Attacchi di panico: cosa sono, sintomi e come gestirli
Gli attacchi di panico possono capitare quando meno ce li si aspetta, anche a chi non ne ha mai avuti prima. Possono agitare anche chi è vicino a chi ne è colpito perché presentano sintomi simili agli attacchi d’ asma. Anche se salvo rarissimi casi correlati a patologie cardiache sono innocui, non sono comunque esperienze piacevoli e possono mettere a disagio.
Dato che tanti ne vengono colpiti è utile imparare come comportarsi e come riconoscerli, senza sottovalutare l’impatto che hanno su chi ne soffre.
Un attacco non fa la malattia
Si parla di disturbo da attacchi di panico quando se ne presentano almeno due, inaspettati. Un singolo episodio infatti non lascia neppure sintomi sufficienti per un’accurata diagnosi medica e il professionista si deve basare sulla pura narrazione del paziente. Sono abbastanza comuni attacchi di panico in corrispondenza di eventi o periodi ad alto grado di stress. Tra questi il matrimonio, un nuovo lavoro o un esame importante.
Un’altra situazione tipica che può indurre attacchi di panico è ricollegata alle cosiddette condizioni agorafobiche. Piazza affollate durante una manifestazione, un treno, la guida in solitudine. L’attacco di panico rarissimamente dura più di qualche minuto, ma per chi lo prova il tempo sembra dilatarsi. A provocare tutto è una potente scarica di adrenalina, come sarebbe per una situazione di rischio reale.
Oltre alla sintomatologia fisica, la persona sperimenta una successione di pensieri angoscianti, perdendo la lucidità e non riuscendo a pensare con razionalità.
Dopo il primo è facile ritrovarsi spesso nell’angoscia di avere altri episodi simili. Un incontro con un terapeuta può aiutare a risalire alla causa, o meglio alle cause scatenanti.
Sintomatologia degli attacchi di panico
Subito prima dell’insorgenza dei sintomi chi è colpito dall’attacco prova un forte senso di disagio e paura. Molti sentono anche un’improvviso terrore della morte, nonostante non sia in condizioni di reale pericolo. La persona può apparire disorientata e persino non riconoscere con esattezza chi le sta accanto.
Il sintomo più evidente è l’alterazione della respirazione. Il soggetto fa respiri corti e in rapida successione, senza riuscire a espellere l’aria e andando rapidamente in iperventilazione. Non di rado infatti poco dopo la persona sente il bisogno di sedersi, poiché inizia a girare la testa, assieme ad una sensazione di asfissia.
Il battito accelera rapidamente e a volte si prova anche dolore al petto, come se il cuore stesse per esplodere. Durante gli attacchi di panico infatti non è rado che la persona tema di essere in preda ad un infarto. Più rari sono invece brividi o vampate di calore.
Una volta terminato l’attacco chi lo ha provato si sente sfinito, ma i sintomi svaniscono con la stessa rapidità con cui insorgono. Per la confusione che ne consegue molti non pensano alla possibilità che si trattasse di attacchi di panico. Per questo è meglio chiedere il parere del medico soprattutto se si soffre di asma o di una malattia cardiaca/cerebrale.
Cosa fare con chi ha un attacco in corso?
Chi riceve la diagnosi di questo disturbo solitamente dovrebbe avvertire amici e parenti in modo che non si trovino impreparati. Quando lo si vede è facile temere il peggio soprattutto per chi non ne ha mai visto uno, ma in realtà basta poco per aiutare. Se la persona non ne ha mai avuti meglio comunque chiamare il 118 e descrivere la situazione. Invece se si sa già che la persona è soggetta ad attacchi di panico si può agire di conseguenza.
Quando i sintomi si presentano è facile che sia in ambiente affollato. Per prevenire anche il senso di disagio meglio accompagnare la persona in un luogo appartato, così che non si senta osservata. Già così l’ansia può essere diminuita. Dopodiché meglio parlare all’infortunato con voce calma ma ferma: trasmettere sicurezza è di grande aiuto a chi appare spaventato e confuso. A meno che la persona non lo chieda è meglio evitare di toccarla, e mai afferrarla.
Se si ha a che fare con chi ne ha sperimentati diversi, può essere che sappia già come calmarsi. In quel caso basta assicurargli di essere lì per aiutare e chiedere che cosa potrebbe dargli sollievo. Anche se le circostanze non sembrano gravi non è mai il caso di sminuire chi ha attacchi di panico. Sebbene si tratti di terrore irrazionale, il malessere è reale.
Dato che la respirazione affannosa e corta può portare a svenimento, bisogna incoraggiare l’infortunato a provare a controllarla. Farlo respirare in un sacchetto è il metodo classico, ma può bastare anche contare ad alta voce per scandire i respiri. Bisogna anche controllare che inspiri dal naso, non dalla bocca.
E se si è da soli?
Prima di tutto concentrarsi su un’immagine piacevole può allontanare il panico crescente durante gli attacchi di panico. Può trattarsi di un ricordo divertente, un posto dove ci si sente rilassati o ricordare la voce di qualcuno che suona rassicurante. Se nell’angoscia non viene in mente nessuna immagine, si può provare a contare lentamente a ritroso partendo dal 20. La mente trova un focus e non perde la razionalità.
Questo vale per quando un attacco è in corso. Sapere quando si presenterà l’episodio non è possibile, ma ci sono abitudini che ne aumentano la frequenza. Reprimere le proprie emozioni senza sfogarsi è uno dei comportamenti più dannosi per chi presenta questo disturbo.