Effetto del vincitore: come incide il successo su di noi?
Quello che in psicologia e in neuroscienze è noto come “effetto del vincitore” può incidere su di noi in moltissimi modi.
Anche se è in grado di incidere sul successo, ci sono anche degli aspetti non proprio positivi che vanno considerati. Infatti, anche se può aiutare nel raggiungere i proprio obiettivi, ci sono anche dei risvolti negativi che questo fenomeno può causare.
Non conosci l’effetto del vincitore? O ne hai sentito parlare e vuoi saperne di più? In questo articolo lo approfondiremo, scoprendo di cosa si tratta esattamente, come influenza gli esiti e gli andamenti delle nostre azioni, ma anche le problematiche che comporta.
Effetto del vincitore: di cosa si tratta
Con il termine “effetto del vincitore” le neuroscienze indicano tutte le reazioni biologiche che si manifestano negli animali, per l’appunto, vincitori.
Se un animale riesce a prevalere, ad esempio, durante uno scontro con altri avversari, si innescano in lui delle reazioni biochimiche. Delle reazioni che, tra le altre cose, gli conferiscono maggiori probabilità di primeggiare anche negli scontri successivi. Anche nel caso in cui gli avversari da affrontare siano più forti del vincitore stesso.
L’effetto del vincitore ha dunque il potere di incidere sul successo e, cosa importantissima, è stato riscontrato anche nell’uomo.
Ed è per questo che tale effetto è stato studiato in vari campi, dagli sport al mondo degli affari.
Questo effetto è stato ampiamente indagato soprattutto per la sua capacità di rendere le persone più sicure di sé e per i risultati positivi in grado di apportare.
Al momento della vittoria, il cervello comprende di essere abbastanza potente e attribuisce tale competenza anche alle sfide successive.
Basi biologiche del successo
Senza scendere eccessivamente nel dettaglio, cerchiamo di capire come funziona, a livello biologico, questo effetto che può garantire il successo.
Innanzitutto, viene implicata la cosiddetta corteccia prefrontale, incaricata di valutare sia ricompense che eventuali rischi.
In secondo luogo, avviene un primo rilascio di testosterone, ancor prima di iniziare la sfida.
Ma il vero, significativo cambiamento, avviene proprio dopo aver superato e vinto la sfida. I vari studi hanno dimostrato che, dopo una vittoria, avvengono un rilascio di testosterone e di dopamina a livello del cervello del vincitore.
Nel tempo, questo rilascio riesce a cambiare non solo la composizione chimica, ma anche la struttura stessa del cervello del vincitore.
Sembrerebbe in effetti che l’effetto del vincitore sia in grado di rendere più acuti, sicuri e in grado di affrontare sfide e problematiche di livello crescente.
Una prima vittoria, insomma, è in grado di aumentare le probabilità di affrontare e vincere sfide più difficili delle precedenti, in ragione dei cambiamenti biologici.
Per questo uno dei massimi studiosi dell’effetto del vincitore, il neuroscienziato Ian Robertson, ha concluso che il successo è in grado di modellare la mente.
Il rilascio di dopamina poi, com’è noto, causa sensazioni positive, in quanto questo neurotrasmettitore è legato al piacere.
Superare un competitor, vincere una gara o risultare in qualche modo il migliore sono tutte situazioni che agiscono positivamente nella cosiddetta area della ricompensa del nostro cervello.
Non solo pro: l’effetto del vincitore e i suoi aspetti negativi
Ma un effetto così potente, in grado di determinare il successo di un individuo, ha ovviamente anche dei risvolti negativi.
Innanzitutto, può essere causa di aumento dell’aggressività. Abbiamo già detto che una delle sostanze rilasciate durante una sfida, ma soprattutto in caso di vittoria, è il testosterone.
Un ormone che, nel caso di perdita, tende a scendere, ma che nei vincitori ha un picco. Ma del ruolo del testosterone nei perdenti ce ne occuperemo a breve. Concentriamoci, per adesso, su ciò che accade in chi riporta la vittoria.
Il testosterone è notoriamente legato all’aggressività: per tale ragione potrebbe causare comportamenti aggressivi da parte di chi ha vinto lo scontro.
Anche se un elevato livello di testosterone di solito è un ottimo predittore di successo in vari campi, inoltre, può incidere negativamente sulla performance.
Nel caso l’effetto del vincitore sia eccessivamente preponderante, potrebbe portare il soggetto a prendere decisioni avventate o sbagliate.
E, paradossalmente, potrebbe anche portare alla sconfitta. Non è infrequente, soprattutto nel regno animale, che un vincitore passi dalla parte dei perdenti in tempo breve.
Allo stesso modo, un uomo di successo potrebbe sottovalutare un problema o una sfida e perderla. Questo perché la sua mente è totalmente ottenebrata dall’effetto del vincitore.
Può creare dipendenza
In secondo luogo, e questo è un aspetto molto importante da considerare, l’effetto del vincitore è in grado di creare dipendenza fisica.
La dopamina ha infatti a che fare col sistema cerebrale di gratificazione e ricompensa. Si tratta del complesso di strutture responsabili della motivazione, dell’apprendimento associativo e, soprattutto, delle emozioni positive.
Questo sistema è lo stesso implicato nelle varie dipendenze, tra cui quella dalle droghe.
In effetti, è proprio il bisogno di dopamina a comportare la dipendenza. Non stupisce dunque che l’effetto del vincitore e il conseguente rilascio di dopamina predisponga alla dipendenza stessa.
Il ruolo del testosterone: esiste anche l’effetto del perdente
Prima di concludere, è doveroso analizzare anche l’effetto opposto, ossia quello che si instaura in coloro che non riescono ad avere successo.
Al contrario di quanto accade con l’effetto del vincitore, la parte perdente vive un crollo dei livelli di testosterone. In un certo senso, quindi, si tratta dell’effetto praticamente opposto, che potremmo definire come “effetto del perdente”. A livello biologico, comunque, non si tratta di un effetto totalmente negativo, anzi. La riduzione del testosterone rende l’animale più mite e accorto. In questo caso, si avrà un vantaggio evolutivo, in quanto in futuro l’animale eviterà di ingaggiare lotte con altri esemplari troppo forti e non alla sua portata.
Non tutte le sconfitte, dunque, vengono per nuocere. E, molto probabilmente, questo effetto si manifesta anche nell’uomo, dopo una serie di sconfitte. Tuttavia, alcune ricerche del già citato Ian Robertson hanno dimostrato che, dopo aver vissuto delle sconfitte, si è automaticamente più predisposti a perdere. In questo specifico caso, si viene a manifestare un secondo meccanismo psicologico: quello della “profezia che si autoavvera”.