Brexi: quali conseguenze universitarie
Da Venerdì mattina la domanda più ricorrente che si pongono tutti è “adesso cosa succederà?”.
Un interrogativo che ha catturato l’attenzione degli studenti universitari, sia coloro che hanno già partecipato o chi sogna di farlo con il programma Erasmus+.
Emergendo anche un’altra domanda: c’è una connessione tra il programma Erasmus e gli sviluppi del Brexit?
Proviamo a capire le conseguenze che potranno riguardare il sistema universitario nel nostro approfondimento.
Quali conseguenze dovranno affrontare gli universitari italiani?
Le conseguenze della Brexit non sono così chiare, nemmeno per gli stessi inglesi che con il loro voto hanno cambiato l’intero scenario europeo. A pochi giorni dal voto il quadro rimane complesso, perché da qui all’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’UE saranno necessari mesi di trattative e lavoro di diplomazia. C’è chi è convinto che non cambierà nulla, anzi che la Brexit sia un’opportunità per ricostruire l’Europa, chi invece guarda gli indici delle Borse e ha già speso aggettivi catastrofici per commentare il voto inglese.
Nel bel mezzo delle incertezze scaturite dai risultati del Brexit, circolavano voci inquietanti, tra cui la paura che l’accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito sul programma Erasmus potesse giungere a una fine prematura. Tuttavia, Flaminio Galli, il direttore dell’Agenzia, ha prontamente smentito queste preoccupazioni. «Non c’è motivo di allarmarsi», spiega Galli, «poiché non esiste un legame automatico tra il Brexit e il programma Erasmus+. L’idea che la cooperazione tra l’Unione Europea e il Regno Unito in materia di mobilità sia minacciata è ingiustificata. Nonostante l’esito del referendum, è fondamentale tranquillizzare gli studenti e gli operatori del settore riguardo alla continuità delle attività in corso, comprese quelle approvate nell’ambito dell’Invito a presentare proposte 2016, che proseguiranno regolarmente fino alla scadenza prevista originariamente».
Tutti i programmi di scambio e collaborazioni tra le università italiane e quelle inglesi dovranno essere rivisti, anche solo nell’ottica di una diversa classificazione di status per i cittadini italiani. Il primo progetto a rischiare è l’Erasmus, l’interscambio di studenti all’interno dell’UE che ogni anno permette a decine di migliaia di universitari di continuare il percorso di studi in una città europea.
Brexit ed Erasmus: cosa riserva il futuro?
Per chi è già in Gran Bretagna o ha ottenuto una borsa Erasmus per il periodo 2016-2017 in terra britannica, nulla cambierà, e questa è una notizia confortante. Ma quali sono le prospettive per gli studenti che avevano pianificato un Erasmus nel Regno Unito nei prossimi anni, alla luce del Brexit?
«Per il futuro», continua Galli, «dobbiamo rimanere ottimisti poiché Erasmus+ è un programma flessibile e diversificato, non limitato solo ai paesi dell’Unione Europea. È importante notare che ne fanno parte anche i paesi dello Spazio Economico Europeo (Norvegia, Islanda, Liechtenstein) e quelli candidati (Turchia, Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia). Inoltre, già a livello universitario, è possibile la mobilità anche verso e da paesi al di fuori dell’Europa. Da un punto di vista politico, siamo fiduciosi che il Regno Unito e la Commissione Europea troveranno una soluzione per garantire che la mobilità di studenti e docenti, nonché la cooperazione transnazionale, rimangano opportunità concrete per l’Europa e il Regno Unito».
Insomma, non c’è motivo di preoccuparsi. Al momento, il progetto Erasmus non subirà alcun cambiamento significativo a causa del Brexit.