Conto economico civilistico: composizione e schema
Il conto economico civilistico è uno dei documenti fondamentali del bilancio d’esercizio previsto dal Codice Civile italiano. Esso fornisce una visione d’insieme dei costi e dei ricavi aziendali nel corso dell’esercizio, permettendo di determinare il risultato economico dell’impresa, ovvero l’utile o la perdita dell’anno.
Questo articolo esplora in dettaglio la struttura e lo schema del conto economico civilistico, illustrando anche le differenze rispetto al conto economico riclassificato e spiegando la sua relazione con lo stato patrimoniale. L’obiettivo è fornire un quadro chiaro e completo a studenti, professionisti e imprenditori che desiderano comprendere meglio questo importante strumento di rendicontazione aziendale.
Conto economico civilistico: struttura e normativa di riferimento
Il conto economico civilistico, così come lo conosciamo in Italia, è regolamentato dagli articoli 2423 e seguenti del Codice Civile. Esso fa parte integrante del bilancio d’esercizio, insieme allo stato patrimoniale, alla nota integrativa e, quando richiesto, al rendiconto finanziario. La sua funzione principale è quella di rappresentare l’andamento gestionale dell’impresa attraverso una visione d’insieme dei costi sostenuti e dei ricavi conseguiti durante l’anno di esercizio.
La struttura del conto economico civilistico è a sezioni verticali, suddivisa in macro-aree ordinate in modo da evidenziare il percorso che va dalla produzione al risultato netto d’esercizio. Le voci sono raggruppate in lettere (A, B, C, D, E) e ogni gruppo rappresenta una diversa area gestionale: la produzione, la gestione finanziaria, quella straordinaria e quella fiscale. Questo schema facilita il confronto tra esercizi e garantisce la trasparenza delle informazioni contabili fornite agli stakeholders.
Conto economico schema: composizione delle voci principali
Il conto economico ha uno schema rigido, ovvero definito in modo puntuale dalla normativa e non lascia margini discrezionali nella sua struttura. L’art. 2425 del Codice Civile indica le voci da riportare in ordine, dalla produzione (A) fino al risultato d’esercizio (ultima voce).
La sezione A riguarda il valore della produzione, comprendente i ricavi delle vendite, variazioni delle rimanenze, incrementi di immobilizzazioni per lavori interni e altri ricavi. La sezione B include i costi della produzione, tra cui rientrano acquisti di materie prime, costi per servizi e personale, ammortamenti e accantonamenti.
Le sezioni C, D ed E si riferiscono rispettivamente alla gestione finanziaria (proventi e oneri finanziari), alle rettifiche di valore di attività finanziarie e ai proventi e agli oneri straordinari. Il tutto si conclude con la determinazione dell’utile (o perdita) dell’esercizio, dopo la deduzione delle imposte sul reddito.
Conto economico riclassificato: un’analisi gestionale più flessibile
Il conto economico riclassificato è una rielaborazione del conto economico civilistico finalizzata a fornire una lettura più orientata all’analisi gestionale e alla valutazione delle performance operative. A differenza dello schema civilistico, quello riclassificato non è normato e può essere strutturato in base alle esigenze dell’analista o dell’azienda.
Il conto economico riclassificato, in genere, evidenzia tre grandi aree:
- gestione caratteristica;
- gestione accessoria;
- gestione straordinaria.
L’obiettivo è mettere in luce la redditività operativa dell’impresa, distinguendo chiaramente i componenti tipici dell’attività aziendale da quelli non ricorrenti o finanziari.
Tra le forme più utilizzate troviamo quella a valore aggiunto, che parte dai ricavi e sottrae progressivamente i costi per ottenere margini intermedi (valore aggiunto, margine operativo lordo, risultato operativo). Questo approccio consente un’analisi più accurata della capacità dell’azienda di generare valore e supporta il processo decisionale interno.
Riclassificazione conto economico: criteri e finalità
La riclassificazione del conto economico rappresenta il passaggio da una visione normativa a una gestionale del documento. I criteri principali di riclassificazione possono essere basati sulla natura (tipo di spesa) o sulla destinazione (funzione aziendale). Entrambi i metodi consentono di evidenziare aspetti differenti dell’andamento aziendale.
Lo scopo della riclassificazione è triplice: migliorare la leggibilità del conto economico, consentire il confronto tra aziende e fornire strumenti per il controllo di gestione. L’adozione di uno schema riclassificato è particolarmente utile in ambito finanziario, per la valutazione della solvibilità e della redditività, oppure per predisporre business plan e report interni.
Esempi pratici di riclassificazione includono l’aggregazione dei costi del personale, la distinzione tra costi fissi e variabili e la separazione dei risultati operativi da quelli non ricorrenti. Questi accorgimenti sono fondamentali per ottenere una visione più chiara e profonda della realtà aziendale.
Conto economico e stato patrimoniale: relazione e confronto
Il conto economico e lo stato patrimoniale sono due documenti strettamente interconnessi all’interno del bilancio d’esercizio. Mentre il conto economico illustra il flusso dei costi e dei ricavi in un periodo, lo stato patrimoniale rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa in un determinato momento.
La relazione tra i due è evidente nel risultato d’esercizio, che costituisce il collegamento diretto: l’utile o la perdita generata dal conto economico viene riportata nel patrimonio netto dello stato patrimoniale. Le variazioni patrimoniali di attività e passività, inoltre, si riflettono, nel tempo, nei risultati economici dell’impresa.
Il confronto tra conto economico e stato patrimoniale è fondamentale per valutare la solidità finanziaria e la sostenibilità economica di un’azienda. Un buon utile d’esercizio, per esempio, accompagnato da una debole struttura patrimoniale potrebbe indicare un equilibrio precario. Viceversa, una forte capitalizzazione con risultati economici deludenti può suggerire problemi nella gestione operativa.
Conto economico civilistico: vantaggi, limiti e spunti conclusivi
Il conto economico civilistico rappresenta uno strumento fondamentale per la trasparenza e la regolarità contabile delle imprese italiane. Il suo schema rigido garantisce uniformità e confronto tra bilanci di diverse aziende e periodi, agevolando il lavoro di revisori, investitori e organi di controllo.
Questa stessa rigidità, tuttavia, può costituire un limite per l’analisi interna, poiché non sempre le voci presentate permettono una comprensione immediata della gestione operativa. Per questo motivo molte aziende affiancano al conto economico civilistico uno schema riclassificato, utile per scopi gestionali e decisionali.
Comprendere la struttura del conto economico civilistico e le sue relazioni con gli altri documenti contabili, in particolare lo stato patrimoniale, è essenziale per una lettura critica del bilancio. La capacità di passare da una visione normativa a una analitica rappresenta un valore aggiunto per tutti coloro che operano nel mondo economico-finanziario, sia in ambito accademico sia professionale.
Conoscere a fondo il conto economico civilistico, il suo schema, la versione riclassificata e le modalità di riclassificazione, oltre al suo legame con lo stato patrimoniale, quindi, consente una valutazione completa e approfondita della performance aziendale, ponendo le basi per scelte strategiche consapevoli e sostenibili.