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La cuffia dei rotatori e i muscoli che ne fanno parte

La cuffia dei rotatori e i muscoli che ne fanno parte

cuffia dei rotatori
  • Nausicaa Tecchio
  • 1 Agosto 2024
  • Consigli per lo studio
  • 5 minuti

L'importanza della cuffia dei rotatori per la mobilità della spalla

Quando parliamo della cuffia dei rotatori ci riferiamo a una struttura tendinea e muscolare fondamentale per la mobilità della spalla. Collega fra di loro tre ossa, ovvero l’omero, la scapola e la clavicola, e a comporla ci sono quattro muscoli distinti e altrettanti tendini. Dato che si tratta di un’articolazione che si usa spesso è fondamentale che questa struttura la mantenga stabile.

Chi fa sport che richiedono movimenti ripetitivi a livello della spalla avrà sicuramente sentito parlare dell’infiammazione della cuffia o ne ha fatto esperienza diretta. Si tratta di un problema diffuso che però non va sottovalutato per non rischiare danni gravi ai tendini se non una vera e propria lacerazione degli elementi che la compongono.

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Quali muscoli compongono la cuffia dei rotatori

Abbiamo accennato che in tutto sono quattro. Analizziamoli ora singolarmente per capirne la funzione e la posizione:

  •  Il muscolo sovraspinato. Prende il nome dal fatto che è adiacente alla fossa sovraspinata della scapola e la sua forma ricorda quella di un prisma a base triangolare. Si inserisce sul tubercolo maggiore omerale e a innervarlo troviamo il nervo sovrascapolare, che origina dal plesso brachiale. La sua funzione è quella di abdurre l’omero.
  • Il muscolo infraspinato. Situato nella fossa sottospinata della scapola, si inserisce accanto al sovraspinato ma è più esteso coprendo la parte dorsale dell’osso. Si presenta appiattito, dalla forma a triangolo, e il suo ruolo è quello di stabilizzare l’articolazione gleno-omerale. Infatti la cuffia dei rotatori circonda proprio questa articolazione.  
  • Il piccolo rotondo. Questo muscolo è avvolto in parte dal deltoide e dal trapezio, poiché parte dalla parte posteriore della scapola e si collega a una delle diafisi dell’omero. Si ritrova diviso in due parti dall’arteria circonflessa della scapola ed è innervato dal nervo ascellare. Oltre a stabilizzare l’articolazione gleno.omerale aiuta a compiere movimenti complessi con la spalla. 
  • Il muscolo sottoscapolare. Ricopre la fossa sottoscapolare (la parte anteriore dell’osso) e si inserisce a livello del tubercolo minore omerale. Lo raggiungono i nervi sottoscapolare superiore e inferiore, e con la sua presenza è l’unico dei quattro muscoli permette l’intrarotazione della spalla. Riceve sangue da tre arterie: sottoscapolare, soprascapolare e ascellare. 

Come allenare questi muscoli in palestra 

I muscoli che compongono la cuffia dei rotatori sono coinvolti in quasi tutte le attività di allenamento che coinvolgono la parte superiore del corpo. Prima di tutto devono stabilizzare l’omero durante i movimenti in modo che scivoli verso il basso senza andare a contatto con alcune parti della scapola. Senza questo scivolamento l’articolazione risulterebbe compromessa. 

In particolare il muscolo infraspinato e il piccolo rotondo sono fondamentali durante i movimenti di spinta tipici dei push up e le alzate dei manubri. Durante il push up, che serve per allenare gli addominali, si avvinano le due scapole fra di loro e ci si piega sui gomiti. Alzando i manubri frontalmente si piegano gli omeri di quasi 90°, comportando un certo sforzo a carico del muscolo sovraspinato. 

Per allenare la cuffia dei rotatori a livello del sottoscapolare oltre che del piccolo rotondo invece occorre svolgere esercizi e movimenti di estensione della spalla. Si può utilizzare la Lat Machine, uno strumento usato in palestra per potenziare la muscolatura della schiena. Richiede di compiere movimenti di flessione del gomito (trazioni laterali) o a braccia tese (trazioni frontali).

In alternativa si può svolgere l’esercizio del rematore con l’utilizzo dei manubri o del bilanciere. Questi movimenti allenano il muscolo romboide, il trapezio e il piccolo rotondo se eseguito da seduto. Se l’esercizio si esegue in piedi si mettono in moto anche i muscoli extra rotatori dell’avambraccio, i paraspinali e i muscoli obliqui. 

L’infiammazione della cuffia dei rotatori 

Oltre che dai quattro muscoli descritti sopra questa struttura è formata anche da diversi tendini. Quando uno di questi si infiamma, ad esempio in seguito a una tendinite, si percepisce un forte dolore alla spalla oltre a una certa limitazione nell’eseguire alcuni movimenti.
Le cause che possono portare a questa infiammazione possono essere diverse, tra cui uno sforzo intenso e ripetuto nel tempo. 
 
Oltre che per un duro allenamento la tendinite può svilupparsi anche in seguito a dei traumi o al mantenimento di una postura scorretta. Con l’età i tendini perdono elasticità e quindi l’infiammazione è più frequente nelle persone anziane, ma di solito deriva dall’interazione di più fattori. Alcuni sport predispongono più di altri a sviluppare questa condizione.
 
La tendinite alla cuffia dei rotatori è tipica degli atleti che praticano nuoto, tennis o canottaggio, dove si sfrutta molto la muscolatura della spalla e della schiena. Favoriscono questa condizione anche alcune malattie metaboliche, tra cui il diabete, e abitudini poco salutari come fumare sigarette.
Ci sono per fortuna alcune pratiche che possono prevenire l’insorgenza della tendinite.

Tra queste evitare di affaticare troppo l’articolare gleno-omerale e mettersi subito a riposo se si inizia a percepire dolore nella zona della scapola. Se questo non basta si ricorre a farmaci antinfiammatori non steroidei o iniezioni di cortisone nella zona che duole. 

I trattamenti chirurgici 

In caso si verifichi una lezione a carico della cuffia dei rotatori non resta che ricorrere ad un intervento chirurgico per poter riparare i tessuti.
 
Ci sono tre tecniche principali in chirurgia per trattare questo disturbo. La meno invasiva di queste è l’artroscopia, che ricorre a strumenti molto sottili tanto che le incisioni praticate dal chirurgo non si estendono più di un cm.
Se la lesione risulta estesa o troppo complessa da trattare con questa tecnica si esegue un intervento a cielo aperto. In questo caso bisogna incidere la schiena del paziente a livello della scapola e distaccare parzialmente i muscoli dall’osso. Se serve fare un’inserzione tendinea è il metodo migliore.  
 
La più recente rimane però la tecnica mini-open che riduce il rischio di lesione del nervo ascellare durante l’operazione. Si ricorre a strumenti chirurgici miniaturizzati per ridurre l’ampiezza dell’incisione rispetto alla tecnica a cielo aperto. L’intervento lascia una cicatrice molto piccola, quasi invisibile a distanza di qualche settimana. 
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