ISTAT: con il Covid NEET al 19% e competenze minime a picco
L’ISTAT ha da poco condiviso i dati dell’ultimo rapporto BES, che mettono in luce una situazione particolare: i NEET hanno peggiorato la propria situazione dopo il Covid-19. Inoltre, è stato registrato un crollo a livello dell’acquisizione delle cosiddette competenze minime, che in moltissimi casi mancano totalmente.
Un rapporto ISTAT non proprio positivo, dunque, che mette in luce un generale miglioramento del benessere italiano, ma non in ogni caso.
Analizziamo insieme i dati a disposizione, concentrandoci sui NEET e sulla mancanza di competenze minime negli studenti italiani.
Il rapporto BES ISTAT: di cosa si tratta
Tuttavia, prima di procedere con l’analisi dei dati ISTAT su NEET e competenze minime negli studenti, dobbiamo comprendere di cosa stiamo parlando con esattezza.
Abbiamo già citato in apertura il rapporto BES: di cosa si tratta?
Il rapporto Bes (Benessere Equo e Sostenibile) pubblicato ogni anno dall’ISTAT è uno strumento di analisi che fornisce una misurazione del benessere e del disagio sociale in Italia. Attraverso una serie di indicatori socio-economici, il rapporto Bes offre una panoramica delle condizioni di vita della popolazione italiana e delle disuguaglianze presenti nel paese.
Si tratta uno studio statistico che prende in considerazione condizioni economiche, livello di istruzione, salute, partecipazione sociale e altri indicatori.
Nel rapporto Bes vengono utilizzati diversi indicatori per misurare il disagio sociale. Parallelamente agli indicatori di disagio sociale, il rapporto ISTAT include anche una serie di indicatori che misurano il benessere della popolazione. L’obiettivo è fornire una visione completa delle condizioni di vita degli individui e della comunità.
NEET e competenze minime: le criticità individuate dall’ISTAT
Il rapporto appena condiviso dall’ISTAT è molto particolare, in quanto analizza una situazione senza precedenti. Quella, cioè, relativa allo scenario post pandemia.
In particolare, sebbene alcuni miglioramenti siano stati riscontrati, vi sono altrettante criticità segnalate e decisamente da risolvere.
A livello della scuola, ad esempio, quelle che vengono definite competenze minime hanno subito un impoverimento. E la situazione è critica anche per i giovani che, attualmente, non studiano e non lavorano.
Si tratta dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), la cui percentuale è significativamente aumentata.
La situazione delle competenze minime
Concentrandoci sul mondo della scuola, secondo il rapporto ISTAT gli studenti che hanno problematiche a livello delle competenze minime è in aumento. L’impoverimento maggiore si è registrato soprattutto nelle scuole secondarie. Per quanto riguarda i risultati a livello nazionale, è il Sud dell’Italia a registrare l’impoverimento maggiore.
La situazione dei NEET
A preoccupare, però, non sono solamente le competenze minime: anche la situazione dei NEET non è delle migliori. La media europea di coloro che non hanno un impiego e non studiano è molto più bassa rispetto all’Italia.
E, secondo il rapporto ISTAT, la percentuale dei NEET in Italia ha raggiunto un picco pari al 19% (quando la media in Europa è di poco superiore all’11%).
Il rapporto ha evidenziato però una diminuzione del gender gap tra NEET donne e NEET uomini. In ogni caso, le donne che non studiano e non lavorano restano comunque più numerose rispetto agli uomini, con una percentuale rispettivamente del 20,5% e del 17,7%.
Dati negativi per il Sud del Paese, la cui quota di NEET è abbastanza elevata. In Sicilia, ad esempio, la percentuale di NEET supera il 32%. Seguono Campania (29,7%), Calabria (28,2%), Puglia (26%) e Sardegna (21,4%).
ISTAT, per il rapporto BES quattro studenti su dieci a rischio
Oltre ai NEET, come accennato, preoccupa anche la situazione delle scuole. Il rapporto BES dell’ISTAT ha infatti sottolineato come, su dieci studenti, almeno quattro siano a rischio.
In particolare, sono le competenze minime che destano preoccupazione. Si tratta di quelle abilità linguistiche e matematiche di base che gli studenti, alla fine delle scuole medie, devono possedere. La loro carenza, ovviamente, comporta agli studenti delle problematiche durante l’accesso alle scuole superiore.
Secondo il rapporto ISTAT, non siamo ancora riusciti a tornare ai livelli pre-pandemia. I dati concludono che almeno il 38,6% dei discenti italiani non ha acquisito competenze minime di tipo alfabetico richieste per studenti delle scuole medie. E la situazione è ancora peggiore se consideriamo le competenze minime di tipo matematico, che mancano nel 43,6% dei casi.
Queste carenze, purtroppo, avranno delle conseguenze negative nel momento in cui si accede all’istruzione di secondo grado.
Anche in questo caso, come accade per i NEET, i dati peggiori si registrano al Sud del Paese, con percentuali superiori al 50%.
In questo caso, il triste primato per quanto riguarda le competenze minime alfabetiche se lo aggiudicano la Calabria (51%) e la Sicilia (51,3%).
Per quelle matematiche, la triste classifica è la seguente:
- Calabria (62,2%)
- Sicilia (61,7%)
- Campania (58,2%)
- Sardegna (55,3%)
- Puglia (50,3%).
Per guanto riguarda il divario tra uomini e donne, questo dipende dalle competenze minime considerate. Infatti, le ragazze registrano risultati migliori nelle competenze alfabetiche, mentre i ragazzi primeggiano in quelle matematiche.
Rapporto ISTAT, non solo dati negativi: com’è migliorato il benessere
In ogni caso, il rapporto ISTAT non ha registrato solamente aspetti negativi. Oltre a registrare criticità in merito alla percentuale di NEET e all’acquisizione delle competenze minime, il rapporto BES si è anche occupato di lavoro, occupazione e benessere economico.
I dati sull’occupazione, in particolare, sembrano essere abbastanza incoraggianti, dato che il tasso di occupati è salito e, rispetto al resto dell’Europa, è riuscito a diminuire il divario esistente.
Ancora una volta però, è stato registrato un forte divario uomo-donna.
Inutile poi negare che, anche se rispetto al periodo della pandemia la situazione è in netto miglioramento, coloro che non riescono ad arrivare a fine mese rappresentano il 9,2% della popolazione. E a rischio povertà è ancora più del 20% degli italiani.
Il confronto delle condizioni economiche relative alle famiglie italiane durante e dopo la pandemia, insomma, mostra un quadro in miglioramento. Tuttavia, il definitivo ritorno alla normalità non è ancora arrivato. Lo dimostrano i dati di coloro che, purtroppo, ancora oggi devono affrontare un peggioramento delle condizioni economiche.
Il rapporto ISTAT ha infatti concluso che un italiano su tre (o anche più) ha dovuto fare i conti con una triste realtà: il peggioramento delle proprie condizioni economiche.