Il femore, l'osso più sviluppato in lunghezza
Tra le 206 ossa presenti nel corpo umano il femore è quello più sviluppato in lunghezza oltre che uno dei più resistenti. Si trova all’interno della coscia e risulta fondamentale per ripartire il peso corporeo quando si mantiene la postura eretta. I chilogrammi che è in grado di sostenere variano in base alla sezione dell’osso, ma si può arrivare a 150 o 200 kg se risulta molto spessa.
Dato il ruolo cruciale che ha nel dare sostegno al corpo le fratture a carico di questo elemento osseo sono rare ma quando avvengono risultano molto gravi. Occorrono traumi molto forti per arrivare a provocare un danno all’osso della coscia, per esempio in seguito a incidenti stradali di una certa entità.
La struttura del femore
Come tutte le ossa lunghe, possiamo suddividere questo elemento osseo in tre parti.
Una è l’estremità prossimale, ossia la porzione che risulta più vicina al tronco e si inserisce a livello del bacino in una concavità chiamata acetabolo. Si tratta di un incavo dell’osso iliaco presente a livello della faccia esterna, e insieme queste due ossa formano l’articolazione dell’anca.
Sull’estremità prossimale troviamo anche la testa del femore, simile a una sfera, dove si inserisce il legamento rotondo. Poi l’osso prosegue con il corpo, la porzione centrale. Questa parte ha una forma che ricorda quella di una clessidra, in quanto la sezione dell’osso è larga verso le estremità e più stretta al centro. Qui si trova anche una cresta ossea longitudinale dove si inseriscono i muscoli della coscia.
Proseguendo verso il basso troviamo l’estremità distale dell’osso, che ha forma simile a un cubo e si lega con la tibia e la rotula a formare l’articolazione del ginocchio. In particolare su questa estremità si trovano il condilo mediale e il condilo laterale, che si uniscono ai menischi. Sono due strutture cartilaginee che conferiscono resistenza alle sollecitazioni meccaniche del ginocchio.
I legamenti principali di questa articolazione invece si inseriscono sulla porzione ossea presente fra i due condili, chiamata fossa intercondilare. Per la precisione si legano sia il crociato anteriore che quello posteriore, elementi connettivi che per gli sportivi sono di fondamentale importanza per le prestazioni sportive.
Le principali funzioni di questa struttura ossea
Abbiamo già accennato che il ruolo principale del femore è quello di ripartire in modo equo il peso corporeo sugli arti inferiori. In più è essenziale per consentire la locomozione, perché è grazie alle articolazioni che forma che ci è possibile camminare e correre. Non a caso in corrispondenza di questo osso si inseriscono ben 22 muscoli.
Tra i principali troviamo il bicipite femorale, un muscolo innervato dal nervo sciatico e che si articola sulla testa dell’osso. Si tratta di un elemento fondamentale per consentire la flessione del ginocchio e l’estensione dell’anca, fondamentale per riuscire a piegarsi in avanti. Alla rotazione dell’anca contribuiscono invece vari muscoli, tra cui il piriforme, che collega il bacino all’estremità prossimale dell’osso.
Sempre sul femore, ma a livello dell’estremità distale, si inserisce il muscolo gastrocnemio, essenziale per consentire la flessione del piede. In più permette alcuni movimenti dell’articolazione del ginocchio. Nonostante la sua importanza si tratta di un elemento delicato, perché è facilmente soggetto a delle contratture durante l’attività fisica.
Trattandosi di un osso imponente non possiamo non nominare l’emopoiesi tra le funzioni del femore. All’interno delle sue estremità infatti si trova una percentuale abbondante di midollo rosso, il tessuto che forma gli eritrociti, i leucociti e gli eritrociti del sangue. Lo stesso vale per le ossa del bacino.
I possibili decorsi delle fratture del femore
Le fratture più comuni si verificano a carico dell’estremità prossimale dell’osso o del corpo, ma le più gravi sono senza dubbio le prime. In almeno un terzo dei casi infatti chi le riporta muore entro un anno dall’incidente che l’ha provocata.
Si parla di frattura intracapsulare quando la rottura avviene a carico della testa del femore, perché questa parte e l’acetabolo formano la capsula articolare. In questo caso c’è un alto rischio di necrosi del tessuto osseo perché si tratta di un punto molto vascolarizzato, ed è frequente negli anziani. Se è presente osteoporosi il rischio di frattura aumenta molto in caso di caduta.
Nelle persone giovani è più facile che si verifichi una frattura extracapsulare, cioè di una parte dell’estremità non coinvolta nell’articolazione dell’anca. Intervenendo in modo tempestivo è possibile mantenere in sede i frammenti di osso e favorire la loro consolidazione senza compromettere il funzionamento dell’osso.
In seguito a traumi molto violenti è possibile che si verifichi anche una frattura a livello del corpo dell’osso. In questo caso non è raro che tra le conseguenze si verifichi la paralisi del nervo femorale oltre che gravi emorragie interne. A seconda della posizione e della forma della frattura la coscia può anche finire con l’accorciarsi rispetto alla lunghezza originale.
Intervento per la protesi all’anca
In caso di artrite grave, una patologia comune nei pazienti anziani, può anzi rendersi necessario un intervento a carico dell’articolazione dell’anca. Quando il fastidio diventa troppo forte per essere sedato con gli antidolorifici infatti la deambulazione può risultare compromessa.
Questa porzione si sostituisce con un elemento in metallo (protesi in titanio), così come la cavità in cui si inserisce. Al suo posto si monta un guscio metallico rivestito da plastica chirurgica. Dopodiché si può cementare l’osso oppure lasciare che il tessuto ricresca intorno alla protesi.