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Comunicazione non violenta: un approccio empatico alla relazione

Comunicazione non violenta: un approccio empatico alla relazione

comunicazione non violenta
  • Alessia Seminara
  • 4 Febbraio 2025
  • Vendita e comunicazione
  • 5 minuti

Comunicazione empatica, il sinonimo della comunicazione non violenta

Hai mai sentito parlare della comunicazione non violenta? Conosciuta anche con l’acronimo CNV, si tratta di un approccio alla relazione che mira a raggiungere l’armonia. Secondo il suo ideatore Marshall Rosenberg, comunicazione non violenta è anche un sinonimo di comunicazione empatica.

Trae la sua origine dalla psicologia degli Anni Sessanta e mira ad aggirare incomprensioni. Potresti anche averne sentito parlare con il termine di “linguaggio giraffa”: si tratta di un altro sinonimo della CNV. Ma in cosa consiste questa metodologia che fa dell’empatia la sua colonna portante? Lo scopriremo insieme in questo articolo interamente dedicato al metodo ideato da Rosenberg.

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Comunicazione non violenta, cos’è

Ma cos’è, con esattezza, la comunicazione non violenta? L’abbiamo accennato in apertura, si tratta di un metodo ideato dalla psicologia degli Anni Sessanta. Il padre della CNV è lo psicologo americano Marshall Rosenberg, che ideò questo approccio con lo scopo di promuovere relazioni autentiche e armoniose.

La CNV si fonda sull’assunto che l’uomo possiede la capacità di esprimere e ascoltare bisogni e sentimenti in modo empatico. L’ascolto è in grado di favorire una comunicazione libera da giudizi, accuse o pretese.
Con la comunicazione non violenta Rosenberg si propone di trasformare i conflitti in opportunità di connessione, migliorando la qualità delle relazioni personali e professionali.

Rosenberg, comunicazione non violenta come dimostrazione di compassione

La metodologia di Marshall Rosenberg ha origine dagli insegnamenti di grandi leader pacifisti, primo fra tutti Gandhi.

Ma Rosenberg era prima di tutto uno psicologo. Non stupisce, dunque, il fatto che la comunicazione non violenta derivi anche dalla psicologia, in particolare quella umanistica di Carl Rogers.

Il “linguaggio giraffa”

Come detto, talvolta la comunicazione non violenta viene anche definita come “linguaggio giraffa”.
Si tratta di un termine coniato proprio da Marshall Rosenberg, con cui identificava la CNV. Il linguaggio giraffa veniva contrapposto al cosiddetto “linguaggio sciacallo”. Lo psicologo utilizzava questi due animali come metafore: la giraffa è il mammifero con il cuore più grande. Per tale ragione, Rosenberg la utilizza come metafora per indicare la capacità di empatia umana.

Il suo collo lungo, invece, è utilizzato quale metafora della capacità di vedere a lungo termine. Solo il linguaggio giraffa permette, anche in situazioni abbastanza complesse, di evitare di trasformarci in sciacalli, mantenendo la nostra umanità.

I pilastri della CNV

La comunicazione non violenta conta quattro specifici pilastri, che devono guidare il processo di comunicazione di ogni individuo.

  • Osservare senza giudicare
    Il primo passo della CNV consiste nell’osservare una situazione in modo oggettivo, evitando di formulare giudizi o interpretazioni.
    Per fare un esempio pratico, in caso di mancata risposta ad un messaggio, attaccare l’interlocutore non è profittevole. Bisogna, piuttosto, utilizzare il linguaggio giraffa, per far notare all’interlocutore, senza attaccarlo, che si necessita di una risposta. Questo tipo di approccio riduce il rischio di suscitare reazioni difensive.
  • Riconoscere i propri sentimenti
    Identificare e comunicare i propri sentimenti è essenziale. Anche in caso di stress eccessivo, non è opportuno ricercare costantemente il conflitto. Comunicare in maniera semplice e diretta la propria frustrazione, infatti, è molto più efficace che accusare l’altro.
    Non bisogna temere la vulnerabilità. Spesso, se viene espressa in modo autentico, favorisce l’empatia reciproca. Anzi, secondo Rosenberg la vulnerabilità è positiva e andrebbe promossa al fine di dar vita a comunicazioni realmente autentiche.
  • Individuare i bisogni
    Uno dei capisaldi della comunicazione non violenta riguarda il fatto che, dietro ogni sentimento, si nasconde un bisogno insoddisfatto. Comprendere ciò di cui si ha realmente bisogno permette di orientare la comunicazione verso soluzioni costruttive.
    Ad esempio, invece di lamentarsi per un comportamento, si può far presente chiaramente quale bisogno non viene soddisfatto.
  • Formulare richieste chiare
    La chiarezza, nella comunicazione non violenta, è essenziale. Una richiesta chiara e positiva è la chiave per una comunicazione efficace. Anziché esprimere una pretesa, si può chiedere di discutere una soluzione, insieme all’interlocutore. Le richieste empatiche rispettano la libertà dell’altro, promuovendo la collaborazione.

Ambiti di applicazione

In base a quanto detto fino ad ora, è chiaro che gli ambiti di applicazione e gli esempi di comunicazione non violenta sono davvero tanti. Innanzitutto, la CNV si può utilizzare come forma di auto-empatia. In questo caso, si comunica con se stessi, analizzando i bisogni e le emozioni provate.

L’empatia, però, può anche essere rivolta agli altri. E si manifesta quando non solo riusciamo ad invidiare i bisogni dell’altro, ma anche e soprattutto quando evitiamo di esprimere giudizi. Un’altra tipologia di applicazione della comunicazione non violenta è l’auto-espressione onesta. In una comunicazione, bisogna comunicare in maniera autentica. Solo così l’interlocutore sarà in grado di comprendere appieno il messaggio alla base della comunicazione stessa.

La CNV come stile di vita

Infine, Marshall Rosenberg, con la sua comunicazione non violenta, ci ricorda che una relazione autentica non si costruisce imponendo cambiamenti all’altro, ma migliorando la qualità del legame. La CNV insegna a sostituire la schiavitù emotiva con la liberazione emotiva, al fine di favorire connessioni profonde e autentiche.
La CNV non è solo un metodo di comunicazione, ma un vero e proprio stile di vita, che promuove empatia, rispetto e cooperazione. Applicarla quotidianamente significa aprirsi a relazioni più soddisfacenti e basate sull’autenticità.

Comunicazione non violenta, esempi

Anche se non si tratta di una notizia nota a molti, la comunicazione non violenta è spesso usata in ambito diplomatico. Ad esempio, in conflitti in Palestina e Israele, ma anche in Croazia e Bosnia, è stata applicata la CNV.
Al momento, questo tipo di comunicazione è oggetto di studio in ambiti quali l’educazione, il carcere e la sanità.

In contesto terapeutico, è stato dimostrato che l’atteggiamento non giudicante può aiutare a sentirsi accolti e a esprimersi con fiducia e libertà.
Se applicata all’educazione, inoltre, la comunicazione non violenta coincide con l’abbandono del modello educativo direttivo. I discenti, con la CNV, sono tenuti in ampia considerazione. In dettaglio, sono i loro bisogni ad essere considerati, e questo permette di creare dei programmi di studio individuali. I programmi, elaborati sul singolo studente, gli permettono di evolvere e migliorarsi.

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Alessia Seminara
Giornalista pubblicista, copywriter e web editor. Dopo la formazione universitaria, ho deciso di intraprendere vari percorsi formativi che mi hanno consentito di iniziare a lavorare per il web. Collaboro con diverse testate giornalistiche online e mi occupo di copy e scrittura per vari siti web.
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