Inno di Mameli: storia e significato dell’Inno d'Italia
Il suo titolo ufficiale è Canto degli Italiani, ma è spesso denominato anche come il suo incipit, “Fratelli d’Italia”. Stiamo parlando dell’Inno di Mameli, inno nazionale del nostro Paese.
In questo articolo ne scopriremo origini, contesto storico e significato. Scopriremo chi è l’autore, oltre che del testo che incita alla libertà e all’Unità del nostro Paese, anche chi ne ha composto le musiche ed in quale periodo storico.
Analizzeremo anche le origini dell’opera, attribuita dai più a Mameli, anche se non tutti gli storici sono d’accordo sulla sua attribuzione.
Chi ha scritto l’Inno, dunque? Cerchiamo di fare chiarezza.
Inno di Mameli, le origini dell’opera
L’Inno di Mameli porta il nome di colui che ne scrisse il testo, ossia il poeta e patriota italiano Goffredo Mameli. Secondo una sorta di leggenda, la sua origine sembra da attribuire ad uno degli incontri del poeta presso la casa di un altro patriota, Lorenzo Valerio.
Durante uno degli incontri in casa di Valerio, mentre si discuteva di politica, uno degli ospiti (tale Ulisse Borzino), portava con sé un messaggio da parte di Mameli. Era proprio il famoso inno, non ancora musicato, che quella sera venne letto davanti ai presenti in casa di Lorenzo Valerio.
Tuttavia, in molti sono concordi sul fatto che, all’epoca dei fatti narrati, Goffredo Mameli era ancora troppo giovane per poter concepire un testo di tale complessità.
Per tale ragione, alcuni storici sono concordi nell’attribuire l’Inno di Mameli non a Mameli stesso, ma a Atanasio Canata, suo insegnante.
Anche la data in cui il testo venne scritto è controversa. In ogni caso, è quasi certo che il componimento è da datare nel settembre 1847, in occasione dei moti di Genova.
Il significato del Canto degli Italiani
L’Inno di Mameli è il perfetto “figlio” dei suoi tempo: venne composto in un periodo in cui gli ideali del patriottismo si stavano diffondendo sempre più.
Il poeta patriota che si occupò del suo testo, come vedremo, era molto attivo in tal senso. Per questo, già dalla prima strofa, moltissimi sono i rimandi a gloriosi personaggi del passato. Viene citato Scipione l’Africano, come incitamento agli italiani, che come l’eroe romano avrebbero dovuto compiere gesta valorose, che avrebbero condotto all’Indipendenza.
La seconda quartina dell’Inno di Mameli, invece, invita la dea Vittoria a porgere la chioma, in quanto gli italiani avrebbero primeggiato in caso di insurrezione contro l’Austria.
Il componimento continua esortando gli italiani, con la frase “stringiamci a coorte” che invita gli italiani a prendere le armi e a combattere per la propria libertà.
L’Inno di Mameli prosegue con vari riferimenti all’unificazione dell’Italia, al tempo divisa e spezzata in sette differenti Regni e Stati.
Non mancano poi i riferimenti ad alcuni eventi storici che hanno reso grande l’Italia, quali:
- La battaglia di Legnano del 1176, vinta dagli italiani e conclusasi con la disfatta di Federico Barbarossa
- I Vespri siciliani, durante i quali la popolazione insorse contro gli angioini.
I componimento si conclude con un’ultima esortazione, da parte dell’autore del testo, nei confronti degli italiani. Un’esortazione che invita a ribellarsi alla sottomissione degli austriaci.
Inno di Mameli, biografia e curiosità sul suo autore
Nonostante alcuni dubbi sulla sua paternità, l’autore ufficiale dell’Inno di Mameli è Goffredo Mameli. Il giovane poeta era anche patriota e nacque nel 1827 a Genova.
Dopo un primo periodo di studi sotto la guida della madre, Goffredo si avvicina a Giuseppe Cardinale, uomo di cultura e simpatizzante di Mazzini. Mameli frequenta poi la scuola pubblica. Durante quegli anni, quando ancora era poco più che tredicenne, inizia anche a dedicarsi alla poetica.
Si iscrive successivamente alla Facoltà di Filosofia di Genova, indirizzo di studi che gli permette di accedere alla Facoltà di Lettere poco dopo. Tuttavia, la sua carriera universitaria non è delle più brillanti, a causa della sua scarsa costanza. Il che lo porta anche ad abbandonare gli studi, per avvicinarsi alla politica: entra a far parte della Società Entelema, che riunisce un gruppo di democratici.
Si avvicina poi agli ideali di Mazzini, coi quali era già entrato in contatto mediante il già citato Giuseppe Cardinale. La sua adesione al mazzinianesimo è datata 1847: proprio l’anno in cui il famoso Inno di Mameli viene da lui scritto. A musicarlo, un altro genovese, Michele Novaro.
Mameli fu anche partecipante attivo durante gli scontri di Milano del 1848, in qualità di Capitano. Gli scontri gli permettono anche di incontrare personalmente Giuseppe Mazzini, che successivamente lo inviterà a comporre il suo Canto di guerra.
Tuttavia, come sappiamo, i patrioti avranno la peggio, e Goffredo Mameli tornerà a Genova, dove avrà modo di collaborare con Garibaldi.
La morte del poeta-soldato Mameli
Nel febbraio del 1849 raggiunge la Capitale, partecipando poi agli scontri durante l’assedio francese alla città. Purtroppo, in questo periodo la sua salute non proprio stabile si aggrava: il giovane poeta-soldato soffre di febbre frequente.
Mameli muore a soli 22 a causa di una ferita, accidentalmente causata da un compagno d’armi, che gli causò una grave infezione. Di salute cagionevole, Goffredo Mameli non si riprese mai da tale ferita, che si aggravò e gli causò l’amputazione (inutile, dato l’esito della vicenda) di una gamba.
Il musicista dell’Inno: Michele Novaro
Lo abbiamo già accennato: se il testo dell’Inno di Mameli viene attribuito a Goffredo Mameli, per quanto riguarda le musiche del Canto degli Italiani, queste furono composte da Michele Novaro.
Anche Novaro, come Mameli, era genovese. Nato nel 1818, il musicista era un simpatizzante liberale, oltre che fiero sostenitore dell’Indipendenza.
Oltre che le musiche dell’Inno di Mameli, Michele Novaro musicò anche moltissimi altri canti dei patrioti italiani.
Sebbene inizialmente a Goffredo Mameli fosse stato consigliato di adattare il proprio inno a dei componimenti già esistenti, il poeta rifiutò e spedì il testo del suo Inno a Novaro perché si occupasse di comporre per il Canto delle musiche originali. Tra l’altro, Novaro apprezzò moltissimo il testo inviato da Mameli, tanto che si occupò immediatamente di musicarlo, poco dopo averlo ricevuto.
Così nacque il canto degli italiani come oggi lo conosciamo e lo cantiamo. Il componimento è musicato in quattro quarti e la tonalità originale è quella di Si bemolle maggiore.