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Buonanotte: il sonno è una chiave per studiare meglio

Buonanotte: il sonno è una chiave per studiare meglio

sonno chiave per studio
  • Nausicaa Tecchio
  • 1 Luglio 2022
  • Consigli per lo studio
  • 4 minuti
  • 12 Luglio 2022

Buonanotte: il sonno è una chiave per studiare meglio

Il sonno è importante per lo studio? Gli studenti da sempre si dividono sulla questione. Ci sono gli irriducibili disposti a fare l’alba sui libri a suon di caffè doppi e quelli che a dormire non rinuncerebbero mai. Ma chi dei due ha ragione? Pare che si tratti dei secondi, erroneamente considerati i “pigri” dell’università. Proprio chi alle 23 dice “buonanotte” generalmente si concentra meglio.

Vediamo di capire come mai il sonno può aiutare davvero a studiare meglio.

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Il sonno ricarica il cervello

Inutile fare gli eroi a sorsi di Red Bull per vincere la sonnolenza. Dormire è un bisogno fisiologico come mangiare ed evacuare e il sonno segnala che il corpo è giunto a un punto critico. Quando la melatonina, il cosiddetto ormone del sonno, entra in circolo, significa che è il momento di fermarsi. 

Normalmente la melatonina viene secreta in quantità diverse a seconda della fase della giornata. Il sonno è associato alla notte, quindi la sua secrezione aumenta quando la luce cala. Il picco è nel mezzo della notte quando di norma le persone stanno dormendo profondamente (fase REM).

La fase REM è quella a cui ci si riferisce con l’espressione “Buonanotte e sogni d’oro”. Si tratta del momento del riposo associato allo sviluppo neuro-cognitivo e in cui il cervello elabora i sogni. Inizia dopo circa 90 minuti dal momento in cui la persona si addormenta. Dura molto di più nei bambini che negli adulti poiché questi stanno ancora sviluppando l’encefalo e le sue funzioni.

Ecco perché per riposare adeguatamente il cervello non bastano 2 o 3 ore di sonno. Il bisogno può variare, ma è durante la fase profonda che il cervello elabora le informazioni raccolte durante il giorno. Tra queste naturalmente per gli studenti ci sono gli argomenti studiati.

Se si dorme poco quindi la fase REM sarà corta e la memorizzazione non sarà ottimale per gli esami o le verifiche. Il sonno profondo è la vera chiave per essere sicuri di non svegliarsi la mattina con quell’orribile sensazione di aver scordato tutto. Un malessere fin troppo conosciuto tra le file degli universitari.

Apprendimento subliminale della “buonanotte”

Già decenni fa si era presagito il ruolo cruciale del riposo notturno per sedimentare le nozioni. Alcuni ricercatori però si erano spinti ad ipotizzare che ascoltare informazioni nel sonno consentisse di ricordarle da svegli. Così negli anni ’30 si erano già diffuse diverse teorie sull’apprendimento subliminale nel sonno.

Si tratta dell’ipnopedia, tutt’ora mai dimostrata. Gli esperimenti tuttavia misero in luce che dopo il sonno quanto appreso subito prima era rimasto ben impresso nella memoria dei partecipanti. Negli anni successivi qualcun altro tentò di nuovo esperimenti simili, fallendo.

Proprio di recente però (nel 2010) questo filone della ricerca è tornato ad essere di interesse. Un articolo a riguardo è stato pubblicato sulla rivista Nature Reviews Neuroscience. Pare che in alcune fasi del sonno l’ascolto di associazioni di parole permetta al cervello di trattanere alcjne informazioni. 

 

Come dormire per studiare meglio?

Quale è il momento migliore per dire “buonanotte” e abbandonarsi al sonno? Per gli studenti si tratta soprattutto di stabilire una routine regolare. Non importa tanto l’ora in cui ci si corica quanto il fatto di dare al corpo un equilibrio fra i cicli del riposo e dell’attività. 
 
Certo, come ribadito è più naturale andare a dormire tra le 22.00 e le 00.00. Chi svolge infatti lavoro notturni soffre di disturbi del ritmo circadiano perché inverte fra loro il sonno e la veglia. Il corpo e il metabolismo però sono abbastanza elastici. Tuttavia abitudini irregolari possono portare a disturbi come insonnia o sonnolenza.
 
Per riuscire a stabilire questa routine la parola o meglio la frase d’ordine è “niente caffè”. Quantomeno, non in quantità ingenti. Per quanto molti studenti vedano questa bevanda come un siero miracoloso per lo studio, essa ha un prezzo. 
 
La caffeina come anche la nicotina delle sigarette può aumentare la latenza di addormentamento. Questo significa che il sonno profondo tarda ad arrivare e allo stesso tempo si riduce. Accorciando la fase REM anche il periodo dedicato ad immagazzinare le informazioni finisce inevitabilmente per diminuire. 
 
Allo stesso tempo è sconsigliato anche di ricorrere all’alcool per addormentarsi più rapidamente. Effettivamente le bibite alcoliche facoriscono la sonnolenza, ma hanno un effetto negativo a livello della continuità del sonno. In sintesi, un’arma a doppio taglio.
 
Per addormentarsi più in fretta il sistema migliore è l’allenamento fisico. Dormire serve non solo al cervello ma anche ai muscoli per rilassarsi in vista delle attività del giorno seguente. Quindi correre o fare sport favorisce un ciclo sonno-veglia regolare. 
 

Insonnia per l’ansia

Paradossalmente, proprio il sonno aiuta a contrastare lo stress che determina il suo contrario, l’insonnia. Specialmente durante le sessioni d’esame è importante mantenere regolare le proprie abitudini relative al riposo. Dormire riduce la quantità di cortisolo in circolo, il famoso “ormone dello stress”.
 
Per abbassare il cortisolo possono tornare utili anche i cosiddetti power nap, i “sonnellini” per spezzare lo studio. A metà pomeriggio riposare venti minuti chiudendo gli occhi può aiutare a ridurre in parte lo stress e avere uno studio più proficuo. Bisogna fare attenzione però a non farne molti o all’arrivo della notte ormai non si avrà più sonno.
 
Altri metodi per contenere i livelli di quest’ormone amico dell’insonnia comprendono bere tè nero o acqua a intervalli regolari. Anche l’assunzione di magnesio tramite gli alimenti può essere di aiuto. Tra i cibi che ne sono ricchi ci sono la frutta secca, il cioccolato fondente e lo yogurt. L’alimentazione sana del resto è risaputo che migliori il sonno. 
 
Al contrario di quanto alcuni pensino, recuperare le ore di riposo perse non è semplice. Un debito di sonno si fa sentire, anche se di una sola notte. 
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