Parlare in pubblico: come farlo e convincere gli interlocutori
A scuola per le relazioni o in teatro al momento del debutto: parlare in pubblico può essere spaventoso. Proprio per questo negli anni sono nate guide, esercizi e persino corsi per allenare i più timidi a mettersi in gioco. Davanti ad un microfono o a una riunione, ci sono delle tecniche per rendere il proprio discorso sempre più fluido.
Parlare in pubblico: come allenarsi?
Come sempre il problema più difficile è iniziare, dare la nota di avvio al proprio discorso. Quando ci si alza in piedi e si apre la prima slide o quando si alza il sipario, la voce sembra sparire nelle profondità della gola. Per evitare di ritrovarsi ad aprire e chiudere la bocca come un pesce fuor d’acqua, meglio allenarsi prima.
Un trucco vecchissimo spesso consigliato in primis agli studenti e agli attori è parlare davanti allo specchio. Possibilmente uno specchio grande, che permetta di vedersi per intero. Parlare guardando sé stessi permette anche di visualizzare come si appare e correggere eventuali dettagli. La posizione del viso o delle braccia ad esempio. Sapere che immagine daremo aiuta anche a sentirsi più sicuri.
Se lo specchio non convince allora si può ripiegare su un uditorio “simulato” prima di parlare in pubblico davvero. Le piante sul davanzale o dei pupazzi, in modo che anche se si sbaglia non ci siano reazioni da parte della platea. Se ci si fida parecchio di qualcuno che sappiamo ci darebbe sicurezza al limite basta chiedere una mano. Un genitore o un amico che ci ascolti senza fare smorfie e in grado di restare concentrato.
Quando invece ormai si è nel luogo dove deve avvenire la presentazione per darsi la spinta basta un po’ di immaginazione. Pensare a qualcosa di buffo per ritrovarsi un sorriso stampato in faccia e vincere la paura è un ottimo sistema. Il cliché vuole che si pensi a chi si ha davanti in mutande, ma va bene qualsiasi cosa sciolga la tensione, oltre che la lingua.
Condurre il discorso dopo l’incipit
A teatro c’è già il copione, ma quando si deve parlare in pubblico per conferenze o a riunione le cose cambiano. Il registro della converazione può variare, ma ci sono delle tecniche universali per non bloccarsi o riprendere se la memoria fallisce. Eccone alcune da tenere sempre presenti:
- Storytelling, o meglio l’introduzione di aneddoti. Quando sembra di aver sbagliato direzione o se il punto successivo della scaletta sfugge, il silenzio non è la soluzione. Improvvisare è sempre la chiave, ed è un’arte che si affina solo con la pratica. Basta introdurre un episodio legato al tema, magari ironico, con cui intrattenere chi ci ascolta intanto che aspettiamo che la memoria ci assista. Meglio ancora se l’esprienza è personale, così saremo sicuri di non sbagliare nulla.
- Una scaletta sintetica. Per parlare in pubblico molti tendono a scrivere il discorso completo ma la soluzione migliore è seguire dei punti con delle parole chiave. Se si impara a memoria il testo un errore potrebbe mandare a monte tutto il messaggio, quindi meglio riservarsi spazio di manovra. Inizialmente si possono usare scalette più particolareggiate, dopodiché via via si prende dimestichezza.
- Citazioni famose. Forse la tecnica universale per eccellenza per dare sostegno al proprio discorso. Non importa che l’argomento di cui si deve parlare in pubblico sia scientifico, letterario o politico. Avvalersi delle parole di personaggi celebri mostra un certo grado di cultura oltre che “innalzare” il tono. Insomma, se usate a dovere le citazioni possono fare la differenza.
- Emozionare l’uditorio. Per quanto ben gestito, un discorso che non suscita alcuna sensazione nel pubblico risulta poco interessante, Occorre far partecipare chi ascolta, cercando di mostrare a propria volta le emozioni che si vuole trasmettere.
Uso del linguaggio del corpo
Quando si deve parlare in pubblico il trasporto della platea dipende non solo dal discorso ma anche dalla comunicazione non verbale. Per convincere occorre mostrarsi sicuri, sia con il tono di voce sia con la gestualità unità alla postura.
Durante la presentazione trasmettere dinamicità per esempio è ottimo per mantenere viva l’attenzione del pubblico. Per cui quando si può stare in piedi davanti all’uditorio muoversi è un’ottima idea. Camminare senza essere frenetici ma spostarsi, in modo che le persone siano costrette a seguire con lo sguardo il relatore. La staticità tramette noia, anche con la parlantina migliore.
Se si è sufficientemente vicini al proprio pubblico anche le espressioni del viso entrano in gioco. Un sorriso ammiccante quando si arriva al messaggio principale rassicura, come una pacca sulla spalla. Mantenere la coerenza fra il linguaggio e le emozioni che il corpo esprime mostra la convinzione, senza dare l’idea che il discorso sia preimpostato.
Anche guardare negli occhi a turno i membri dell’uditorio ravviva l’attenzione perché fa sentire partecipi gli ascoltatori. Se si deve parlare in pubblico occorre ricordare che non basta arrivare alla fine, ma che chi è presente vuole sentirsi coinvolto.
Feedback necessario
Prima di iniziare un discorso davanti a colleghi, amici o perfetti sconosciuti occorre tenere presente da chi è composto l’uditorio, Parlare in pubblico è un’arte fluida che va piegata a seconda di chi si vuole convincere o anche solo interessare. La scelta degli argomenti da portare deve essere tarata a seconda della cultura, dell’età media e del settore delle persone che abbiamo davanti.
Il modo migliore per sapere che la trasmissione del messaggio è andata a buon fine però è chiedere. Al termine della propria presentazione è bene ringraziare per l’attenzione mostrata e riservare tempo per le domande. Per quanto si sia sicuri di non aver tralasciato alcun dettaglio non va mai dato per scontato che tutti ragionino secondo lo stesso schema mentale.
Le domande finali sono il banco di prova per chi sta imparando a parlare in pubblico. Il momento in cui si può imparare davvero qualcosa a seconda dei quesiti che si ricevono. Anzi, prepararsi una lista delle eventuali domande è un esercizio che conviene praticare ad ogni occasione.