Freddo a scuola: come riconoscere e combattere l'ipotermia
Alcuni casi di aule fredde all’interno dell’istituzione scolastica hanno riportato in auge il dibattito sull’eventualità di ipotermia.
Cerchiamo di capire insieme cosa è successo, come riconoscere i sintomi dell’ipotermia e come comportarsi.
Problematiche di freddo nelle aule scolastiche sul suolo italiano
- una bambina è finita in ipotermia per via del malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento nella scuola elementare. Soccorsa dal 118 è stata trasportata in ospedale.
- una studentessa si è sentita male durante le lezioni universitarie per il freddo eccessivo. Anche lei è stata portata in ospedale, dove i medici hanno confermato l’ipotermia.
Ipotermia: di cosa stiamo parlando?
- lieve: fino a temperature di circa 32°C. La caratterizzazione primaria di chi è affetto da questo livello di ipotermia è: pallore del viso e del corpo, dolori articolari e muscolari, battito cardiaco accelerato, presenza di brividi continuati;
- moderata: temperatura corporea compresa tra 32 e 26°C. La caratterizzazione primaria di chi è affetto da questo livello di ipotermia è: disturbi dell’ipotermia lieve, respiro rallentato, sonnolenza, rigidità muscolare, stati di confusione e battito del cuore irregolare;
- grave: temperatura corporea inferiore a 26°C. In questo caso, le funzioni vitali risultano compromesse. Si può arrivare alla perdita di coscienza ed eventualmente anche alla morte a causa di un arresto cardio-respiratorio.
Sintomi dell’ipotermia e conseguente congelamento
I primi segnali di ipotermia sono:
- polso debole e battiti lenti;
- pallore della pelle;
- freddo e brividi;
- sonnolenza;
- confusione;
- respirazione lenta;
- rigidità muscolare;
- alterazione del colore delle labbra.
Riconoscere subito questi sintomi è fondamentale per ridurre il rischio di lesioni permanenti. Dall’ipotermia infatti si può arrivare al congelamento. Parliamo in questo caso di:
- danno alla pelle e ai tessuti molli;
- esposizione a temperature inferiori allo zero;
- mancanza di ossigenazione e calore.
La carenza prolungata di ossigeno per mancanza di flusso sanguigno nel tessuto, porta a danni permanenti:
- morte delle cellule;
- comparsa di cancrena;
- invasione da parte di batteri.
Il congelamento può colpire qualsiasi zona del corpo, ma le parti più suscettibili e facilmente danneggiabili sono le estremità esposte al freddo e al vento, come:
- naso;
- orecchie;
- dita delle mani e dei piedi;
- guance;
- mento;
- labbra.
I primi segnali a cui dare ascolto di solito sono freddo e dolore intenso nella parte del corpo interessata.
Come agire: rimedi e soluzioni
Quando si avvertono segnali di ipotermia è necessario chiamare i servizi di emergenza tramite 118. Nel caso in cui non fosse possibile è necessario ricorrere ad alcune precauzioni quali:
- entrare in un ambiente caldo il prima possibile;
- togliere gli abiti eventualmente bagnati;
- coprire la zona con indumenti asciutti ma non eccessivamente caldi;
- non strofinare né massaggiare la zona colpita per provare a riscaldarla. Si potrebbe infatti incorrere in danni permanenti ai tessuti;
- riscaldare la zona interessata fino a far tornare la pelle morbida. Per farlo si può ricorrere all’acqua tiepida al’circa 40°C. Anche applicare impacchi tiepidi o usare il calore corporeo possono essere due buone soluzioni;
- non usare fonti di calore diretto. Quindi evitare phon e stufe. L’ ipotermia infatti rende l’area interessata insensibile. Si potrebbe correre il rischio di provocare involontariamente delle ustioni;
- evitare di scongelare la parte se si corre il rischio che si possa ricongelare a breve. In questo caso si peggiorerebbe la situazione;
- bere bevande calde. Se la pelle diventa rossa e brucia un po’ è un segnale positivo di riattivazione del normale flusso sanguigno.
Altre problematiche riscontrate negli istituti scolastici
All’ Università di Ferrara gli studenti si sono presentati con l’ombrello per protesta. Nell’aula studio Mortara dell’Ateneo infatti alcuni studenti sono stati costretti a lasciare le aule o ad ad aprire l’ombrello per poter restare. Questo a causa delle infiltrazioni di acqua provenienti dal soffitto causate da dei temporali.
Alcune università infatti non sono sicure per via di un’edilizia pericolante. In molti edifici i soffitti non reggono, mettono in pericolo l’incolumità dei presenti e costringono ad evacuazioni di massa.
Come abbiamo visto finora queste situazioni non sono accettabile ed occorre porre rimedio. Non è possibile che nel 2023 accada una cosa del genere. Il diritto allo studio in sicurezza deve essere garantito. Anche tramite investimenti mirati a risanare la compromessa situazione edilizia degli edifici e gli attuali sistemi di riscaldamento. Le aule dovrebbero infatti essere zone sicure, e non posti dove temere.
“Non possiamo ancora continuare a scegliere tra sicurezza personale e diritto allo studio, vogliamo investimenti ora!”