L'appello contro le tensioni nelle Università
I conflitti in corso non lasciano indifferenti gli studenti e così salgono le tensioni nelle Università. Confrontarsi su temi simili spesso può creare delle spaccature all’interno dei gruppi, così come fra i docenti e la popolazione studentesca. Per salvaguardare la libera espressione, senza sfociare in episodi violenti, i rettori degli atenei italiani si sono decisi a prendere la parola.
La questione ha mosso anche la ministra Anna Maria Bernini che li ha convocati a Roma nella sede del CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane). L’incontro si è tenuto a fine marzo e pare sia stato proficuo, ma gli episodi di occupazione non sono del tutto cessati e la situazione continua a evolvere.
L’origine delle tensioni nelle Università: il conflitto a Gaza
Il conflitto in corso a Gaza non lascia indifferente l’Occidente, in particolare la popolazione giovane che segue gli aggiornamenti. Con i numeri delle vittime che continuano a salire e l’allarme per gli aiuti umanitari non sono mancate le manifestazioni di protesta. Finché queste non sono arrivate anche all’interno delle aule universitarie creando un clima pesante che non si respirava da anni.
Un esempio lampante di come le tensioni nelle Università stiano salendo è quanto avvenuto all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bologna.
Mentre era in corso la cerimonia nel centro della città era in corso una manifestazione studentesca dove i ragazzi esibivano slogan contro la collaborazione con Israele da parte dell’ateneo UniBo.
In modo simile anche a Torino non sono mancate proteste al grido di “Palestina Libera” davanti alla sede delle materie umanistiche.
Qui l’ateneo ha dichiarato la propria posizione sulla guerra israelo-palestinese in data 19 marzo, vietando la partecipazione al bando MAECI 2024. Si tratta di una collaborazione fra atenei italiani ed enti di ricerca israeliani promosso dal Ministero degli Affari Esteri.
UniTo è stato il primo ateneo italiano ad assumere questa posizione, anche se i collettivi studenteschi “Cambiare rotta” e “Progetto Palestina” chiedevano di più. L’obiettivo degli universitari era infatti abolire tutti e nove gli accordi che l’ateneo ha al momento con le istituzioni israeliane.
La libertà di parola da salvaguardare
Già la decisione del Senato accademico dell’ateneo torinese non è stata ben accolta dalla ministra Bernini, indignata per questa “forma di esclusione”.
Ma va precisato che le tensioni nelle Università nascono anche da una risposta variegata sulla questione dai diversi atenei. Nel caso di Cagliari per esempio la mozione per interrompere la collaborazione con Israele è stata respinta.
I rettori però durante l’incontro a Roma hanno chiarito che intendono garantire e difendere il diritto alla libertà di parola all’interno degli atenei. Questo significa permettere agli studenti di esprimere anche l’opinione più radicale, a patto che sia con mezzi pacifici. Il limite rimane sempre quello che porta alla violenza, non ammessa in nessun caso.
Molti dei rettori pensano che con le attuali tensioni nelle Università sarà difficile tornare alla serenità di prima e condannano le manifestazioni violente. Il rettore dell’ateneo di Pisa tuttavia ha voluto sottolineare un importante concetto che spesso nelle notizie è stato trascurato. Ovvero che criticare le scelte del governo di Israele è legittimo e non si tratta in alcun modo di antisemitismo.
Riccardo Zucchi ha anche sottolineato come l’etnia e la politica non sono da unire, e gli studenti condannano la guerra, non il popolo. Non si può impedire di esprimere dissenso verso azioni violente finché le proteste non sfociano esse stesse in aggressioni. All’interno delle Università la libertà di parola è massima e tale deve restare.
L’intervento delle forze dell’ordine mosso dalle tensioni nelle Università
Le forze dell’ordine sono intervenute per contenere più di una protesta in corso in queste giornate di tensione nelle Università. Per esempio alla Sapienza di Roma hanno sbarrato la porta d’ingresso dell’Aula Magna che gli universitari volevano occupare per tenere un “controsenato accademico”. La rettrice Polimeni da tempo infatti nega un incontro ai collettivi degli studenti.
Alla Sapienza gli studenti dei collettivi Zaum e Cambiare rotta chiedono di interrompere i progetti di ricerca svolti in collaborazione con Israele. La ragione è che tra gli ambiti di lavoro si trovano anche tecnologie che secondo il parere degli studenti possono essere sfruttate a fini militari, oltre che civili.
Anche a Bologna la polizia è intervenuta in via Indipendenza dove hanno avuto luogo dei veri e propri scontri, arrivando al ferimento di due agenti e diversi studenti. La situazione è ancora tesa, ma il rettore Molari ha ringraziato le forze dell’ordine per il loro lavoro e ha ribadito che il legittimo dissenso non deve turbare l’ordine pubblico.