Manager coach: chi è e come può trattenere i talenti in azienda
Oggi più che mai le aziende, non solo quelle nostrane, ma anche quelle estere, si stanno trovando a dover affrontare un problema frequente. E, per risolverlo, la figura del manager coach è quella più utile. Non a caso, questo ruolo si sta diffondendo sempre più.
Negli ultimi anni, e soprattutto da quando la pandemia ha sconvolto le nostre vite, il fenomeno delle dimissioni volontarie è aumentato a dismisura. Solo nei primi nove mesi del 2022 più di un milione 600mila dipendenti hanno scelto volontariamente di dimettersi.
I dati sono ancor più preoccupanti se consideriamo l’ultimo trimestre 2022, quando sono stati più di 560mila i lavoratori che hanno lasciato il proprio posto di lavoro.
E questi dati sono limitati al nostro Paese, dove il fenomeno delle dimissioni è aumentato del 22% rispetto all’anno precedente.
Le aziende italiane, dunque, si trovano a dover affrontare quella che ha assunto la configurazione di una vera e propria corsa ai talenti. Una corsa che però può essere affrontata e vinta con l’ausilio del manager coach.
Analizziamo più da vicino la situazione e questa nuova figura, il cui ruolo si sta diffondendo all’interno dell’organigramma delle aziende.
Corsa ai talenti e dimissioni: i retroscena e le cause del fenomeno
La figura del manager coach può essere compresa appieno solamente se analizziamo preventivamente la situazione attuale.
Il periodo pandemia/post-pandemia ha introdotto, come sappiamo, delle novità significative a livello dell’organizzazione lavorativa. Ma l’introduzione dello smart working, che spesso e volentieri rivela un lato non proprio smart, non è stata l’unica novità.
I lavoratori hanno anche dovuto affrontare una situazione ancor più precaria rispetto agli anni precedenti e al periodo pre-pandemico. Come se non bastasse, poi, la cultura manageriale odierna è spesso orientata al risultato, senza tener conto dei reali bisogni dei dipendenti.
I quali, dal canto loro, complice il contesto precario e anche grazie alle nuove forme di lavoro a distanza, sono diventanti più consapevoli di tali bisogni.
L’aumento del numero di lavoratori che hanno scelto volontariamente di dimettersi è derivato, nella maggior parte dei casi, non solo dalla volontà di trovare un lavoro migliore dal punto di vista economico. Chi ha scelto di lasciare il precedente impiego lo ha fatto nel tentativo di trovare una posizione lavorativa nuova e in grado di garantire maggiori soddisfazioni.
Durante i periodi di lockdown sembra essere cresciuta la consapevolezza dei lavoratori in merito alla propria occupazione e alle problematiche relative. E, qualora la condizione lavorativa sia stata giudicata poco soddisfacente, i lavoratori hanno deciso di abbandonarla.
In questo panorama abbastanza complesso, non è più possibile pensare che, per trattenere i migliori talenti in azienda basti offrire loro un compenso più alto rispetto ai concorrenti.
C’è bisogno, dunque, di una soluzione più radicale per contrastare il fenomeno delle dimissioni volontarie. In questo complesso panorama, comunque, può venirci in aiuto la figura del manager coach.
Chi è il manager coach
Non tutte le aziende, infatti, sono rimaste a guardare. Nel tentativo di trattenere i talenti migliori in azienda, i manager hanno assunto una condizione di coach.
Non a caso, i lavoratori oggi prediligono quelle realtà aziendali capaci di comprendere il valore e l’unicità di ciascun dipendente.
I risultati di uno studio di ICF Global Coaching Studies, tra l’altro, confermano questa nuova tendenza aziendale che mira a ricorrere alla figura del manager coach.
Innanzitutto, le aziende che ricorrono al coach ha subito un incremento del 33%. Il numero di manager che hanno implementato le abilità di coaching per trattenere talenti in azienda, poi, è salito del 46%.
Sono queste le realtà che vengono maggiormente scelte dai lavoratori. Dove il talento viene valorizzato, è possibile trattenerlo. Nel caso in cui si pensi soltanto ad obiettivi e produzione, i lavoratori sono più propensi ad abbandonare il proprio posto di lavoro.
Ma chi è, dunque, il manager coach e come si inserisce questa figura in azienda?
In azienda, il leader e le figure manageriali non sono mai mancati. Tuttavia, queste figure devono necessariamente evolversi, in modo da essere capaci di scoprire talenti e trattenerli.
Solo trattenendo i talenti migliori sarà possibile, alla fine, raggiungere gli obiettivi aziendali.
Il manager coach è quindi molto lontano dal vecchio leader autoritario tipico delle aziende poco innovative. È una figura manageriale empatica, che ha il compito di comunicare e, in questo modo, di influenzare.
Deve quindi instaurare rapporti con i propri lavoratori, creando una collaborazione basata su interazione e fiducia.
Le figure manageriali non devono quindi essere più viste come quelle figure che si occupano di distribuire punizioni e premi. Si tratta, piuttosto, di figure in grado di individuare (e far permanere) i migliori talenti in azienda, arginando il fenomeno delle dimissioni volontarie.
Manager coach: come implementare il coaching in azienda
L’intero management aziendale dovrebbe dunque adottare il coaching come punto cardine e come modello mentale. Ovviamente, ad oggi siamo poco abituati alla figura del manager coach e, per i leader aziendali, questa implementazione potrebbe non essere immediata.
Quella del manager coach, come già detto, è una figura che si discosta totalmente dalle classiche figure manageriali. Si pone cioè su un altro piano, concentrandosi sul potenziale del lavoratore e agendo in modo da permettergli di esprimerlo.
Il coaching concepito in tal senso potrebbe essere quanto di più lontano dalla realtà aziendale, dove spesso i manager sono abituati ad avere il pieno controllo della situazione.
Tuttavia, anche se complessa, si tratta di una implementazione imprescindibile se l’obiettivo è quello di non sprecare talenti, che potrebbero optare per la dimissione qualora si sentano insoddisfatti.
Un manager o un leader possono comunque diventare manager coach seguendo un percorso fatto di alcuni step.
La prima cosa da fare è abbandonare il controllo totale, per passare all’interdipendenza. Pur mantenendo il ruolo di leader, il vero coach si mette al pari dei dipendenti.
Il secondo step prevede la valorizzazione e l’individuazione dei talenti, oltre che l’implementazione di attività per sviluppare al meglio quelle abilità e quegli aspetti che, dalle analisi, risultano carenti.
Terzo e ultimo passaggio per implementare la cultura del coaching in azienda è quello che prevede l’accettazione della fluidità.
Il mondo, anche quello aziendale, è in continuo divenire: il manager coach deve imparare ad anticipare le nuove tendenze e a individuare quali saranno i prossimi talenti utili da assumere in anticipo.