Malattie veneree: quali sono e come si trasmettono
Argomento imbarazzante ma fondamentale in igiene e salute: le malattie veneree. In Medicina si definiscono tali le patologie che si trasmettono attraverso rapporti intimi di natura sessuale. I veicoli principali di tali malattie sono infatti le secrezioni vaginali o lo sperma. Gli agenti dietro la loro insorgenza invece possono variare fra virus, batteri e funghi.
Vediamo quali sono le più diffuse e come prevenirle.
Malattie veneree fastidiose: la candidosi.
Si tratta di una patologia causata da un fungo saprofita (lievito) fin troppo familiare alle orecchie di molti, vale a dire Candida albicans. Questo microorganismo si trova nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale e all’interno del canale vaginale. Normalmente non causa problemi, ma a volte l’equilibrio con l’organismo viene meno e si genera l’infezione.
Si tratta di una delle malattie veneree più conosciute e insorge prevalentemente in estate, perché questo fungo prospera in ambienti caldi e umidi. A provocare la candidosi possono concorrere patologie quali il diabete mellito o l’obesità, generando pieghe adipose perfette per Candida albicans.
La proliferazione eccessiva del fungo determina il passaggio alla condizione patologica. La candidosi è trasmissibile per rapporti vaginali, anali o anche orali. A livello orale si parla di “mughetto” visto come si presenta il fungo sulla superficie della lingua. Si presenta sotto forma di chiazze o macchie bianche, morbide o dure a seconda del caso.
Per diagnosticare correttamente questa patologia e non confondersi con altre malattie veneree si ricorre a un tampone. Nei casi più gravi al paziente vengono somministrati antimicotici come il clotrimazolo, per uso orale e/o topico.
Infezioni batteriche: la clamidia.
Passiamo alle malattie veneree provocate da agenti batterici. Uno dei più noti è Chlamydia trachomatis, un batterio gram-negativo che provoca la clamidia, molto diffusa in Nord America ma presente anche in Europa.
Questa patologia viene generalmente contratta prevalentemente da persone di sesso femminile. Risulta peculiare soprattutto perché è possibile che avvenga una trasmissione a livello verticale, tra madre in gravidanza e feto. Fortunatamente questo non avviene per tutte le malattie veneree.
Nella maggior parte dei casi la clamidia presenta sintomi lievi, tra cui bruciore durante la minzione, prurito intimo e dolori al basso ventre. Per le donne comporta anche perdite vaginali, mentre gli uomini possono riscontrare dolore ai testicoli.
Con rapporti protetti e igiene intima corretta ovviamente la clamidia si può prevenire senza problemi. La diagnosi può avvenire tramite tampone cervico-vaginale per i pazienti di sesso femminile o tramite l’analisi delle urine per entrambi i sessi.
In quanto appartenente alle malattie veneree provocate da batteri la clamidia si cura attraverso gli appositi antibiotici. Se trascurata l’infezione nelle donne può estendersi all’utero e alle tube di Falloppio provocando uno stato infiammatorio grave. In generale però aumenta considerevolmente il rischio di contrarre l’HIV.
Il Papilloma virus (HPV)
Diversamente dagli altri vaccini, quello per il Papilloma virus viene somministrato verso gli 11 anni, quando i bambini si avviano all’adolescenza. Poiché previene una delle malattie veneree prima non è ritenuto necessario in quanto nei soggetti non dovrebbe esserci attività sessuale.
I ceppi di HPV ad alto rischio legati all’insorgenza di forme tumorali sono il numero 16 e il numero 18. Gli altri sono classificati come tipi di HPV a basso rischio e possono provocare delle verruche. Va considerato che il rischio del Papilloma virus è alto anche per semplice contatto genitale, senza penetrazione ed eiaculazione.
L’uso del profilattico non elimina del tutto la possibilità di contrarre questo tipo di infezione. I rischi chiaramente salgono con alta frequenza di rapporti sessuali con partner occasionali.
Per controllo le donne sono invitate a svolgere periodicamente il pap test, solitamente a partire dal compimento dei venticinque anni. Il fatto che il test risulti positivo non indica per forza che si svilupperà un tumore, ma serve al medico per prevedere una terapia. Solitamente con creme antivirali, ma a volte possono servire anche piccoli interventi chirurgici.