Chatbot copywriting: 5 consigli per aumentare le vendite
Il chatbot copywriting è un ambito della scrittura molto particolare. Si tratta dell’aspetto umano dietro l’interfaccia virtuale della personalità che caratterizzerà l’assistente. Un chatbot va programmato e improntato secondo il target prefissato. Alcune tipologie di chatbot con cui ci si trova a contatto spesso sono i bot che si possono integrare nelle chat di Telegram.
Cosa può fare un copywriter per migliorare l’esperienza con il chatbot? Ecco una breve guida.
Il chatbot copywriting, uno sguardo panoramico
Come mai al chatbot serve un copywriter nel backstage? Mentre i programmatori sviluppano il software conversazionale serve qualcuno che gli doni una sorta di… anima si potrebbe dire. Riuscire a rendere il bot in grado di sostenere una conversazione il più simile possibile a quello che può essere un contatto fra due esseri umani. Lo scambio deve risultare piacevole e idoneo al contesto. Il fine del chatbot copywriting è questo.
I chatbot esistono ormai da più di cinque anni e non possono più essere ritenuti mode passeggere. Inizialmente l’interazione con queste intelligenze artificiali si basava sull’albero decisionale, su scelte che via via si aprivano a bivi. Questo però quando si passa a dettagli tecnici o le esigenze del cliente sono più complesse da definire il modello ad albero mostra le sue falle.
La conversazione circolare è ora il nuovo obiettivo a livello dei chatbot. Si tratta del modello che guida le interazioni umane, per cui ricorrere al chatbot copywriting è ancora la soluzione più semplice. A livello di vendita soprattutto possono servire consulenze veicolate in un modo sempre più naturale. Ecco allora cinque modi per venire incontro al cliente e ottimizzare le vendite tramite chatbot.
Strategia 1: usare immagini
Poiché il tutto si svolge via messaggio alla lunga lo scambio di botta e risposta testuale risulta noioso. Quando si fa chatbot copywriting non bisogna dimenticare che dall’altra parte c’è qualcuno che vuole avere chiaro cosa gli si sta proponendo. Allegare una foto o una gif può vivacizzare lo scambio. In più il messaggio può risultare di maggior impatto se il media è scelto bene.
Dato che lo scambio di media normalmente è collegato alle chat ‘reali’, si dà anche risalto alla componente della naturalezza. Il cliente si trova più ben disposto se trova complicità nell’assistente, virtuale o reale che sia. Ovviamente questo non significa che si debbano solo mandare immagini, ma trovare il giusto equilibrio fra testo e allegati. Lo stesso vale per le emoji, che in modo parsimonioso possono tornare utili.
Strategia 2: il chatbot copywriting vuole sintesi
No, non significa rispondere a monosillabi, che renderebbe l’esperienza poco piacevole. Bensì fornire in modo sintetico le informazioni necessarie al cliente per trovare ciò che desidera. A nessuno fa piacere rapportarsi con i logorroici, che siano in carne ed ossa o si limitino ad inviare papiri via chat.
Il copywriter deve tenere a mente che per quanto la forma sia ben scritta, si tratta di un dialogo. Diversamente da un testo, c’è bisogno di un’interazione non simulata in via ipotetica, ma intrattenuta come se si fosse uno di fronte all’altro. La conversazione deve essere veloce, dinamica.
Aggiungere particolari superflui per allungare il messaggio servirà solo a dare una sensazione di poca spontaneità. In più, dilungandosi troppo si finirà con il confondere l’interlocutore che non comprenderà l’essenza del discorso. Un cliente che si perde in mezzo a un mare di testo perderà velocemente l’interesse iniziale. Soprattutto non sarà più propenso all’acquisto.