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L’esperienza internazionale fa la differenza: +15,4% sull’occupazione

L’esperienza internazionale fa la differenza: +15,4% sull’occupazione

Esperienza internazionale fa la differenza sulla occupazione
  • Nausicaa Tecchio
  • 28 Maggio 2023
  • Orientamento
  • 4 minuti

L'esperienza internazionale fa la differenza: +15.4% sull'occupazione

Molti giovani passano ore a chiedersi cosa serve nel curriculum per essere notati: la risposta è un’esperienza internazionale. Più che il voto con cui ci si diploma o laurea e di tante soft skills pare che ciò che porta in cima alla lista sia un tirocinio o un Erasmus. Lo si può anzi aggiungere alla lista dei motivi per mettersi in gioco con questi progetti.

Le ragioni per cui questa voce è rilevante per la selezione  in molte aziende consistono nelle diverse qualità che si tende ad associare a chi ha passato un periodo all’estero. Prima di tutto ci si aspetta che parlino in modo più fluente una o più lingue straniere rispetto a chi le ha imparate in Italia. 

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AlmaLaurea consiglia l’esperienza internazionale

Una volta conseguito il titolo di studio i neolaureati si registrano su questo portale per rapportarsi con le aziende e avere una propria bacheca per farsi notare. Sono quasi trent’anni che AlmaLaurea aiuta a mediare fra ex studenti degli atenei italiani e varie imprese, registrando in contemporanea i dati relativi all’occupazione. 

Proprio dall’ultimo report è emerso come a fare la differenza sia avere avuto almeno un’esperienza internazionale. In particolare il confronto fra i giovani laureati che non si erano mossi dall’Italia e quelli che avevano preso parte a programmi di scambio mostrava una differenza sensibile. La percentuale di assunzione cresce del 15,4% guardando questo aspetto. 

Particolare è il fatto che questa percentuale riguardi i periodi di studio in altri paesi. I tirocini all’estero a quanto pare hanno un impatto più contenuto sulla possibilità di trovare lavoro rapidamente (solo il 7,6%). Questi dati vanno letti anche alla luce del fatto che ora che la pandemia si è allentata gli studenti avranno meno problemi a partire. 

Nel 2021 solo il 7,1% dei laureati aveva approfittato dell’Erasmus durante il corso di studi, nel 2022 grazie anche alle minori limitazioni si è risaliti all’8,5%. Esistono tuttavia anche altri programmi di scambio come Overseas che possono coinvolgere università anche esterne all’Unione Europea. 
 

Come mai questo dettaglio piace ai datori di lavoro

Esaminando il curriculum di un candidato l’esperienza internazionale ha un certo peso perché è spesso segnale di una maggiore apertura mentale. Chi si imbarca in questo genere di progetti ha autonomia e maturità  poiché ha imparato a rapportarsi con realtà molto diverse dal quotidiano. Nelle aziende multinazionali si tratta di qualità molto rilevanti. 

Voler venire a contatto con culture diverse indica anche curiosità e desiderio di crescere e di imparare, senza fossilizzarsi nelle proprie convinzioni e conoscenze. Studiare in altri paesi permette di scoprire approcci diversi alla stessa materia e imparare a trattarne anche con una lingua diversa. Per farlo occorre impegnarsi e superare insicurezze e difficoltà.

Sostenere degli esami durante un’esperienza internazionale inoltre richiede agli studenti di esporre in modo fluente in una lingua diversa dalla propria. Questo richiede un certo livello di preparazione e spigliatezza oltre che la conoscenza dei termini specifici, molto al di sopra della classica certificazione linguistica. 

Avere a disposizione qualcuno in grado di rapportarsi con dei madrelingua in caso di riunioni o chiamate con rappresentati esteri è una risorsa preziosa per le aziende. Lo stesso vale per la corrispondenza via mail o la redazione di documenti in più lingue si tratta di persone versatili e che possono essere di supporto ai colleghi. 

Quali sono le mete migliori per un’esperienza internazionale?

La domanda che sorge spontanea a questo punto per i giovani universitari è quali paesi considerare per l’Erasmus o per altri programmi simili. Per chi volesse restare in Europa una delle scelte più adatte è la Francia e in particolare la capitale, Parigi. Oltre ad avere ottime università qui si recano studenti proveniente da paesi extraeuropei e nella città si respira un clima internazionale.

Rimanendo vicino a continente ma uscendo dall’UE è il caso di considerare Londra. Qui si trovano alcuni degli atenei inclusi nella top 10 mondiale e in generale un’esperienza internazionale nella capitale del Regno Unito fa un’ottima impressione. Londra è un importante centro finanziario e soprattutto chi studia Economia dovrebbe pensarci seriamente. 

Spostandosi oltreoceano e approdando negli Stati Uniti una delle città universitarie più celebri è Boston. Qui ha sede l’MIT (Massachussets Institute of Technology), un nome che sul curriculum di un ingegnere o un informatico sarebbe il sogno di molte aziende. La selezione è molto rigida ma ottenere un progetto qui può aprire moltissime porte. Per tentare è necessario sostenere il TOEFL.

Infine anche le esperienze in Australia sono molto apprezzate nel mondo del lavoro. La città di Sydney è una meta molto gettonata sia dagli studenti europei che americani. Qui si trova L’UTS (University of Technology of Sydney) l’ateneo più importante dello stato per le attività di ricerca industriale. 

Meglio in triennale o in magistrale?

A quanto risulta dal report di Almalaurea gli studenti che si imbarcano in un’esperienza internazionale sono quelli iscritti a una facoltà a ciclo unico (si tratta del 14%). Tra gli universitari che hanno completato la triennale e stanno seguendo il biennio di specializzazione la percentuale sul totale è dell’11,2%. In triennale invece emerge che solo il 5,8% decide di partire. 
 
Questo pattern non dovrebbe sorprendere poiché solitamente le lauree di secondo livello prevedono meno esami rispetto alle triennali. Un periodo meno intenso sembra il più adatto per valutare un Erasmus in modo da avere meno pressione per lo studio. Anche chi svolge un periodo all’estero nelle lauree a ciclo unico di solito lo prevede verso la fine del corso di studi. 
 
Fino all’anno della pandemia le percentuali stavano crescendo, per poi riabbassarsi nel 2020 e nel 2021 a causa della situazione globale. Per il futuro si spera che siano sempre di più gli studenti a valutare un’esperienza internazionale. Dal punto di vista economico è possibile approfittare delle borse di studio comunitarie del programma Erasmus. 
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