Carenza medici: in 80.000 prossimi alla pensione
Secondo le stime più recenti, il settore sanitario potrebbe presto dimezzarsi, con conseguente carenza medici, in ottica di un annoso pensionamento che interesserebbe circa ottantamila unità impiegate nelle strutture pubbliche. Tra i medici di base e gli specialisti che lavorano all’interno di poliambulatori, ospedali e cliniche, quelli destinati a lasciare presto il posto di lavoro preoccuperebbero non poco le famiglie italiane, da anni costrette a versare ingenti contributi alla sanità per vedersi sempre tutelato l’inalienabile diritto alla salute.
Carenza medici: realtà svelata dalle organizzazioni sindacali
I sindacati, visti come le organizzazioni considerate più vicine ai lavoratori avevano già provveduto in passato a lanciare ogni tipo di allarme di carenza medici. Fatto sta che di fronte a tanta approssimazione dimostrata dalle autorità competenti resta, al momento, la tristissima sorte di milioni di famiglie italiane, destinate da qui ai prossimi dieci anni a rimanere senza le cure garantite dall’indispensabile medico di base, unico vero e proprio garante dell’imprescindibile diritto alla salute. La problematica, sempre secondo quanto espresso dai sindacati, metterà in allerta le famiglie e l’intero sistema sanitario almeno fino al 2028, anno in cui il picco di pensionamento delle unità attualmente impiegate nel settore medico sarà il più elevato, facendo registrare cifre record di carenza personale su scala internazionale.
Necessita inoltre di un intervento il sistema di ammissione alle scuole di specializzazione, vero e proprio problema attuale del sistema di formazione dei futuri medici.
Carenza medici: l’importanza del turn-over
Il procedimento utile alla sostituzione di una figura sanitaria impiegata presso un’azienda sanitaria locale, una clinica, una struttura pubblica appare ancora piuttosto macchinoso. Ecco che le procedure per il turn-over necessitano di essere snellite il più presto possibile, soprattutto per garantire ai tanti cittadini a rischio, relegati nelle più disparate regioni d’Italia, quel tanto che basta per sentirsi curati, protetti e salvaguardati da un sistema sanitario nazionale che realmente funzioni e che abbia tutte le carte in regola per continuare a svolgere, serenamente, il proprio ruolo.