Medici a gettone: come cambia la professione e il sistema sanitario
Il cosiddetto fenomeno “dei medici a gettone” è molto in auge in Italia ai giorni d’oggi. Prima dichiarato illegale e poi tornato insieme alla pandemia di COVID-19 ha un impatto sociale grave e preoccupante.
Analizziamolo insieme.
Chi sono i medici a gettone
- sono solitamente chiamati da società private o cooperative;
- svolgono il lavoro da liberi professionisti;
- sono perlopiù molto giovani, senza esperienza né specializzazione;
- vengono pagati molto di più rispetto ai colleghi (il doppio, se non addirittura il triplo)
- servono a tappare eventuali buchi dell’amministrazione;
- hanno bassa responsabilità e minimi compiti burocratici, non essendo assunti dall’azienda ospedaliera
- 37,6%: vuole spostarsi a cooperative o società private;
- al 50% per le fasce più giovani;
- 45% per chi ha tra i 36 e i 45.
- Piemonte: 50%;
- Liguria: al 70%;
- Veneto: l’80%.
Rischi derivati dalla presenza dei medici a gettone
- mancanza di trasparenza: non esiste alcuna verifica del percorso formativo dei medici a chiamata;
- discontinuità per le cure dei pazienti: le cooperative non possono nè garantire la costanza nè di certo la presenza dello stesso medico curante;
- difficoltà nell’inserirsi nell’ambiente lavorativo: regole, organizzazione e protocolli sono differenti in ogni singolo struttura;
- maggior possibilità di commettere errori: la gestione dei turni dei medici a gettone è infatti in autonomia. Di conseguenza manca il controllo sull’osservanza delle pause obbligatorie. I medici, con turni a volte di anche 36 ore consecutive, hanno più probabilità di commettere errori;
- impatto sulla spesa pubblica: nonostante il servizio sanitario nazionale sostenga una spesa onerosa, i servizi risultano ad ogni modo spesso inadeguati.
Come arginare il fenomeno? Possibili soluzioni
Quali sono le soluzioni che si possono attuare per arginare il fenomeno dei medici a gettone? La risposta è complessa.
La situazione attuale non è una novità ma anche l’ esito di anni di tagli sulla sanità. I posti letto sono infatti ad oggi in misura decisamente minore rispetto alle necessità. Inoltre il tetto di spesa per il personale impedisce alle strutture sanitarie di assumere e pagare meglio i dipendenti. In più bisogna tenere presente il blocco del turnover. Negli ultimi anni infatti chi è andato in pensione non è stato sostituito in maniera proporzionale.
La situazione non potrà quindi di certo migliorare con rapidità. Alcune misure da attuarsi possono essere:
- assumere specializzandi inquadrandoli come dirigenti medici in formazione;
- riconoscere come attività usurante l’emergenza-urgenza;
- rifondare l’intero sistema tramite l’istituzione della figura di dottore unico di emergenza-urgenza. Questo dovrà avere il compito di operare nel sistema pre-ospedaliero, nei servizi di pronto soccorso e nella Medicina di emergenza-urgenza;
- valorizzare l’aspetto economico;
- dotare il territorio di medici che si occupino dei pazienti senza l’ausilio del ricovero ospedaliero.
Proposte da parte delle istituzioni
Quella dei medici a gettone è ormai una prassi radicata che deve essere smantellata. A livello istituzionale, in vista del fenomeno, sono stati presentati alcuni possibili interventi:
- chiarimento del nodo della retribuzione oraria dei medici a gettone
- controllo delle strutture sanitarie in suolo italiano;
- monitoraggio di imprese e cooperative private che forniscono personale sanitario agli ospedali.
Ad oggi le irregolarità riscontrate sono già molte:
- medici troppo anziani;
- impiego di figure sanitarie senza l’adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro;
- casi di esercizio abusivo della professione;
- impiego di risorse umane non adatte alle esigenze di specifici reparti ospedalieri.
Il tutto è inoltre anticostituzionale. La Costituzione infatti impone all’ art.97, l’accesso alla Pubblica amministrazione solo e unicamente tramite concorso. Non è quindi comprensibile perché esista questo massiccio ricorso alle cooperative private per sopperire la carenza di personale medico. La legge prevede anche che i medici non possano lavorare più di 13 ore consecutive. La triste realtà è però che un dottore, se non un dipendente, può coprire più turni di seguito in strutture diverse.
Speriamo che il fenomeno si riesca ad arginare al più presto per non provocare ulteriori danni alla categoria di medici e a quella dei pazienti.