Psicologia dell’età evolutiva: di cosa si occupa e come diventare un professionista
La psicologia dell’età evolutiva è una branca della psicologia dello sviluppo che studia il processo di crescita e organizzazione delle persone, legata alla crescita fisica e psicologica nell’ambiente sociale
La psicologia dell’età evolutiva prende in esame il periodo che va dalla nascita ai 18 anni. Infatti in questo periodo la personalità va acquistando, attraverso alcuni processi evolutivi, una maggiore autonomia e maturazione nella comprensione della partecipazione affettiva e di socializzazione.
Psicologia dell’età evolutiva
Secondo alcuni studiosi è sbagliato parlare di psicologia dell’età evolutiva in quanto ad oggi è stata sostituita, o meglio inglobata, dalla psicologia dello sviluppo. La psicologia dell’età evolutiva, si limitava all’età evolutiva appunto, mente la psicologia dello sviluppo abbraccia l’intero processo costituito dai cambiamenti che avvengono nell’arco della vita. Quanto alle peculiarità psicologiche tra bambini di età diversa, sono andati crescendo gli studi focalizzati sui processi di sviluppo, ovvero sui modi con il quale avvengono i cambiamenti da un’età all’altra e sui diversi fattori che determinano il cambiamento. Sono andate via via scemando le tradizionali teorie evolutive, come quella di Freud o quella di Piaget.
Dalle classiche indagini di tipo trasversale, dove si confrontano caratteristiche di gruppi diversi, si è passati alle indagini di tipo longitudinale, dove si confrontano gli stessi soggetti nel corso del tempo. Le indagini più attendibili sono proprio queste ultime perché consentono di determinare con maggiore sicurezza il ritmo e l’ordine di successione delle diverse fasi dello sviluppo. Naturalmente questo tipo di indagine è molto più difficile da realizzare rispetto ad uno studio di tipo trasversale.
La Psicologia dell’età evolutiva oggi
Oggi si assiste ad una frammentazione delle teorie classiche di riferimento, e si ritiene che il bambino lo si può comprendere nella sua complessità soltanto attraverso la sovrapposizione di molteplici studi che sono stati condotti con ottiche diverse. Inoltre, ad oggi è possibile studiare i comportamenti con maggiore precisione rispetto al passato, grazie alle nuove tecnologie che rilevano anche quei comportamenti non visibili ad occhio nudo. Ad esempio, è possibile osservare i riflessi neonatali, che una volta venivano considerate come risposte motorie primitive, e classificarli come una manifestazione dell’organizzazione senso motoria del neonato. Ancora, è stato dimostrato che già dalla nascita possediamo gusto, olfatto e udito ben sviluppati. L’apparato visivo, invece, si sviluppa nel primo anno di vita
L’intelligenza infantile non si limita al piano percettivo-motorio, è stato dimostrato da diversi studi che le abilità cognitive indicano la presenza di un pensiero simbolico già presente nei primi mesi di vita.
In età prescolare, poi, il bambino è in grado di organizzare delle idee in modo coerente e sommariamente lineare superando, talvolta, le competenze degli adulti.
Avvicinandosi alla fine dell’infanzia il bambino diventa capace di provare delle emozioni sempre più complesse, come l’orgoglio, il senso di colpa o la vergogna, e inizia a formarsi il sè, con un aumento o una diminuzione della stima di se stessi.
In altre parole il bambino di oggi, nella fase dell’ età evolutiva, si presenta come il protagonista del proprio sviluppo e questo comporta un’importante conquista per la psicologia dell’età evolutiva.
Come specializzarsi in Psicologia dell’età evolutiva
Per specializzarsi in Psicologia dell’età evolutiva occorre innanzitutto completare il percorso di studi in Psicologia, specializzandosi dopo la laurea in Psicologia dell’età evolutiva.
Il corso di laurea in Psicologia, pur non essendo a numero programmato nazionale, è normalmente a numero chiuso locale, cioè definito da ciascuna Università, che ne definisce le modalità e i contenuti della selezione per l’immatricolazione alla facoltà.