Statistica: saper interpretare i dati quanto è importante?
Spesso e volentieri si tende ad associare le discipline legate alla statistica ad attività noiose, un po’ monotone, in poche parole una mera raccolta di dati e numeri che vengono poi riportati sotto forma di grafici o semplificazioni. Insomma, molta matematica del tipo più noioso e tanti processi di messa in ordine di numeri e dati. Ma non è affatto così: la statistica è una disciplina, per prima cosa, molto più complessa e piena di sfaccettature di quanto non si tenda a pensare.
Diventare un professionista che lavora nell’ambito della statistica non è un percorso facile, e spesso la popolazione che non è abituata ad essere in contatto con tutto ciò che concerne la statistica non rende conto di quanto il lavoro di questi professionisti sia di fondamentale importanza per tutti noi. Qualunque sia la parte della società a cui apparteniamo, indipendentemente dalla nostra etnia, residenza, età, genere, lavoro, e tanto altro, dobbiamo essere grati a coloro che si occupano della raccolta, della messa in ordine e dell’elaborazione dei dati statistici. Ciò che emerge da questi dati, e dagli studi che vengono portati avanti per merito di essi, rappresenta spesso e volentieri la base per il cambiamento, o il miglioramento, di miriadi di realtà.
Fare statistica vs interpretare la statistica
Anche in casi in cui si riconosca il valore del lavoro compiuto da chi lavora nel mondo della statistica, sarebbe inutile negare che si tratta di un tipo di lavoro che non tutti potrebbero desiderare di fare, o a cui tutti potrebbero appassionarsi. C’è si tanta matematica, materia famosa per non essere particolarmente apprezzata da molti studenti (anche se rimane comunque molto amata da altri); non è da tutti, inoltre, saper cogliere quell’umanità che sta dietro a quelli che all’apparenza sono solo numeri. Ma se il lavoro dello statistico o della statistica può non piacere a tutti, è comunque di fondamentale importanza che ogni cittadino sappia approcciarsi ai dati statistici con abilità adeguate alla loro comprensione.
Saper interpretare i dati che si leggono ci permette innanzitutto di comprendere le realtà a cui si riferiscono. Realtà che possono toccarci in maniera diretta oppure no, ma che esistono comunque, là fuori, e che è necessario conoscere al fine di rimanere informati e di comprendere il mondo in cui viviamo giorno dopo giorno. Come ha ricordato il presidente dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) Gian Carlo Blangiardo, in occasione di una recente serie di incontri e iniziative promosse al fine di educare i giovani all’interpretazione dei dati, è necessario che l’educazione alla statistica formi parte integrante dell’istruzione dei cittadini italiani sin dai primi stadi. Uno degli esempi usati da Blangiardo è stato proprio relativo ai livelli di istruzione media della popolazione italiana, evidenziando come il numero di laureati rispetto al totale della popolazione sia cresciuto dall’appena 1%, negli anni Cinquanta del Novecento, ad un ben più grande 14% negli ultimi anni. Al di là di quello che è evidente vada ancora migliorato, a livello di istruzione della popolazione italiana, questo dato potrebbe suggerire che, oltre alla cultura generale, gli italiani hanno acquisito, negli ultimi settant’anni, anche una maggiore consapevolezza e capacità di interpretare i dati statistici. O almeno, così c’è da augurarsi!
Educare cittadini informati, perspicaci e dal forte pensiero critico
Come sottolineato anche dalle recenti campagne promosse nelle scuole, è importante continuare a sensibilizzare i giovani alla statistica e alla sua reale importanza nella vita di tutti i giorni. Come fare? Uno dei metodi che è stato utilizzato, di recente, è stato quello di indire concorsi, giochi ed altre attività a misura di bambino o di giovanissimo, anche tramite le scuole.
Per certi versi, le nuove generazioni hanno già più familiarità con la statistica, rispetto alle generazioni dei loro genitori o dei loro nonni: basti pensare all’attivismo, attività molto cara alla generazione dei millennials e dei gen z. Esso nasce e si sviluppa, spesso e volentieri, proprio grazie alla consapevolezza, da parte dei giovani, di certi dati riguardanti realtà da cambiare o da portare agli occhi del pubblico, appunto attraverso l’attivismo e i suoi derivati. Ma è importante continuare a dare ai giovani un’educazione sulla statistica che sia imparziale, che li stimoli a non credere a falsi dati, e che faccia di loro dei cittadini in grado di giudicare in maniera critica e indipendente le realtà che compongono il mondo.