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Didattica inclusiva: strumenti, metodi e buone pratiche educative

Didattica inclusiva: strumenti, metodi e buone pratiche educative

Didattica inclusiva
  • Alessia Seminara
  • 10 Luglio 2025
  • Guide
  • 5 minuti

Cos'è la didattica inclusiva e come progettare un piano adeguato.

Se ti occupi, a vario titolo, di insegnamento, avrai sicuramente sentito parlate di didattica inclusiva. Recentemente, in effetti, l’attenzione verso l’inclusione scolastica, anche quando si tratta di alunni con bisogni speciali, è cresciuta enormemente. Si tratta di un vero e proprio approccio nuovo all’insegnamento. Vengono adesso riconosciuti i bisogni di ciascuno studente, che possono essere molto differenti rispetto ai bisogni dei suoi compagni di corso. Tuttavia, pur riconoscendo l’unicità di ciascun allievo, il docente dovrà impegnarsi a realizzare delle soluzioni che includano lo studente con bisogni diversi all’intero gruppo di alunni. Nonostante si parli di inclusione già da anni, però, ci sono ancora oggi diversi dubbi sulla progettazione didattica inclusiva. In questa guida cercheremo di fare chiarezza.

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Cos’è la didattica inclusiva

Se, un tempo, esisteva la didattica integrata, oggi si parla di didattica inclusiva. Il vecchio concetto, quello di didattica integrata, prevedeva che fossero gli alunni con bisogni speciali a doversi adattare agli insegnamenti. Al contrario, adesso si mira all’inclusione.

Con la didattica inclusiva vengono coinvolti i discenti, ne vengono individuate le peculiarità e si lavora sulle potenzialità di ciascuno.

La vecchia didattica integrata viene in sostanza ribaltata. Non sono gli alunni a doversi adattare al contesto educativo, è il contesto educativo che deve adattarsi ai bisogni degli alunni.

Il focus di questa nuova concezione dell’apprendimento è garantire a tutti gli studenti le stesse opportunità di imparare. Opportunità che devono essere garantite anche se l’allievo ha esigenze particolari.

E non bisogna pensare che questa nuova concezione della didattica sia pensata solamente per alunni con BES o con disturbi dell’apprendimento. La didattica inclusiva mira a valorizzare tutte le differenze e le caratteristiche dei vari alunni che fanno parte del gruppo di apprendimento.

I principi fondanti della didattica inclusiva

La didattica inclusiva si basa su uno specifico assunto: il gruppo classe non è luogo di omologazione, ma terreno per sviluppare la diversità.

L’insegnante ha quindi un ruolo fondamentale, quello di creare un percorso personalizzato per sviluppare la diversità di ognuno. Per rendere, cioè, le differenze non dei limiti, ma dei punti di forza da valorizzare.

Ogni elemento del gruppo classe deve poter contribuire al lavoro globale, magari con risultati diversi, ma partecipando attivamente.

Conseguire questo risultato ambizioso, ovviamente, non è scontato. Tuttavia, ci sono alcuni principi che fondano la didattica inclusiva e che, se considerati, permettono di sviluppare le potenzialità di ognuno.

I quattro principi fondanti di questo tipo di didattica sono:

  • progettazione della didattica inclusiva
  • coinvolgimento dell’intero sistema della scuola
  • ruolo primario di relazioni e aspetto emotivo
  • applicazione di strategie inclusive.

Progettazione didattica inclusiva

La progettazione didattica inclusiva prevede, da parte del docente, una pianificazione attenta. Le attività didattiche devono cioè tener conto di tutte le esigenze dei vari studenti. Solo tenendo conto delle peculiarità di ognuno si potrà applicare un piano educativo su misura di ciascuno studente.

Indipendentemente dalla materia, il progetto educativo deve essere accessibile a tutti gli studenti. Il progetto educativo deve cioè considerare che non tutti accedono all’apprendimento con le stesse modalità.

L’insegnante dovrà ciò prevedere un apprendimento a più livelli. La progettazione didattica inclusiva, oltre a garantire l’accesso a tutti, eviterà rallentamenti e tempo sprecato cercando di superare ostacoli che, in realtà, potevano essere evitati fin dall’inizio.

Coinvolgimento dell’intero sistema scolastico

Non si può però parlare di didattica inclusiva se non viene coinvolto l’intero sistema scolastico.

Infatti, la progettazione adeguata non può provenire solamente da un unico insegnante. Deve essere condivisa dall’intero corpo docenti, oltre che da dirigenti, personale ATA e genitori.

In sostanza, la collaborazione di tutti è fondamentale. Gli obiettivi didattici si potranno raggiungere solo se tutti, dalla scuola alla famiglia, collaboreranno in sinergia.

Didattica inclusiva, relazione e emozioni

La didattica inclusiva prevede inoltre di assegnare un ruolo primario a relazioni e emozioni. Per il raggiungimento degli obiettivi didattici, infatti, la sola programmazione tecnica potrebbe risultare insufficiente senza adeguato supporto emotivo.

L’insegnante diventa in questo senso una figura capace di dare sostegno, non solo valutazioni, ai propri studenti. I discenti devono cioè essere costantemente stimolati a dare il massimo, grazie all’incoraggiamento del docente.

Il ruolo di supporto dell’insegnante, poi, non deve limitarsi all’allievo, ma deve garantire sostegno anche ai familiari dell’alunno.

È chiaro che questo aspetto non può essere lasciato al caso, ma deve prevedere corsi di formazione specifici per insegnanti.

Applicazione di strumenti e strategie per favorire l’inclusione

Infine, vanno integrate al piano didattico strategie corrette, come quelle meta-cognitive e cooperative, che vanno a rendere la didattica inclusiva capace di dare risultati reali e tangibili.

Per l’applicazione di strumenti e strategie atti a favorire realmente l’inclusione, ancora una volta, sarà necessario il supporto dell’intero team di insegnanti e della scuola in toto.

Metodi e buone pratiche per gli alunni con BES

Faremo ora degli esempi pratici di metodi e buone pratiche di didattica inclusiva per alunni con BES. Queste pratiche valgono, ovviamente, anche per alunni con DSA e BES e per favorire le peculiarità di ciascun allievo.

Le attività di tutoring, innanzitutto, possono rafforzare gli apprendimenti, in quanto favoriscono una dinamica di scambio tra pari. Per sua definizione, infatti, il tutoring prevede che un alunno aiuti un compagno a comprendere un argomento, con positive ripercussioni sull’autostima di entrambi.

Anche l’apprendimento cooperativo si rivela efficace, dato che promuove la collaborazione in piccoli gruppi in cui ciascuno può contribuire con le proprie capacità.

Tra i metodi che favoriscono la didattica inclusiva abbiamo anche i contesti sociali non strutturati. Questi permettono agli alunni di sentirsi accolti e supportati anche al di fuori dei momenti formali di lezione.

Altre buone pratiche utili per la didattica inclusiva riguardano la didattica per problemi reali, che stimola il pensiero critico e la connessione con la vita quotidiana, e la didattica metacognitiva, che include l’uso di mappe concettuali e schemi per aiutare gli studenti a riflettere sul proprio processo di apprendimento.

L’Italia come esempio per l’Europa

Com’è noto, il nostro Paese riceve spesso pesanti critiche in merito al suo sistema scolastico. Eppure, la didattica inclusiva rappresenta il fiore all’occhiello dell’Italia.

Il Paese è infatti uno dei più inclusivi dell’intera Europa.

È ovvio che questo non deve indurre gli insegnanti a mollare la presa. La didattica inclusiva va favorita con interventi quotidiani. Tuttavia non possiamo negare che in Italia, così come a Malta e in Scozia, i bisogni educativi speciali vengono ampiamente ascoltati.

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Alessia Seminara
Giornalista pubblicista, copywriter e web editor. Dopo la formazione universitaria, ho deciso di intraprendere vari percorsi formativi che mi hanno consentito di iniziare a lavorare per il web. Collaboro con diverse testate giornalistiche online e mi occupo di copy e scrittura per vari siti web.
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