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Come creare un Google Knowledge Panel per te o la tua attività

Come creare un Google Knowledge Panel per te o la tua attività

  • Nausicaa Tecchio
  • Maggio 5, 2023
  • Digital marketing
  • 4 minuti

Come creare un Google Knowledge Panel per te o la tua attività

Tutti hanno visto più di una volta i Google Knowledge Panel ma per sicurezza è meglio introdurli. Si tratta dei riquadri o meglio dei box che quando si effettuano ricerche compaiono nella parte destra della schermata. Inizialmente erano visibili solo a chi utilizzava il motore di ricerca sul desktop ma ora con qualche modifica compaiono anche sui dispositivi mobili.

Per generare questi riquadri informativi Google ricorre alle informazioni contenute all’interno del suo database Knowledge Graph. Riuscire a farsi includere all’interno di questo archivio è un’ottima opportunità per le aziende di ottenere visibilità. Non si tratta di un’impresa facile ma ci sono degli accorgimenti che possono aiutare. 

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Come è fatto un Google Knowledge Panel?

La struttura di questi box è simile in quanto vengono creati in automatico dal motore di ricerca. In particolare ci sono delle informazioni ricorrenti che si possono trovare all’interno di questi elementi:

  •  Un titolo o una sintesi dell’argomento. Ad esempio nel caso si stia cercando un personaggio storico o un artista si visualizza un breve estratto della sua biografia. Per le società invece si estrapola un sunto delle attività che svolge e dei servizi che eroga. 
  • Immagini descrittive. In ogni Google Knowledge Panel non può mancare una foto della persona o della località oppure per le aziende l’immagine del logo ben chiara. 
  • Dati di rilievo che riguardano la persona o il posto. Vale a dire l’indirizzo dove si trova la sede principale dell’attività o l’anno di fondazione, o per una persona data di nascita e morte. 
  • Link per i siti web ed eventuali social network. Se si tratta di una celebrità o di un’attività all’interno del box compaiono i collegamenti alla pagina ufficiale e agli account di Instagram o Facebook. 
Oltre a queste informazioni di base nel tempo i riquadri si sono arricchiti proponendo per esempio per le squadre sportive gli aggiornamenti sulla classifica. Google punta a renderli sempre più accattivanti, altro fattore che può tornare utile ai brand. 
 

Come funziona il Knowledge Graph?

Questo database è immenso poiché contiene miliardi di informazioni su luoghi, persone e attività di tutto il mondo. Le fonti da cui si attingono i dati sono diverse: molte sono di carattere pubblico ma altre le forniscono i proprietari o i personaggi di rilievo in prima persona. In caso vi siano inesattezze sui Google Knowledge Panel è possibile suggerire delle modifiche alle schede informative.

Quelle di effettuare segnalazioni è una possibilità che Google concede proprio per la difficoltà di tenere traccia di tutto anche con gli algoritmi di ricerca. Il sistema organizza le modifiche suggerite in ordine di priorità, privilegiando quelle relative a cure mediche o scoperte scientifiche. lo stesso vale per informazioni inesatte che potrebbero provocare danni. 

Il Knowledge Graph prevede naturalmente delle linee guida da rispettare soprattutto relativamente ai contenuti che non vi possono rientrare. Tra questi i riferimenti a truffe o pratiche ingannevoli, contenuti che incitino all’odio in qualsiasi forma e riferimenti sessuali espliciti. Lo stesso vale per contenuti violenti e le campagne pubblicitarie.

Tutti i dati che poi risulteranno all’interno dei Google Knowledge Panel rischiano la rimozione se non comprovati soprattutto quando vengono contestati. Le aziende e le società che sono presenti all’interno del database inoltre hanno dei box speciali e per modificarli devono entrare dal profilo ufficiale dell’attività.

Strategie per guadagnarsi un Google Knowledge Panel

Google non prevede dei requisiti precisi in cui rientrare per guadagnarsi un posto nel suo Knowledge Graph. Ci sono però dei sistemi per aumentare la probabilità di avvicinarsi a questo risultato, a partire dalla creazione di un profilo Google My Business. Crearne uno è gratuito ed è consigliato a tutte le startup in crescita. 

Possedere questo profilo già di per sé aumenta la visibilità di un’azienda sul motore di ricerca, un fattore determinante per finire nel database di Google. Avere account su diversi social network e utilizzarli spesso è un’altra strategia utile, considerando che poi i collegamenti a queste pagine finiranno nel Google Knowledge Panel.

Per brand più longevi un altro punto a favore è quello di avere già una pagina di Wikipedia dedicata e riuscire ad ottenere backlink da terze parti. Le citazioni da fonti autorevoli sono segno del fatto che un’attività stia ottenendo rilievo. Ma prima di pensare a tutto questo occorre partire dalla basi e presentarsi al meglio sul proprio sito ufficiale. 

Ottimizzare in chiave SEO i propri contenuti resta infatti il metodo migliore dato che rende più facile reperirli a chi compie ricerche. Come al solito conviene investire tempo soprattutto nella keyword research e imparare ad essere coincisi ed essenziali. In questo modo i contenuti raggiungeranno più facilmente gli utenti. 

Le fonti autorevoli che possono aprire la strada 

Oltre ai suggerimenti del paragrafo precedente è il caso di considerare oltre a Wikipedia altri siti che Big G giudica degni di considerazione. Fra questi c’è LinkedIn, su cui conviene creare al più presto una pagina profilo. Aiuta a mettersi in vista per un possibile Google Knowledge Pannel può tornare utile per la selezione del personale. 
 
Possono tornare utili anche degli account su Crunchbase, un database creato nel 2007 per fornire informazioni sulle varie imprese e società private. Si tratta di uno strumento perfetto per raggiungere un vasto pubblico di utenti. Creare un profilo è rapido e tra i clienti di questa realtà si contato nomi come Huawei, Samsung e Brex.
 
Queste sono tra le fonti che Google giudica più attendibili ma per ottenere un Google Knowledge Panel non bastano certo da sole, anzi. Serve ottenere citazioni da molti altri siti per avere una speranza. Uno dei grossi problemi delle schede informative è l’ambiguità perché come esistono molti omonimi anche i nomi dei brand possono somigliarsi molto. 
 
Se si riesce nell’intento conviene comunque verificare periodicamente che le informazioni riportare siano giuste e si adeguino ai dati aggiornati sul proprio sito. 
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