Ossimoro: significato ed esempi della figura retorica
L’ossimoro è una figura retorica ampiamente utilizzata sia nel linguaggio parlato sia, soprattutto, in opere con accezioni poetiche. Analizziamone insieme struttura e significato.
Che cosa sono le figure retoriche
- espressione di un’ idea (tra cui l ’ossimoro, ma anche perifrasi, epifonema, antitesi, etc);
- modificare il significato della parola (metafora, allegoria, antifrasi, etc);
- cambiare la forma del termine (crasi, apocope, etc);
- scegliere termini maggiormente appropriati all’ ambito esposto (eufemismo, epiteto, etc);
- disposizione delle parole all’interno del discorso (climax, anastrofe, parallelismo, etc);
- traduzioni in forma letteraria di suoni (onomatopea, allitterazione).
Che cos’è l’ ossimoro
Caratteristiche peculiari dell’ ossimoro
Quando si parla dell’ ossimoro bisogna ricordare che, oltre all’ opposizione tra i due termini, uno dei due ha un ruolo preponderante sull’ altro. L’ accostamento inoltre non è mai casuale o occasionale ma si tratta di un vero e proprio obiettivo stilistico da parte dell’ autore.
L’ossimoro quindi è utilizzato per:
- attirare l’attenzione su una particolare frase;
- ravvivare una conversazione con ironia e sottile sagacia;
- migliorare la comprensione di un concetto difficilmente spiegabile se non in modo figurato;
- indurre il lettore a riflettere su ciò che il messaggio vuol far passare;
- donare un effetto drammatico al racconto o, al contrario, umoristico o comico;
- indicare un linguaggio elevato e ricercato.
L’ossimoro ha inoltre come peculiarità quella di saper raccontare qualità non usuali di uno specifico concetto, formandone uno nuovo. Se a prima occhiata l’ossimoro può destare stupore o sembrare irrazionale, in realtà cela un senso preciso che non si riuscirebbe esprimere al meglio in altri modi. In quanto figura retorica è indubbiamente spiazzante ma immancabile in una forma di comunicazione così fantasiosa e ricercata quale è la poesia.
Differenze tra ossimoro ed antitesi
Molto spesso c’è molta confusione tra queste due differenti figure retoriche, l’ossimoro e l’antitesi. Se è vero che anche l’antitesi si fonda su due o più termini in contrapposizione, le somiglianze terminano qui.
L’ossimoro, infatti è facilmente distinguibile in quanto composto da due parole l’una dopo l’altra che sono:
- o un nome e un aggettivo che si riferiscono alla medesima entità ma dispensano due caratterizzazioni opposte;
- o un aggettivo o un avverbio che determina il sostantivo che lo segue o precede.
Per quanto concerne l’antitesi (come ad esempio “ Vivo alla morte ma morto alla vita” di L. Pirandello), invece:
- le frasi che la contengono sono tendenzialmente più complesse;
- le parole in contrasto più distanziate;
- seguono uno schema per lo più simmetrico;
- costituiscono un’opposizione generale ma non per forza illogica come è invece quella dell’ossimoro.
Ad ogni modo, attenzione a non abusare nell’uso dell’ossimoro nè di altre figure retoriche. A volte, ove utilizzato come rimedio letterario, possono diventare noiose agli occhi del lettore. Prediligere dunque, la moderazione.
Un po’ di poesia…