Gli archetipi di Jung e storytelling
Quella degli archetipi di Jung è una delle teorie più affascinanti e durature del pensiero psicologico del XX secolo. Elaborata da Carl Gustav Jung, questa visione individua dei modelli universali presenti nell’inconscio collettivo, che si manifestano attraverso miti, simboli e narrazioni ricorrenti in culture diverse. Gli archetipi rappresentano figure senza tempo – come l’eroe, l’ombra, la madre, il saggio – che continuano a influenzare profondamente il modo in cui interpretiamo la realtà e costruiamo storie.
Oggi, gli archetipi di Jung non sono solo uno strumento di analisi psicologica, ma vengono applicati con successo anche in ambiti come il marketing e lo storytelling, dove aiutano a creare messaggi più potenti, autentici e in grado di risuonare con il pubblico.
Nei prossimi paragrafi vedremo cosa sono gli archetipi di Jung, quali sono i principali e come possono essere utilizzati per dare più forza e coerenza alle narrazioni contemporanee.
Cosa sono gli archetipi di Jung
Carl Gustav Jung, psichiatra e psicoanalista svizzero, del XX secolo ha elaborato la celebre teoria degli archetipi.
Alla base del suo pensiero si trova il concetto di inconscio collettivo, una sorta di memoria ancestrale condivisa da tutta l’umanità. Secondo Jung, infatti, oltre all’inconscio personale, costituito da esperienze individuali rimosse o dimenticate, esiste un livello più profondo, comune a tutti, dove risiedono immagini e simboli universali.
In quest’ottica, gli archetipi sono strutture psichiche innate, modelli originari che influenzano il modo in cui si percepisce il mondo, viene costruita la propria identità e le storie vengono interpretate. Come è evidente non si tratta quindi di idee fisse ma forme che si manifestano in simboli, miti, religioni, sogni e narrazioni. In altre parole, l’uomo non crea gli archetipi, ma li scopre e riconosce perché sono già dentro di lui.
Ogni cultura, infatti, racconta storie con personaggi simili che pur variando nei dettagli, rimandano agli stessi modelli di comportamento, come ad esempio l’’eroe, il saggio, il ribelle, la madre, etc.
Gli archetipi di Jung assumono quindi una funzione regolativa e permettono all’individui di:
- comprendere le proprie proiezioni interiori per comprendersi più a fondo;
- riconoscere le proprie proiezioni interiori per comprendersi più a fondo;
- capire perché alcune storie funzionano così bene.
Quali sono i modelli universali
- sé: rappresenta l’unità e la totalità dell’individuo, simboleggia equilibrio e completezza ed è l’obiettivo ultimo del percorso psicologico;
- persona: si tratta della maschera sociale, il volto mostrato al mondo che da una parte permette di vivere nella società, ma rischia di diventare una prigione se ci si identifica troppo in essa;
- ombra: rappresenta gli aspetti rifiutati di sé e contiene lati oscuri, paure, istinti repressi. Affrontare questa parte è fondamentale per evolversi;
- anima e animus: archetipi rispettivamente femminile nell’uomo e del maschile nella donna. Sono figure ponte tra coscienza e inconscio;
- vecchio saggio e grande madre: incarnano la saggezza ancestrale e la protezione materna. Spesso appaiono come guide nei sogni o nei racconti mitici.
Gli archetipi di Jung e il rapporto con lo storytelling
Ad oggi, prendendo spunto dagli archetipi di Jung è stato elaborata dallo studioso Carol S. Pearson una lista di 12 archetipi narrativi utile per l’analisi e la creazione di storie ed utilizzata anche nel marketing per comprendere al meglio i propri buyers.
Esse hanno infatti il potere di risuonare a livello arcaico e parlare direttamente all’inconscio del pubblico. Nello specifico:
- innocente: ottimista, puro, crede nel bene;
- esploratore: ama la libertà e vuole scoprire il mondo;
- saggio: cerca la verità e la conoscenza;
- eroe: combatte per i suoi valori e principi ed affronta sfide;
- ribelle: rompe le regole ed è contro l’autorità;
- amante: è guidato dalla passione e dalle relazioni;
- burlone: porta leggerezza e sdrammatizza;
- angelo custode: aiuta gli altri, è generoso;
- mago: trasforma la realtà ed è visionario;
- sovrano: desidera controllo, ordine e leadership;
- creatore: dà vita a nuove idee, ama l’arte;
- orfano: è realista e cerca appartenenza.
Molti brand utilizzano questi modelli per definire il proprio tono di voce, la propria immagine e la relazione con i clienti. Ad esempio:
- Nike: usa spesso l’archetipo dell’eroe puntando su valori quali lotta, determinazione, conquista;
- Apple: punta sulla figura del mago, rappresentando l’innovazione e la trasformazione della realtà;
- Harley-Davidson: è l’emblema della figura ribelle che ama la libertà e sfida l’’autorità.
Utilizzo ottimale
Come abbiamo visto finora chi racconta storie, consapevolmente o meno, attinge agli archetipi di Jung utilizzandoli come strumenti narrativi. Farlo in modo cosciente è però un grande vantaggio perché permette di costruire una narrazione più coerente, empatica ed efficace.
Per farlo non è necessario applicare uno schema rigido ma comprendere gli aspetti simbolici che sono presenti all’interno di una storia. A livello pratico, occorre quindi:
- identificare l’archetipo dominante del proprio personaggio o brand, ad esempio eroe o esploratore o saggio;
- costruire una narrazione coerente: ogni modello ha motivazioni e comportamenti specifici che devono essere coerenti all’interno della narrazione;
- utilizzare le tensioni archetipiche, come ad esempio l’eroe che affronta la propria ombra, l’innocente che perde la purezza, etc;
- creare un’evoluzione: ogni archetipo si trasforma sempre nel tempo perché è in costante evoluzione. In questo senso un orfano può diventare eroe, un ribelle un leader e così via;
- usare simboli coerenti, e quindi colori, luoghi ed oggetti in grado di rafforzare la narrazione.
Come abbiamo analizzato insieme, per chi scrive, comunica e lavora con le storie, conoscere gli archetipi di Jung è una risorsa preziosa. Allo stesso tempo, essi possono essere molto utili anche per affrontare la vita quotidiana. Queste forme universali, infatti, permettono di comprendere il ruolo che ciascuno di noi interpreta, le maschere che porta e le scelte che compie.