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NEET: chi sono e quali sono i rimedi al fenomeno

NEET: chi sono e quali sono i rimedi al fenomeno

neet rimedi al fenomeno
  • Chiara Carnevale
  • Novembre 12, 2022
  • Orientamento
  • 4 minuti

NEET: chi sono e quali sono i rimedi al fenomeno

Chi sono i NEET e perché sempre più spesso si sente parlare di loro?

I dati relativi a questo fenomeno sono molto allarmanti sia in Italia che in Europa, in quanto il numero di giovani che non studiano e non lavorano è in continua crescita e potrebbe rappresentare un allarme per la nostra economia.

In questo articolo ci occuperemo proprio di questa categoria di persone e più nel dettaglio scopriremo:

  • cosa si intende per NEET?
  • quali sono le cause e le conseguenze di questo fenomeno?
Indice
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Chi sono i giovani NEET?

La parola NEET deriva dall’acronimo inglese “Not in Education, Employement or Training” e viene utilizzata in tutta Europa per indicare quei giovani tra i 15 e i 34 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano alcun tipo di corso di formazione.

Più in particolare, i NEET vengono suddivisi nelle seguenti sottocategorie:

  1. giovani disoccupati, ovvero chi non ha un lavoro ma lo sta attivamente cercando;
  2. giovani inattivi, ossia chi non ha un lavoro e non ha intenzione di cercarlo;
  3. ELET (Early Leavers from Education and Training), cioè coloro che hanno interrotto precocemente gli studi;
  4. neolaureati;
  5. coloro che si prendono una pausa dal lavoro o dallo studio per esigenze personali.

Ma nel nostro paese, quanti sono i NEET? 

Secondo le recenti ricerche si stima che l’Italia sia una delle nazioni europee con il più alto tasso di NEET: in base a questo spiacevole primato 1 ragazzo su 4 rientra in questa categoria con una percentuale complessiva che si aggira attorno al 25,1%.

 

Quali sono le cause di questo fenomeno?

Le NEET cause che spingono i giovani a non avere uno scopo di vita preciso sono da ricercarsi non solo nell’economia e nell’inefficienza del mercato del lavoro, ma anche nei contesti sociali in cui queste persone crescono e vivono. 

La maggioranza di questi giovani vive in territori dove vi è scarsa produttività e disuguaglianza sociale, ma il fenomeno dei giovani NEET si verifica anche per via della scarsa conoscenza del mondo del lavoro e dell’assenza di un adeguato orientamento durante le scuole superiori.

Molti non sanno quale sia il percorso più adatto a loro, altri sono indecisi se continuare con gli studi universitari o intraprendere un’esperienza lavorativa. A causa di questo “clima incerto” vengono sopraffatti dallo sconforto di non sapere ciò che è migliore per la loro crescita personale e professionale, finendo per gettare la spugna e non fare nessuna scelta concreta. 

È difficile individuare una sola tipologia di NEET, in quanto ognuno di loro ha una propria storia personale che ha contribuito a farli diventare tali. Sicuramente, il fenomeno ha avuto una grossa accelerata a causa della crisi economica e della pandemia di Covid-19. 

L’aumento del costo della vita e l’assenza di stipendi adeguati o addirittura la mancanza di posti di lavoro, ha fatto sì che molti non riuscissero a trovare la propria strada professionale, finendo così col farsi mantenere dalla propria famiglia di origine.

 

E le conseguenze per i giovani e per il nostro paese?

Quali sono le conseguenze del fenomeno NEET?
 
Come ti ho già detto nel paragrafo precedente, in Italia il fenomeno NEET ha assunto un’impennata anomala rispetto al resto d’Europa, questo desta molta preoccupazione perché non vi è il giusto utilizzo del potenziale umano e lavorativo che dovrebbero apportare le giovani generazioni.
 
I NEET, prima di diventare tali, incontrano moltissimi ostacoli che li portano di conseguenza ad abbandonare sogni ed obiettivi. La mancanza di uno scopo, a lungo andare, provoca ansia e problematiche economiche, sociali ed individuali.
 
Diventare NEET a lungo termine ha numerosissimi svantaggi, uno dei quali la difficoltà nel trovare un’occupazione stabile (in tarda età rispetto agli altri) e la mancanza di un reddito adeguato che impedisce di potersi creare una propria indipendenza e andare a vivere da soli.
 
Questi fattori generano lo sviluppo di comportamenti errati, che portano questi ragazzi a chiudersi e ad evitare la vita sociale. Complice di tutto ciò è anche la nostra società, che ci impone di essere sempre perfetti, di non commettere errori e di stare sempre al passo con i tempi. La competizione con i nostri coetanei è sempre più spietata e voler emergere a tutti i costi e in tutti i contesti è diventato lo “sport” preferito di tantissimi ragazzi. 
 
Chi non riesce a “mantenere il giusto ritmo” viene automaticamente tagliato fuori ed etichettato come “fallito”, ma in realtà, ognuno ha i suoi tempi e non tutti partiamo da una posizione privilegiata che ci permette di raggiungere gli obiettivi allo stesso identico modo e con le stesse tempistiche degli altri.
 
Anche le cause familiari giocano un ruolo fondamentale in questo contesto. Spesso i giovani non si sentono supportati e consigliati dai loro genitori o al contrario sanno di poter contare sul loro aiuto economico e preferiscono stare a casa piuttosto che impegnarsi in attività produttive. 
 
A pagarne il conto più caro di tutta questa situazione oltre alla salute fisica e mentale dei NEET stessi, è senza dubbio la nostra economia e il panorama lavorativo italiano che non offrendo concrete possibilità occupazionali continua ad assistere alla mancanza di forza lavoro giovane e ad un aumento della fuga dei giovani italiani all’estero. 
 
 

Come arginare questo problema?

Sviluppare meglio il sistema educativo e l’accesso al mercato del lavoro sono i primi passi da compiere per arrestare gradualmente il problema. Ascoltare i giovani e i loro disagi è assolutamente indispensabile per capire da dove ripartire.
 
È necessario che i NEET ritrovino la voglia di lavorare, studiare e di vivere appieno i contesti sociali che le nostre città offrono. Migliorare questa condizione che porta ad uno spreco del potenziale produttivo è difficile ma non impossibile.
 
Promuovere attività come tirocini e stage giustamente retribuiti potrebbe essere una delle manovre da intraprendere per uscire da questa fase di stallo. Il passaggio più problematico è senza dubbio quello dalla scuola al lavoro, ed è qui che bisogna intervenire per fornire una spinta adeguata verso il giusto impiego o verso il prosieguo degli studi. 
 
Questi obiettivi dovrebbero diventare priorità dei governi per far sì che i giovani NEET abbiano la possibilità di mettere in gioco il loro potenziale e possano finalmente
sentirsi a tutti gli effetti cittadini di questo paese. 
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Scritto da
Chiara Carnevale
Chiara Carnevale
Il digital marketing è la mia grande passione e le mie principali aree di interesse sono la SEO e i social media. Cerco di mantenermi sempre aggiornata stando al passo con i tempi e mi piace leggere libri di crescita personale.
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