Chernobyl: la storia del disastro dalle origini alla guerra in Ucraina
Tutti ricordiamo la parola “Chernobyl“. C’è chi ha sentito l’annuncio alla radio, chi ha seguito la Chernobyl serie trasmessa per HBO e chi lo ha letto nei libri di storia.
L’incidente della centrale nucleare di Chernobyl ha segnato per sempre l’intera umanità, l’esplosione del famoso reattore numero 4 è stato una delle pagine più tragiche e tristi degli ultimi 36 anni.
Ma cosa è realmente accaduto quel 26 aprile del 1986? In questo articolo affronteremo un viaggio che parte dal disastro nucleare, fino ad arrivare alla guerra in Ucraina e alle paure che i massimi esperti hanno per le conseguenze che quest’ultima potrebbe provocare a causa dell’insediamento del sito radioattivo.
Come funziona una centrale nucleare?
Prima di parlare del disastro di Chernobyl è opportuno capire brevemente come funziona una centrale nucleare e quali sono i pro e i contro della produzione di questo tipo di energia.
È un impianto elettronucleare molto complesso che riesce a convertire l’energia cinetica che deriva dalla rottura di un nucleo di elementi pesanti, come l’uranio, in energia termica, che trasforma l’acqua immessa nel contenitore in vapore ad alta pressione.
Quest’ultimo permette di attivare la turbina che fa funzionare l’alternatore, che a sua volta produce energia elettrica. La produzione di questo tipo di energia non determina l’emissione di gas nocivi per l’uomo e per produrla non servono costi alti.
Esistono però dei rischi da non sottovalutare come ad esempio l’elevato livello di radioattività e la generazione delle famose scorie radioattive durante il processo produttivo, che sono difficili da smaltire e hanno bisogno di siti stabili e protetti per evitare il rischio di radiazioni.
Disastro nucleare di Chernobyl: cosa è accaduto?
La centrale nucleare “Lenin” di Chernobyl fu costruita nel 1970 nel comune di “Pripyat” nell’odierna Ucraina, a circa 100 Km da Kiev, ed era composta da quattro reattori di tipo sovietico RBMK, l’acronimo russo di “reattore di grande potenza a canali”.
La centrale sovietica utilizzava l’acqua per poter generare vapore derivante dal calore delle reazioni, creando così energia elettrica mediante la rotazione di una turbina. Vi erano poi delle barre metalliche per tenere sotto controllo ed eventualmente interrompere una reazione. Queste barre, chiamate per l’appunto “di controllo”, erano in boro, ma per questioni economiche avevano la punta di grafite.
Perché è esploso il reattore di Chernobyl?
Le lancette segnavano le ore 01:23 del 26 aprile 1986 quando fallì un test di sicurezza del reattore numero 4 della centrale nucleare di Lenin. Gli addetti ai lavori si accorsero che dopo un improvviso blackout i generatori di emergenza impiegavano un minuto per attivarsi.
Durante quel periodo di tempo si sarebbe creato un elevato tasso di calore difficile da tenere sotto controllo, in quanto i generatori non si attivavano per il raffreddamento andando incontro ad un rischio molto grande.
Per poter compensare il tempo di attivazione, gli scienziati decisero di sperimentare utilizzando una parte residua delle turbine. Gli operatori della centrale disattivarono così il sistema di raffreddamento di emergenza del nocciolo, ovvero la parte di reattore dove tecnicamente avviene la reazione, ciò avrebbe permesso di capire se fosse stato possibile utilizzare la spinta delle turbine senza che subentrasse il generatore.
La situazione precipitò nel momento in cui una persona, ancora oggi sconosciuta, decise di interrompere l’esperimento dopo 40 secondi e questo provocò una reazione contraria. Nell’acqua di raffreddamento del reattore scesero solo 18 barre delle 211 totali a disposizione. Il boro da cui erano costituite le barre di controllo avrebbe dovuto rallentare la reazione, ma a causa della grafite la fece accelerare.
Questo incidente scatenò una reazione talmente potente da spezzare le barre ed il reattore iniziò a produrre così tanto vapore da non essere in grado di scaricarlo, di conseguenza le reazioni di fissione sommandosi portarono la pressione a distruggere i condotti del carburante, generando un’esplosione.
Centrale di Lenin: dall’esplosione alle gravi conseguenze ambientali
L’esplosione della centrale di Chenobyl, avvenuta a causa dei gas, proiettò in aria un coperchio di acciaio e cemento che ricadde sull’apertura lasciando il recipiente scoperchiato.
Seguì una seconda e violenta esplosione generata dall’ignizione dell’idrogeno e dalla polvere di grafite espulsi dal reattore che distrusse l’edificio. Un brutto incendio della grafite contenuta nel nocciolo si disperse nell’atmosfera e coinvolse tutte le strutture adiacenti.
Dal Chernobyl reattore 4 fuoriuscì una nuvola di materiale radioattivo che contaminò drasticamente le aree intorno alla centrale. A farne le spese oltre a migliaia di sfollati, furono anche piante e ortaggi che vennero contaminate per centinaia di chilometri.
I Vigili del Fuoco riuscirono a domare l’incendio, ma non riuscirono a spegnere il nocciolo e a interrompere completamente l’emissione radioattiva.
Nei giorni successivi le autorità competenti mediante elicotteri militari coprirono il nocciolo con sabbia e boro e fu ordinata l’evacuazione di circa 336.000 abitanti. In pochissimi giorni le nubi radioattive raggiunsero l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia.
Tutto ciò provocò un allarme generale e polemiche nei confronti dei dirigenti sovietici.
Il più grande incidente nucleare della storia ha causato 65 morti accertate, ma si stima che siano moltissime in più come riportato nel rapporto del Chernobyl Forum redatto da agenzie dell’ONU. Ancora oggi, purtroppo, per colpa di un errore umano, in quei territori le persone continuano ad ammalarsi di cancro e leucemie a causa delle radiazioni.
Chenobyl oggi
Attualmente Chernobyl è una città fantasma. Attorno al reattore è stata creata una vera e propria zona di esclusione che si estende per un raggio di 30 Km. Nel corso di questi trentasei anni la natura si è ripresa ciò che l’uomo ha distrutto tornando a rifiorire rigogliosa più che mai, ma in questi ultimi giorni la famosa centrale nucleare è tornata sotto i riflettori per un’altra motivazione: lo scoppio della guerra in Ucraina.
Nei giorni scorsi le truppe di Mosca hanno occupato la Chernobyl centrale provocando dei danni alla rete e la conseguente perdita di elettricità, necessaria per il raffreddamento dell’impianto di stoccaggio del materiale radioattivo.
Per fortuna l’AIEA non ha riscontrato grossi problemi a causa della mancanza di corrente elettrica, l’unico vero rischio potrebbe essere un conflitto proprio nell’area proibita che potrebbe danneggiare il sarcofago o gli stoccaggi nelle piscine.