dove abbiamo il mignolo. In pratica l’oscillazione laterale della mano.