Dispersione scolastica: uno su cinque non completa scuole medie
La dispersione scolastica è un fenomeno che ancora caratterizza il nostro Paese. Moltissimi ragazzi ancora oggi non completano le scuole dell’obbligo, non conseguono il diploma o decidono di interrompere il proprio percorso di studi prima del tempo. In alternativa, se anche raggiungono il titolo, si ritrovano a non aver consolidato le conoscenze negli standard previsti.
L’abbandono degli studi da parte di tanti ragazzi e ragazze è dettato da diverse ragioni, che vanno dalle motivazioni economiche ai contesti socio-culturali che non supportano la motivazione e l’abitudine ad affrontare le sfide tra i banchi.
Proprio per la complessità di questa tendenza, che vede il Sud con percentuali più alte, porta a dover fare riflessioni ampie e trovare soluzioni efficaci.
Dispersione scolastica: cos’è e come si misura
La dispersione scolastica è un fenomeno che ancora caratterizza molte regioni nel nostro Paese. A dispetto di quanto si possa credere, sono ancora molti i giovani che non continuano i loro studi, molti più di quanto si potrebbe credere nel 2023.
Per comprendere al meglio il fenomeno, dobbiamo specificare che con “dispersione scolastica” non si parla soltanto di ragazzi e ragazze che non completano le scuole medie, non conseguono un diploma o si fermano al primo triennio di scuole superiori. Si riferisce, infatti, anche a tutti coloro che hanno iniziato l’università o un corso di specializzazione affine e che, però, non lo hanno portato a termine.
Con questo termine, quindi intendiamo diverse situazioni che possono apparire a un primo sguardo più o meno gravi. Soprattutto, con questo termine, non si specificano le ragioni per cui lo studente decide di abbandonare gli studi.
Da queste prime informazioni possiamo già dedurre quali sono i parametri che permettono di misurare questo fenomeno. Essenzialmente sono due:
- Il numero di ragazzi e ragazze che non si iscrivono all’anno scolastico o accademico successivo
- Il numero di studenti che abbandona durante l’anno.
Ma cerchiamo di capire in quanti effettivamente hanno interrotto la loro carriera di studio negli ultimi anni.
I numeri della dispersione scolastica
A questo punto è lecito domandarsi quali siano effettivamente i numeri della dispersione scolastica e quale sia la fotografia del Paese in questo senso. Sebbene in Italia esista la scuola dell’obbligo che include la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado (quelle che un tempo si chiamavano scuole elementari e scuole medie) sono ancora moltissime le persone nel nostro Paese a non aver acquisito le conoscenze e le competenze base tanto da non aver ottenuto neanche questi diplomi minimi.
Per l’esattezza, oggi una persona su cinque consegue il diploma di scuola media.
L’aspetto interessante di questi numeri è che non coinvolge unicamente vecchie generazioni, ma anche giovani nati fra il 1996 e il 2000. Ragazzi e ragazze che non hanno compiuto neanche 30 anni.
Fra gli anni accademici 2016-2017 e il 2017-2018 la percentuale di studenti che ha lasciato incompiute le scuole medie era dell’1,17%. Nel 2020 sono diventati circa 50 mila ragazzi.
Per quanto riguarda la scuola superiore di II grado la situazione sembra anche peggiorare. Sempre negli anni scolastici 2016-2017 e 2017-2018 la dispersione scolastica è risultata essere del 3,8%.
Guardando ancora una volta alla fascia giovane compresa tra i 20 e i 25 anni, nel 2020 è risultato che il 17% ha completato le scuole medie, ma non ha concluso le scuole superiori oppure ha deciso di frequentare una scuola professionale della durata di tre anni. C’è da dire, comunque, che sebbene resti un numero considerevolmente alto, è comunque un miglioramento. Agli inizi degli anni 2000 era il 23%.
Allargando lo sguardo e considerando una fascia di età compresa tra 18 e 74 anni, Il Rapporto Plus 2022 di INAPP ha rilevato che ben 11,7 milioni di italiani non si sono mai iscritti a una scuola superiore. A questi, vanno aggiunte le 4 milioni di persone che si sono fermate prima di conseguire un diploma.
Un discorso a parte è quello che riguarda i corsi post-diploma. Secondo lo studio di INAPP diplomati di età compresa tra i 18 e i 74 anni che hanno iniziato un corso universitario e non lo hanno portato a termine sono circa 5 milioni.
Le ragioni dell’abbandono
Capire quali sono le motivazioni che spingono così tanti ragazzi a lasciare gli studi permette anche di individuare quali potrebbero essere le strategie per poter far fronte alla dispersione.
La condizione economica è, come era prevedibile, una delle motivazioni che spinge i ragazzi e le ragazze a interrompere i propri studi. Sin dalle elementari, infatti, i figli delle famiglie meno abbienti, tendono ad andare peggio a scuola e avere un percorso di studio più difficoltoso e breve.
A questo va aggiunto anche il fenomeno del lavoro minorile, molto diffuso soprattutto nelle regioni meridionali del Paese e riguarda soprattutto nella popolazione maschile di età compresa tra i 14 e i 15 anni.
Anche la provenienza geografica sembra essere un fattore di rilievo, con numeri peggiori al Sud. Stando ai dati presentati dal MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito) relativi al 2022, la regione con più alto tasso di dispersione scolastica alla fine della terza media è la Sicilia.
Per quanto riguarda la secondaria di II grado, le percentuali di abbandono sono superiori al 5% in Sardegna e compresi tra il 4 e il 5% in Sicilia e Campania.
Un terzo fattore potrebbe essere legato alle abitudini dei giovani. Sin da piccoli, infatti, i bambini non sono allenati allo studio e a mantenere la concentrazione per molto tempo: leggono pochissimo e guardano molto più gli schermi rispetto ai loro coetanei di 20 anni fa.
Queste abitudini hanno come principale conseguenza uno scarso rendimento scolastico, un’effettiva difficoltà a raggiungere anche gli obiettivi minimi di apprendimento. La perdita di motivazione impedisce allo studente di proseguire con gli studi e affrontare sfide più complesse.
Soluzioni e interventi
Dato che lo svantaggio economico è una delle motivazioni alla base della dispersione scolastica, si è deciso di investire nuovi fondi per contrastare il fenomeno. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha messo in campo ben 1,5 miliardi di euro per finanziare il Piano contro la dispersione scolastica.
Una prima parte di questi, circa 500 milioni di euro, serviranno a supportorare progetti in 3.198 scuole, interessando ragazzi e ragazze delle scuole secondarie, di età tra i 12 e i 18 anni. L’idea è quella di sostenere direttamente le scuole, che agiranno in base a precisi indicatori in modo da limitare la dispersione.
Con questi fondi, infatti, potranno organizzare percorsi di orientamento e tutoraggio o anche potenziamento delle competenze di base. In questo modo, chi si trova indietro rispetto i propri compagni può recuperare in modo puntuale e rimettersi in pari.
Allo stesso tempo, sono previsti anche interventi che coinvolgano direttamente le famiglie, in modo che anche a casa lo studente possa trovare tutto il supporto di cui ha bisogno a cui si aggiungono laboratori e percorsi formativi ad hoc.