Buonanotte: il sonno è una chiave per studiare meglio
Il sonno è importante per lo studio? Gli studenti da sempre si dividono sulla questione. Ci sono gli irriducibili disposti a fare l’alba sui libri a suon di caffè doppi e quelli che a dormire non rinuncerebbero mai. Ma chi dei due ha ragione? Pare che si tratti dei secondi, erroneamente considerati i “pigri” dell’università. Proprio chi alle 23 dice “buonanotte” generalmente si concentra meglio.
Vediamo di capire come mai il sonno può aiutare davvero a studiare meglio.
Il sonno ricarica il cervello
Inutile fare gli eroi a sorsi di Red Bull per vincere la sonnolenza. Dormire è un bisogno fisiologico come mangiare ed evacuare e il sonno segnala che il corpo è giunto a un punto critico. Quando la melatonina, il cosiddetto ormone del sonno, entra in circolo, significa che è il momento di fermarsi.
Normalmente la melatonina viene secreta in quantità diverse a seconda della fase della giornata. Il sonno è associato alla notte, quindi la sua secrezione aumenta quando la luce cala. Il picco è nel mezzo della notte quando di norma le persone stanno dormendo profondamente (fase REM).
La fase REM è quella a cui ci si riferisce con l’espressione “Buonanotte e sogni d’oro”. Si tratta del momento del riposo associato allo sviluppo neuro-cognitivo e in cui il cervello elabora i sogni. Inizia dopo circa 90 minuti dal momento in cui la persona si addormenta. Dura molto di più nei bambini che negli adulti poiché questi stanno ancora sviluppando l’encefalo e le sue funzioni.
Ecco perché per riposare adeguatamente il cervello non bastano 2 o 3 ore di sonno. Il bisogno può variare, ma è durante la fase profonda che il cervello elabora le informazioni raccolte durante il giorno. Tra queste naturalmente per gli studenti ci sono gli argomenti studiati.
Se si dorme poco quindi la fase REM sarà corta e la memorizzazione non sarà ottimale per gli esami o le verifiche. Il sonno profondo è la vera chiave per essere sicuri di non svegliarsi la mattina con quell’orribile sensazione di aver scordato tutto. Un malessere fin troppo conosciuto tra le file degli universitari.
Apprendimento subliminale della “buonanotte”
Già decenni fa si era presagito il ruolo cruciale del riposo notturno per sedimentare le nozioni. Alcuni ricercatori però si erano spinti ad ipotizzare che ascoltare informazioni nel sonno consentisse di ricordarle da svegli. Così negli anni ’30 si erano già diffuse diverse teorie sull’apprendimento subliminale nel sonno.
Si tratta dell’ipnopedia, tutt’ora mai dimostrata. Gli esperimenti tuttavia misero in luce che dopo il sonno quanto appreso subito prima era rimasto ben impresso nella memoria dei partecipanti. Negli anni successivi qualcun altro tentò di nuovo esperimenti simili, fallendo.
Proprio di recente però (nel 2010) questo filone della ricerca è tornato ad essere di interesse. Un articolo a riguardo è stato pubblicato sulla rivista Nature Reviews Neuroscience. Pare che in alcune fasi del sonno l’ascolto di associazioni di parole permetta al cervello di trattanere alcjne informazioni.