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Il cortisolo, l’ormone steroideo che gestisce lo stress

Il cortisolo, l’ormone steroideo che gestisce lo stress

cortisolo - ormone steroideo che gestisce lo stress
  • Nausicaa Tecchio
  • 20 Ottobre 2025
  • Consigli per lo studio
  • 5 minuti

Il cortisolo e le azioni che ha sull'organismo

Difficile non aver sentito nominare il cortisolo in qualche conversazione, specialmente fra colleghi al lavoro. Questa molecola è noto anche come “ormone dello stress” in quanto la sua concentrazione nel sangue aumenta quando il nostro corpo deve affrontare condizioni che lo mettono a dura prova. Per fare un esempio banale pensiamo a un allenamento in palestra intenso e prolungato. 

Non è raro però che anche dei periodi di forte pressione a livello lavorativo portino a un aumento del rilascio di questo ormone. Le azioni che ha sull’organismo sono mirate a dare il massimo supporto energetico agli organi vitali, ma sono dannose se mantenute a lungo. Per questo occorre tenerlo sotto controllo se si evidenziano valori alti nelle analisi.  

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La sintesi e il trasporto del cortisolo

Appartiene alla classe degli ormoni steroidei, una serie di messaggeri chimici che il nostro corpo produce a partire dal colesterolo. Rientrano in questo gruppo anche due ormoni sessuali, ovvero il testosterone e il progesterone. Tutti quanti sono prodotti a necessità da organi specifici e trasportati nel sangue legati a specifiche proteine.

La sintesi del cortisolo (formula bruta C21H30O5) avviene a livello della corticale del surrene in risposta allo stimolo dato dall’ACTH (corticotropina).
Si tratta di un ormone polipeptidico prodotto dall’ipofisi in risposto al fattore di rilascio della corticotropina. Lo si indica con la sigla CRH e si tratta di un neurotrasmettitore rilasciato dall’ipotalamo in risposta allo stress. 

Questo ormone risulta perciò soggetto a un meccanismo di regolazione a feedback negativo da parte dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Per il trasporto nel sangue questo ormone si lega alla proteina CBG, detta anche transcortina. Questa globulina ne porta circa il 75% della concentrazione ematica, ma è in grado di formare legami anche con l’aldosterone e il progesterone. 

Dal punto di vista molecolare è un glucorticoide e grazie alla sua natura lipofila è in grado di attraversare facilmente le membrane cellulari. Una volta entrato si lega a un recettore citoplasmatico (GR), che si trova legato alle proteine inibitorie Hsp90 e Hsp56. L’interazione con l’ormone causa il suo distacco e il complesso che ne risulta è libero di entrare nel nucleo della cellula.
 

Gli effetti sull’organismo 

A livello metabolico il cortisolo porta ad un aumento della glicemia  per garantire alle cellule un apporto maggiore di energia. Induce infatti il rilascio di glucagone da parte del pancreas e riduce l’attività dei recettori cellulari per l’insulina. Incrementa inoltre la gluconeogenesi a livello degli epatociti a partire da precursori non glucidici, come gli amminoacidi.

Di conseguenza nella maggior parte del corpo mobili gli acidi graddi e stimola il catabolismo delle proteine, in modo da sfruttare gli amminoacidi per produrre glucosio. Nella zona dell’addome invece induce l’accumulo di grasso viscerale, che risulta difficile da eliminare a differenza di quello che si forma a livello sottocutaneo. 

Il rilascio di cortisolo dalle surrenali ha effetti anche a livello del miocardio, dove aumenta la gittata cardiaca (il volume di sangue espulso dai ventricoli in un minuto). Inoltre abbassa la risposta infiammatoria del sistema immunitario contrastando il rilascio di citochine (IL-6, Il-1 e TNF-α) e riduce sia l’attività dei linfociti T che quella dei globuli bianchi macrofagi.

Livelli elevati di questo ormone possono avere un impatto negativo sulla salute delle ossa, favorendo lo sviluppo precoce dell’osteoporosi. Parliamo di osteoporosi secondaria in quanto interessa soggetti giovani e non è legata al processo naturale di invecchiamento. Dato che induce il catabolismo proteico può anche portare a una perdita ingente della massa muscolare (ipotrofia).

Le cause che portano a livelli alti di cortisolo 

Come già detto questo ormone viene rilasciato in risposta a situazioni in cui il nostro organismo è messo a dura prova e ha bisogno repentino di energia. Oltre agli sforzi intensi però ci sono diverse condizioni che possono aumentarne i livelli, tra cui:

  • Problemi di insonnia o altri disturbi che interferiscono con il riposo notturno. I livelli di questo ormone seguono un ritmo circadiano e si abbassano quando si dorme, ma rimanere svegli più del solito altera questo equilibrio.
  • Una dieta sbilanciata. Ci sono diverse carenze nutrizionali di cui si può essere più o meno consapevoli che portano ad alzare i livelli di questo ormone nel sangue. Anche mangiare abitualmente cibi molto lavorati o ricchi di zucchero contribuisce. 
  • Stile di vita molto sedentario. Se è vero che fare esercizio fisico eccessivo portando il proprio fisico allo stremo porta a produrre questa molecola anche evitare del tutto gli sforzi non è l’ideale. La cosa migliore da fare è pratica attività fisica a livello moderato, senza cadere in nessuno dei due eccessi. 
  • Sindrome di Cushing. Si tratta di una condizione clinica che porta a uno squilibrio ormonale e in particolare una produzione elevata di cortisolo per lunghi periodi. Ci sono segni fisici evidenti, tra cui un viso gonfio, obesità addominale, smagliature rosse e comparsa di massa grassa tra le scapole, simile a una gobba. Spesso questa sindrome è legata a neoplasie. 
  • Situazioni stressanti. Un periodo difficile al lavoro dove si ha da gestire un carico maggiore o un evento traumatico possono influenzare la sua secrezione. Un lutto, la fine di una relazione o la nascita di un figlio sono solo alcuni esempi. 

Le analisi per monitorarne il valore

Ci sono diversi sintomi che devono insospettire e far presumere livelli alti di cortisolo. Alcuni sono una perdita di massa muscolare imprevista e squilibri a livello glicemico, così come un aumento della pressione sanguigna.
Si nota anche una maggiore difficoltà di rimarginazione delle ferite in seguito a tagli o abrasioni.  
 
Le analisi si svolgono su due prelievi di sangue venoso, uno effettuato al mattino e uno la sera per monitorarne l’oscillazione (i livelli sono più alti al mattino). Altrimenti si possono effettuare test a livello delle urine o di campioni di saliva.
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