Dossier Istat: dati allarmanti sulla popolazione giovane
I dati contenuti nell’ultimo dossier Istat riporta dei dati allarmanti sul numero di popolazione giovane in Italia. Raggiunge infatti il triste primato di Paese dell’Unione Europea con la più bassa incidenza di 18-34enni.
Analizziamo al meglio i dati contenuti nel report “I giovani del Mezzogiorno”!
Dossier Istat: i dati più recenti
- popolazione anziana: aumentata del +3,3% rispetto al 2002,
- Mezzogiorno: attraversa una forte crisi che dal 2002 ha visto una diminuzione di giovani del 28;
- ultrasettantenni: entro il 2061 saranno il 30,7% della popolazione.
- 71,5% dei 18-34enni vive ancora in famiglia contro il 64,3% nel Nord Italia e al 49,4% nell’UE;
- età media al primo matrimonio degli italiani è di circa 36 anni contro i 32 del 2004;
- propensione a procreazione ridotta e di media a 33 anni.
Dossier Istat: la situazione dei giovani al Sud
I millennials sono di certo più istruiti delle generazioni precedenti.
- Sicilia +15,6;
- Sardegna +13,6;
- Calabria +10,9.
- 28,5% dei meridionali si iscrive in atenei del Centro-nord;
- 39,8% si laurea in atenei del Centro-nord;
- 51% lavora nel Mezzogiorno 5 anni post laurea.
Il fenomeno dei NEET
L’Italia non è alle prese solo con i problemi causati dal calo demografico. Il declino demografico incide sulla diminuzione di domande formativa. mettendo a rischio la sostenibilità di molti corsi di laurea. Ma il problema va ben oltre. Infatti il tasso di dispersione è estremamente alto. I giovani 18-34enni escono con troppa rapidità dal sistema di istruzione e formazione.
Il Paese detiene inoltre il primato europeo per il numero di NEET, i giovani che non studiano nè lavorano. Il 23,1% dei 15-29enni a fronte di una media Ue del 13,1%. E nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza sale al 32%.
Le aree di studio più colpite dalla dispersione sono:
- corsi STEM: 91.625 di cui 36.373 ragazze;
- Scienze, Ingegneria, Tecnologia e Matematica: 93.913 studenti di cui 37.076 donne.
- facoltà letterarie: dai 57.285 del 2021/2022 ai 55.789 del 2022/2023;
- ambito sanitario: passati da 48.252 a 45.908;
- area economica, giuridica e sociale: 102.326 del 2022 ai 102.338 del 2023.
Un’altra problematica evidente è quella sull’integrazione degli alunni di nazionalità non italiana. In base all’indagine del Censis nelle scuole a elevata presenza di stranieri (oltre il 15%):
- 19,5% dei presidi ritiene il livello di integrazione completamente soddisfacente;
- 35,5% non ha riscontrato alcuna criticità di integrazione;
- 53% ha affrontato problematiche di vario tipo.
Come affrontare la crisi demografica
Come abbiamo visto i dati del Dossier Istat 2023 non sono tra i più favorevoli. La crisi demografica deve necessariamente essere affrontata, trasformandola e traendo da essa benefici.
Mettere le basi per una spinta agli Atenei a rinnovarsi può essere un buon inizio. La pandemia Covid-19 è stata segnata dal ricorso alla didattica a distanza, un buon modo per iniziare ad internazionalizzare le Università. Un modello interessante da prendere in considerazione è infatti quello “misto: didattica in presenza e didattica a distanza. In questo modo si raccoglierebbero studenti non solo in loco ma anche al di fuori dell’Italia, soprattutto nella confinante Africa.
Un rapporto del Talents Venture riporta infatti che: “Nel 2040 ci saranno circa 190 milioni di giovani africani in età universitaria. Questo bacino rappresenta un’opportunità per gli atenei del nostro Paese. Gli atenei italiani infatti – persa la sfida di attrarre la popolazione in crescita negli anni precedenti (Sud America, Cina ed India) – possono pensare di attrarre, anche grazie alla vicinanza geografica, i giovani africani che potrebbero giocare un ruolo cruciale nella composizione degli atenei italiani dei prossimi anni”.
Preparare quindi oggi un lavoro ben strutturato, promuovere l’internazionalizzazione, contribuire alla cooperazione sono obiettivi che l’Italia deve darsi.