Il protozoo plasmodium falciparum
Pochi conoscono il nome scientifico del protozoo Plasmodium falciparum, ma è difficile trovare qualcuno che non abbia mai sentito nominare la malaria. Si tratta di una malattia che provoca un’infezione a carico dei globuli rossi, nota un tempo come paludismo in quanto si contraeva venendo punti dalle zanzare vicino agli acquitrini.
A una più attenta analisi è emerso però che proprio il protozoo nominato è l’agente che provoca la malaria. I ditteri, o meglio le zanzare, non sono che dei vettori per questo parassita, e durante la puntura lo rilasciano nella circolazione sanguigna. Possono così trasmettere l’infezione da un individuo malato a uno sano.
Il ciclo vitale del Plasmodium falciparum
Tratteremo in particolare questa specie, ma dobbiamo precisare che Plasmodium è un genere che raggruppa cinque specie, e tutte sono in grado di provocare la malaria. Si tratta di sporozoi, ovvero di protisti che producono spore. A scoprirli nel 1880 fu Charles Louis Alphonse Laveran, un medico francese. Il parassita ha bisogno di un ospite invertebrato per arrivare a quello finale, ossia l’uomo.
In quanto protozoo, Plasmodium falciparum è un organismo unicellulare con un ciclo vitale asessuato o schizogonico e uno sessuato o sporogonico. Il primo ha luogo all’interno dell’organismo delle persone infettate dal parassita, mentre quello sessuato si svolge nell’ospite intermedio, ovvero la zanzara Anopheles. Ma sono solo le femmine di questo insetto a trasmettere il protozoo con il loro morso.
All’interno dello stomaco della zanzara infatti si formato gli zigoti del parassita, che vengono chiamati oocisti. Questi arrivano alle ghiandole salivari dell’insetto dove si formato gli sporozoidi, la forma infettiva che finirà nel sangue dell’ospite umano. A questo punto il parassita penetra nei globuli rossi dove inizia a crescere distruggendo la cellula dall’interno effettuando così il ciclo schizogonico.
La durata di questo ciclo è di circa 48 ore, ma al suo interno si possono distinguere più fasi. Restando nel circolo sanguigno degli umani il parassita può arrivare agli epatociti e infettare anche queste cellule oltre agli eritrociti. Si tratta di un ciclo extraeritrocitario, ma una volta che la cellula del fegato subisce la lisi il parassita torna nel sangue.
Le fasi di infezioni dell’eritrocita
Nel caso della specie Plasmodium falciparum si può dividere il ciclo schizogonico (ovvero quando infetta i globuli rossi) in quattro fasi. In caso di un’infezione acuta se ne può avere anche una quinta, più frequente negli altri Plasmodium. Vediamole di seguito:
- Anello. Si tratta del primo stadio infettivo, dove il parassita occupa solo una parte dell’eritrocita, all’incirca un terzo, e ha una durata di circa 12 ore. Al microscopio si nota una forma ad anello, con un nucleo di colore scuro.
- Fase del trofozoita. In questo secondo stadio il parassita inizia ad accrescersi all’interno dell’eritrocita, e si nota che anche il nucleo aumenta la propria dimensione. Per farlo si nutre della cellula stessa, e al microscopio si osserva una parte del globulo rosso molto scura e uniforme.
- Fase dello schizonte. Si tratta dello stadio che si osserva solo in alcuni casi di infezione grave da parte di Plasmodium falciparum. In tali circostanze da un solo nucleo come era visibile fino alla fase precedente se ne ottengono altri per divisioni successive. Quindi si passa ad averne due, poi quattro, otto e così via.
- Stadio a rosetta. A questo punto al microscopio si possono osservare almeno 16 nuclei circondati da un sottile strato di citoplasma, disposti molto vicini fra loro in quanto originati da divisioni successive. Dura all’incirca otto ore.
- Fase del gametocita. L’eritrocita perde la sua forma originale e si presenta deformato e schiacciato, non più sferico ma ovale.
Come evolve la malaria causata da Plasmodium falciparum
Abbiamo già detto che la malaria si contrae a causa del passaggio del parassita da una zanzara del genere Anopheles all’uomo. Questo implica che i casi di malaria sono frequenti nei periodi caldi dell’anno, poiché l’insetto vettore può vivere e riprodursi solo con una temperatura minima di 18°C. In inverno invece è raro contrarre questa infezione.
La malaria può progredire fino a provocare danni irreparabili ad alcuni organi, fra cui i reni e i polmoni. Questo perché il parassita deformando i globuli rossi può rendere difficile la circolazione capillare. Per la diagnosi si esegue uno striscio di sangue del paziente e si esaminano gli eritrociti al microscopio ottico.