Crisi demografica: Università a rischio chiusura
La crisi demografica mette a rischio chiusura alcune università italiane. La possibile estinzione di atenei è dovuta soprattutto all’elevata età media della popolazione. L’Italia è un Paese per vecchi. In base a numerose ricerche, nell’arco di vent’anni si rischia di perdere la maggior parte di immatricolati.
Invecchiamento del Paese: dati alla mano
Crisi demografica e università a rischio
Il problema principale della crisi demografica si ripercuote innanzitutto in ambito educativo. Secondo i dati ISTAT l’effetto del calo demografico avrà profonde conseguenze in tempi brevi. Nei prossimi venti anni è previsto che la popolazione compresa tra i 18 e i 20 anni diminuisca fino a diventare l’85% di quella del 2021. Inoltre, la quota degli immatricolati a facoltà universitarie potrebbe ridursi a 260.000 persone. Proseguendo con previsioni ancora a più lungo termine, possiamo affermare che entro il 2040 potrebbero non esserci più iscritti.
La zona del Sud Italia è quella più sensibile alla crisi demografica. Già ad oggi i tassi di immatricolazione sono minori rispetto al resto dell’Italia. In 20 anni è stimato che si arriverà ad avere il 77% di calo ulteriore. Sicuramente occorre precisare che la crisi demografica del Sud non sia per niente una novità. Ma è necessario, a maggior ragione, porre delle modifiche al sistema scolastico per disincentivare questo deficit. E quindi:
- dare agli Atenei maggior internazionalizzazione;
- garantire un’offerta più ampia;
- procedere con politiche inclusive;
- orientare per tempo e attraverso un ampio dialogo informativo.
Classifica delle Università a rischio chiusura
In base ai dati ISTAT la situazione causata dal calo demografico è sempre più allarmante. Lo studio ha analizzato dati a riguardo del calo delle nascite e delle iscrizioni. Osserviamo l’attuale classifica dei principali Atenei a rischio chiusura in Italia:
- Sannio
- Foggia
- Casamassima – LUM
- Salento
- Salerno
- Bari
- Bari Politecnico
- Napoli II
- Basilicata
- Roma UNINT
- Cagliari
- Napoli l’Orientale
- Napoli Benincasa
- Messina
- Molise
- Napoli Federico II
- Enna – KORE
- Napoli Parthenope
- Sassari
- Perugia Stranieri
- Roma Biomedico
- Catania
- Roma Europea
- Reggio Calabria
- L’Aquila
- Roma Foro Italico
- Macerata
- Chieti e Pescara
- Roma LUMSA
- Marche
- Teramo
- Calabria
- Castellanza LIUC
- Aosta
- Milano San Raffaele
- Roma LUISS
- Torino Politecnico
I dati sono da leggere considerando sopra il 10% del calo iscrizioni.
Come affrontare la crisi demografica
La crisi demografica deve necessariamente essere affrontata al meglio. Quindi diventa importante trasformarla e trarre da essa benefici. Mettere dunque le basi per una spinta agli Atenei a rinnovarsi. La pandemia Covid-19 è stata segnata dal ricorso alla didattica a distanza, un buon modo per iniziare ad internazionalizzare le Università. Un modello interessante da prendere in considerazione è infatti quello “misto: didattica in presenza e didattica a distanza. In questo modo si raccoglierebbero studenti non solo in loco ma anche al di fuori dell’Italia, soprattutto nella confinante Africa.
Un rapporto del Talents Venture riporta testualmente che: “Nel 2040 ci saranno circa 190 milioni di giovani africani in età universitaria. Questo bacino rappresenta un’opportunità per gli atenei del nostro Paese. Gli atenei italiani infatti – persa la sfida di attrarre le popolazione in crescita negli anni precedenti (Sud America, Cina ed India) – possono pensare di attrarre, anche grazie alla vicinanza geografica, i giovani africani che potrebbero giocare un ruolo cruciale nella composizione degli atenei italiani dei prossimi anni”.
Tale realtà non è da ignorare ma anzi da utilizzare come nuovo potenziale in sostituzione delle università a rischio chiusura per il calo demografico. Preparare quindi oggi un lavoro ben strutturato, promuovere l’internalizzazione, contribuire alla cooperazione sono obiettivi che l’università italiana deve darsi.
Recovery Plan: come utilizzarlo
Il futuro delle università italiane è a rischio a causa del calo demografico. Gli scenari sono immaginabili ma non (ancora) reali. L’unica cosa reale e certa è la necessità, per prepararsi al peggio, di utilizzo dei fondi del Recovery Found in dotazione. Tali fondi sono stati stanziati da Next Generation EU per vari settori e sarà compito dell’esecutivo quello di utilizzarli. Purtroppo pochi sono quelli dedicati all’ambito istruzione e ricerca. Le Università devono quindi farsi voce e richiederli. Altrimenti, senza un piano di sviluppo accurato che coinvolga i giovani tramite, ad esempio, un adeguato orientamento, molti atenei spariranno.
La domanda deve però essere attirata convincendo attraverso un’offerta ottimale. Necessario quindi:
- modernizzare le proprie strutture;
- curare la didattica;
- offrire prospettive professionalizzanti;
- diventare punto di riferimento sicuro;
- collaborare di più nello sviluppo della conoscenza;
- assicurare l’ingresso repentino nel mondo del lavoro.
Una risposta mancata alla risoluzione del sistema scolastico universitario vigente, porterebbe alla chiusura di molte strutture!