Cervelli in fuga: il 60% degli studenti guarda all'estero dopo il diploma
Il fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga” è, ai giorni d’oggi, molto diffuso nel nostro Paese. Dati alla mano: in Italia la maggior parte dei giovani ambiscono ad un futuro lavorativo al di fuori dei confini. Chi invece, immagina di restare, lo fa unicamente per la scarsità di mezzi economici dettati dal contesto familiare.
Analizziamo al meglio la situazione attuale insieme!
Cervelli in fuga: il futuro oltrefrontiera
- 43%: vorrebbe formarsi all’estero per poi cercare un’occupazione stabile nel Paese d’accoglienza;
- 41%: vorrebbe studiare in Italia per poi trasferirsi all’estero nella speranza di avere maggior opportunità di crescita professionale;
- 16% studierebbe all’estero per poi rientrare in Italia tornare con un bagaglio più ricco di esperienza.
- 20%: desidera rimanere fuori dai confini nazionale per sempre;
- 43% tornerebbe in patria solo nel caso in cui l’esperienza fosse particolarmente deludente;
- 37%: considera di poter pensare in un futuro di rientrare in Italia.
Cervelli in fuga: il paradosso italiano
- accettare e affrontare le sfide professionali che li aspettane;
- scoprire le competenze da acquisire per essere all’altezza delle aspettative;
- trovare la strada per costruirsi un futuro.
- 1 su 2 vorrebbe provare a laurearsi;
- 2 su 10 vorrebbe cercare subito un lavoro;
- 1 su 10 è interessata ad un percorso professionalizzante che consenta un rapido ingresso nel mondo lavorativo;
- quasi 1 su 6 scelgono di prendersi un anno di pausa per fare una scelta più consapevole o per fare altre esperienze;
- 1 su 6: aspirano all’ ingresso pubbliche amministrazioni, nelle Forze Armate o di Polizia.
Cause e motivazioni: l’importanza dello status socio-economico
Uno dei fattori scatenanti per le scelte dei giovani di diventare dei cervelli in fuga è lo status socio-economico della famiglia di provenienza. Al contrario l’ assenza di mezzi e un profondo disorientamento sono i motivi più frequenti per chi vuole restare in Italia.
I dati riportano che:
- 70% di chi proviene da famiglie medio o molto agiate è propenso a trasferirsi all’estero;
- 1 giovane su 2 all’interno dei ceti medio-bassi prevede di restare all’interno dei confini nazionali. Altrettanti non escludono di espatriare;
- 16% tra i meno abbienti desiderano un lavoro al più presto, anche non qualificato in Italia L‘università rimane un’opzione di minoranza mentre il posto fisso al servizio dello Stato da ottenere tramite concorsi pubblici attira il 18%. Per la maggior parte di giovani appartenenti a questa fascia il futuro non è del tutto chiaro. Oltre 1 su 5 dopo il diploma vorrebbe prendersi un anno sabbatico per decidere il da farsi terminato lo stop.
Ed è qui che entra in gioco il ruolo fondamentale dell’orientamento. Solo delle buone attività che spieghino le varie opportunità che offre il nostro Paese, possono aiutare ad uscire dallo stallo in cui rischiano di restare intrappolati i ragazzi.
Lavoro in Europa: un po’ di dati
- Germania: l’indice Iab sulla carenza di lavoratori ha registrato ad inizio 2023 un aumento consecutivo. Le difficoltà nel coprire i posti vacanti delle agenzie per l’impiego tedesche sono molte. E le cause vanno anche a ricercarsi nel progressivo trend di calo demografico rilevato nel Paese;
- Spagna: i posti vacanti a fine 2022 registrano carenze soprattutto nell’industria e nelle costruzioni. Ma, purtroppo, non solo. Degni di nota è l’aumento di carenze del 150% nel settore dei trasporti, del 111% nella pubblica amministrazione e del 91% nelle attività professionali e tecniche;
- Francia: a fine 2022, la percentuale di aziende industriali che dichiaravano difficoltà di assunzione raggiungeva il 67%. Un livello così basso non era stato registrato dal 1991,
- Paesi Bassi: ha registrato in media, da inizio 2023, 123 posti vacanti ogni cento disoccupati.
- Olanda: ad inizio 2023 ben 1,9 milioni di professionisti hanno iniziato un nuovo lavoro. Circa 400mila in più rispetto all’anno precedente;
- Germania: presenta un numero record di lavoratori alla ricerca di nuovi impieghi. Nota negativa: 4 su 10 smetterebbero del tutto di lavorare se potessero permetterselo.