Neuroni specchio ed empatia
I neuroni specchio hanno un ruolo fondamentale nella comprensione dell’empatia. Essi consentono infatti di comprendere gli stati emotivi degli altri, imitarne le azioni e molto altro.
Immagina di poter “sentire” ciò che provano gli altri, di condividere le loro gioie e i loro dolori come se fossero i tuoi. Sembra quasi una magia, eppure questa capacità è intrinsecamente legata al funzionamento del nostro cervello. I neuroni specchio, un tipo particolare di cellule nervose, giocano un ruolo fondamentale in questo processo.
Scopri come questi minuscoli “specchi” cerebrali ci permettono di connetterci con gli altri su un livello profondo e di sviluppare quella straordinaria capacità che chiamiamo empatia.
La scoperta dei neuroni specchio
Tra gli anni ’80 e gli anni ’90, Giacomo Rizzolatti, Giuseppe Di Pellegrino, Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese, gruppo di ricercatori e neurofisiologi dell’Università di Parma iniziarono ad interrogarsi su come il cervello umano riconosca le azioni altrui.
Per farlo, nel 1992 iniziarono degli esperimenti su dei macachi.
Posizionarono degli elettrodi nella loro corteccia premotoria ventrale ed osservarono che i neuroni si attivavano sia quando la scimmia faceva un movimento sia quando osservava lo stesso movimento eseguito dallo sperimentatore.
Il gruppo pubblicò un articolo, discutendo il ruolo di questo sistema di neuroni ed ipotizzando che la regione di Broca umana equivalesse alla corteccia premotoria ventrale della scimmia. Ipotizzarono inoltre l’esistenza di un sistema, che comprende aree parietali, frontali inferiori e premotorie, deputato al riconoscimento delle azioni non solo quando le osserviamo ma anche quando leggiamo o ascoltiamo una parola associata ad una azione
Nacque così il termine “neuroni specchio” per evidenziare la capacità di rispecchiare una specifica azione motoria nel cervello dell’osservatore. Studi successivi hanno poi confermato che l’osservazione di azioni altrui determina l’attivazione delle regioni precentrali negli esseri umani. In altre parole, un osservatore comprende le azioni delle altre persone perché le rappresenta nel proprio cervello come se lui stesso stesse eseguendo quell’azione.
Che cosa sono e a cosa servono
- imitare azioni
- comprendere gli stati mentali altrui
- comprendere le azioni e le intenzioni delle altre persone
- formare legami sociali
- percepire arte e creatività
- corteccia premotoria;
- area motoria supplementare;
- corteccia somatosensoriale primaria;
- corteccia parietale inferiore.
Neuroni specchio ed empatia
- immedesimarsi negli altri;
- comprendere ciò che un altro individuo sta provando;
- sentirsi interconnessi esercitando l’empatia.
- possibilità di capire e individuare ciò che l’altro prova a livello cognitivo;
- possibilità di comprendere cosa prova l’altro a livello emotivo;
- compassione verso una persona e conseguente reazione.
- connettersi su un livello più profondo
- comprendere le intenzioni degli altri
- interpretare in modo corretto gli stati mentali altrui
- capirne motivazioni e desideri
Altre teorie
- teoria motoria del riconoscimento delle azioni: sostiene che l’abilità di capire o riconoscere il significato di un’azione è situata nel nostro sistema motorio. È quindi possibile riconoscere un’azione solo se vi è una simulazione della stessa osservata nel sistema motorio dell’osservatore. In quest’ottica le rappresentazioni motorie e quelle concettuali interagiscono tra loro e le prime sono in grado di influenzare le seconde.
- teoria cognitiva del riconoscimento delle azioni: l’informazione semantica riguardante le azioni è astratta e le rappresentazioni concettuali sono immagazzinate in aree prettamente concettuali al di fuori del sistema sensorimotorio in regioni non-motorie. Quando si osserva un’azione, viene attivata l’area concettuale non-motoria che contiene tutte le informazioni relative al significato dell’azione e che ci permette di comprendere l’azione. Solo in seguito, tramite connessioni associative, viene attivata l’area premotoria;
- altri studi moderni: teorie più moderate che cercano di conciliare le due visioni precedenti.