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Esami di Stato: per i giudici i criteri possono cambiare

Esami di Stato: per i giudici i criteri possono cambiare

Esami di stato - cambio dei criteri per i giudici
  • Laura Danesi
  • 20 Aprile 2024
  • News
  • 6 minuti

Nuovi criteri di valutazione per gli Esami di Stato

Negli Esami di Stato sono stati inseriti nuovi criteri di valutazione, al fine di determinare una procedura il più possibile trasparente e chiara per i canditati. Questo nuovo processo di determinazione è volto a rendere i criteri e le procedure degli esami il più chiari possibile.

Vediamo quali sono le novità introdotte dalla normativa.

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Esami di stato: le decisioni del Consiglio di Stato

Le motivazioni espresse nella decisione del Consiglio di Stato si basano su dei principi fondamentali delle procedure concorsuali e delle pratiche a evidenza pubblica: l’imparzialità e la trasparenza. Principi al quale l’azione amministrativa deve improntarsi.

La commissione, nello specifico, inizia esaminando l’elenco dei candidati. Deve verificare:

  • l’assenza di rapporti di parentela o affinità tra commissari e candidati;
  • l’elenco di coloro che non hanno fornito la documentazione richiesta e i rinunciatari.

Procede, successivamente, all’analisi delle singole domande e alla valutazione dei curricula scientifici e delle pubblicazioni presentate dai candidati. Solo al termine di tali operazioni la commissione stabilisce i criteri per la valutazione delle pubblicazioni e delle prove.

I parametri di valutazione dal punto di vista procedurale

La commissione, dal punto di vista procedurale, determina i parametri di valutazione dei candidati dopo aver esaminato i loro curricula. Da questa azione devono acquisire la conoscenza delle pubblicazioni, dei loro contenuti, dell’attività scientifica e di altri elementi rilevanti per la successiva valutazione. Questo avviene in un momento successivo all’esame dei curricula stessi.

La commissione, mediante questa organizzazione, riesce a impostare i criteri di valutazione su una conoscenza completa e dettagliata dei candidati e delle loro qualifiche. La commissione, in questo modo, stabilisce i criteri di valutazione dopo aver acquisito una conoscenza completa di tutti gli elementi curriculari rilevanti per il giudizio di merito.

Secondo l’opinione dei giudici, questa procedura da tenere durante gli Esami di Stato non consente di garantire l’esclusione del sospetto, anche se astratto, che i criteri successivamente definiti possano essere stati influenzati da tale conoscenza.

La normativa precedente e gli esami  di stato

Nel concorso universitario in questione si applica la normativa precedente, in particolare gli articoli 41 e seguenti del Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) del 11 luglio 1980, n. 382. È possibile, tuttavia, desumere un principio simile dall’articolo 12, comma 1, del D.P.R. del 9 maggio 1994, n. 487, che disciplina l’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici. Questo articolo stabilisce che le commissioni esaminatrici devono definire, durante la loro prima riunione, i criteri e le modalità di valutazione delle prove concorsuali, e che tali determinazioni devono essere formalizzate nei relativi verbali al fine di attribuire i punteggi alle singole prove.

La decisione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio è completamente condivisibile, poiché evidenzia una chiara violazione dei principi basilari di imparzialità e trasparenza da parte di una commissione giudicatrice. Questa violazione si verifica quando la commissione stabilisce i criteri di valutazione in ritardo, dopo che i commissari hanno già esaminato gli elementi da valutare per la graduatoria di merito.

La normativa attuale in materia di Esami di Stato

La normativa attualmente in vigore per i concorsi per la docenza universitaria, ora definite procedure di valutazione comparativa, è disciplinata principalmente dalla legge n. 210/1998 e dal Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n. 317/2000. Questi atti normativi hanno introdotto importanti innovazioni nel sistema di selezione del personale accademico e forniscono indicazioni chiare e precise sulle modalità di svolgimento dei concorsi e sulla valutazione dei candidati.

L’articolo 4, comma 1, del DPR n. 317/2000 stabilisce un passaggio cruciale nel processo procedurale dei concorsi per la docenza universitaria. Esso impone alle commissioni giudicatrici l’obbligo di predeterminare i criteri di massima e le procedure di valutazione comparativa dei candidati. Queste determinazioni devono essere comunicate tempestivamente al responsabile del procedimento, il quale è tenuto ad assicurarne la pubblicità.
Questo processo di predeterminazione dei criteri e delle procedure assicura trasparenza e chiarezza nel processo di valutazione dei candidati.

La predeterminazione dei criteri di valutazione è un fattore determinante

La predeterminazione dei criteri di valutazione prima della conoscenza degli elementi da valutare diventa, quindi, un obbligo procedurale stabilito dalla normativa.

Questo processo di predeterminazione implica che i criteri, anche se già espressi nel bando, devono essere formalizzati in modo chiaro e trasparente prima dell’effettiva valutazione dei candidati. Tale attività può anche comprendere la specificazione dei criteri già indicati nel bando o la definizione di sottocriteri per adattare i criteri generali alla procedura di valutazione comparativa specifica, ma non può comportare l’introduzione di nuovi criteri rispetto a quelli pubblicizzati nel bando.
L’introduzione di nuovi parametri di valutazione potrebbe, infatti, compromettere la parità di trattamento tra i concorrenti, comportando un’evidente parzialità nell’operato della commissione.

L’autolimitazione del potere di apprezzamento della commissione durante le prove concorsuali sarebbe priva di senso se non fosse accompagnata dall’obbligo di motivare, anche in maniera sintetica, le modalità concrete di applicazione dei criteri di valutazione.
Questo perché la motivazione fornisce una chiara spiegazione su come i criteri stabiliti sono stati effettivamente applicati nel caso specifico, garantendo trasparenza e chiarezza nel processo decisionale. Senza una motivazione adeguata, non sarebbe possibile verificare se la commissione ha applicato i criteri in modo coerente e imparziale, compromettendo la validità e l’affidabilità del processo di valutazione concorsuale.

L’importanza dell’obbligo di motivazione

L’obbligo di motivazione deve essere valutato in modo specifico, facendo riferimento agli elementi procedurali e, soprattutto, ai criteri stabiliti dalla commissione.

La motivazione deve spiegare in che modo i criteri sono stati applicati nel caso concreto, evidenziando le ragioni alla base delle valutazioni effettuate. Questo assicura che i candidati e le parti interessate possano comprendere appieno il processo decisionale, e verificare se le valutazioni sono state effettuate in modo coerente e conforme ai criteri predeterminati. Una motivazione chiara e dettagliata, inoltre, facilita anche eventuali ricorsi o contestazioni, fornendo una base solida per valutare la legittimità delle decisioni prese dalla commissione.

La coerenza della motivazione rispetto ai criteri prestabiliti consente ai candidati che partecipano agli esami di stato, e alle altre parti interessate, di controllare, in conformità al principio della trasparenza, se il giudizio valutativo sia stato effettuato in modo coerente e imparziale.

  • Se la motivazione è allineata ai parametri stabiliti, ciò fornisce una chiara indicazione che le decisioni sono state prese in base a standard predefiniti e che il processo di valutazione è stato condotto in modo equo.
  • Se vi è una discrepanza tra la motivazione fornita e i criteri prestabiliti, al contrario, ciò può sollevare dubbi sulla coerenza e sull’imparzialità del processo decisionale, mettendo in discussione la validità delle valutazioni effettuate dalla commissione.

La coerenza della motivazione, pertanto, rappresenta un elemento cruciale per garantire l’integrità e la trasparenza dei concorsi e delle valutazioni comparative.

Criteri di valutazione rigorosi per ottenere una motivazione adeguata

Se i criteri di valutazione delle prove non sono stati definiti in modo rigoroso in una procedura di valutazione comparativa, l’obbligo della motivazione non può considerarsi adeguatamente rispettato con una semplice e generica indicazione delle ragioni che hanno portato a formulare un certo giudizio.

In assenza di criteri chiari e prestabiliti, diventa difficile valutare se le decisioni della commissione siano state effettivamente basate su parametri obiettivi e coerenti. La mancanza di specificità nei criteri di valutazione durante gli esami di stato può anche generare confusione e incertezza tra i candidati, compromettendo la trasparenza e l’equità del processo concorsuale. È essenziale, pertanto, che i criteri di valutazione siano definiti in modo chiaro e che la motivazione delle decisioni sia dettagliata e coerente con tali criteri, al fine di garantire la validità e la legittimità del processo di valutazione comparativa.

L’obbligo di fornire motivazioni nelle valutazioni concorsuali è imposto dall’esigenza di rispettare il principio sancito dall’ordinamento giuridico, che mira a garantire la possibilità di un controllo non solo sulla legittimità, ma anche sul merito delle valutazioni, specialmente quando queste portano a un esito negativo per i candidati.
Questo principio assicura ai candidati il diritto di conoscere eventuali errori o irregolarità commesse dalla commissione, consentendo loro di valutare la possibilità di intraprendere azioni giurisdizionali appropriate. Viene garantita, in questo modo, la trasparenza, la coerenza e la logicità dei giudizi comparativi, promuovendo un processo decisionale equo e affidabile all’interno dei concorsi pubblici

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Laura Danesi
Sono laureata in Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo (DAMS quadriennale) presso l’Università degli Studi di Torino. Ho conseguito due qualifiche professionali: una come Tecnico multimediale, con indirizzo comunicazione televisiva e una come Tecnico di produzione di contenuti multimediali e comunicazione per il Web 2.0. Lavoro per privati, professionisti e Tribunali in qualità di trascrittrice file audio/video; sottotitolatrice audiovisiva; grafica; copywriter; ghostwriter; editor e correttore di bozze.
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