AI Act: parlamento UE vuole regolamentare l’intelligenza artificiale
Già ben prima dell’avvento di chatbot come ChatGPT e Apprentice Bard, veri e propri sistemi che, mediante chat, rispondono a compiti e domande mediante l’intelligenza Artificiale, è parlato delle potenzialità dell’AI in Europa. Ma anche dei suoi rischi: per tale ragione, se volessimo rintracciare le origini dell’AI Act, queste sono davvero molto lontane.
L’ipotesi di un AI Act, che preveda una regolamentazione valida a livello europeo per ciò che concerne l’Intelligenza Artificiale, trae origini dalla pandemia di Covid-19.
È nel 2021 che, in Europa, si inizia a discutere di una possibile regolamentazione ufficiale: ben prima che il fenomeno ChatGPT si diffondesse a macchia d’olio.
In questa guida, scopriremo insieme i piani del Parlamento europeo in merito all’AI Act.
AI Act: dalle proposte agli articoli del regolamento
Come già anticipato, quella in merito all’AI Act è una discussione ormai in attivo da anni a livello del Parlamento Europeo. L’UE ha stabilito la necessità di una normativa condivisa dagli Stati membri in merito all’Intelligenza Artificiale già da circa due anni.
Una necessità che, in prima battuta, si era concretizzata in una bozza di norme composta da ben ottantacinque articoli. Negli anni, comunque, le modifiche e le nuove bozze si sono susseguite, con un lavoro che ha visto impegnati non solo il Parlamento europeo, ma anche il Consiglio UE e la Commissione. Siamo ormai agli ultimi atti, dato che il Parlamento UE sta attualmente discutendo la questione degli emendamenti
Il problema della trasparenza
Una delle problematiche che l’AI Act si propone di risolvere è legata alla trasparenza. Chi ha già sfruttato l’intelligenza artificiale e chat come ChatGPT almeno una volta saprà già benissimo che, molto spesso, gli algoritmi di cui l’AI si avvale non sono così trasparenti come sarebbe bene che fossero.
In effetti, spesso non è noto assolutamente il processo che conduce l’Intelligenza Artificiale a restituire, per esempio, una risposta ad un particolare quesito. Il processo generativo, detto altrimenti, non può essere visionato e controllato dall’utente.
Una situazione che è spesso alla base di problematiche quali l’inaffidabilità dell’Intelligenza Artificiale e delle risposte che essa ci fornisce.
In ogni caso, sono molte le aziende attualmente impegnate nello sviluppo di meccanismi e strumenti per garantire la trasparenza di cui abbiamo bisogno.
L’AI Act per favorire una concorrenza europea nel mondo dell’intelligenza artificiale
C’è poi una questione legata alla trasparenza che deve essere considerata.
Attualmente, i fornitori principali di sistemi di intelligenza artificiale che riforniscono l’Europa sono hanno concorrenti situati in altre parti del mondo. Questa situazione solleva dubbi sulla competitività europea nel settore dell’AI. Tuttavia, l’imposizione di un AI Act che richieda ed esiga la trasparenza potrebbe rappresentare un’opportunità per rilanciare la competitività europea.
La regolamentazione potrebbe insomma favorire una concorrenza europea nel mondo dell’AI. Da anni, questo tema è stato oggetto di discussioni, ma proprio con l’AI Act si cercherà di raggiungere un obiettivo. Quello, cioè, di fornire una risposta definitiva alla questione. La sua portata non è limitata soltanto agli esperti del settore, ma coinvolge gran parte dell’industria digitale globale, i governi e i cittadini per le implicazioni dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana.
La trasparenza degli algoritmi di intelligenza artificiale rappresenta una priorità per garantire la responsabilità e la giustizia nell’utilizzo di tali tecnologie, e potrebbe rappresentare un’opportunità per promuovere la competitività dell’industria europea.
Intelligenza Artificiale: l’impatto nella vita quotidiana
La discussione che va ormai avanti da anni deve essere risolta entro tempi brevi, dato che l’Intelligenza Artificiale sta già avendo un enorme impatto nella vita quotidiana dei cittadini europei.
Giusto per fare qualche esempio, per i Giochi Olimpici 2024 la Francia ha già disposto l’uso di sistemi di sicurezza che sfruttano l’AI. E ancora, numerose aziende e imprese, di varie dimensioni e operanti in moltissimi settori differenti, stanno iniziando ad implementare l’intelligenza artificiale nelle proprie organizzazioni interne.
Senza un AI Act che garantisca norme efficaci e uguali per tutti i Paesi membri, si rischia un utilizzo dell’intelligenza artificiale non regolamentato.
AI Act, qualche anticipazione sulla nuova normativa
Ma cosa conterrà, nello specifico, l’AI Act al suo interno? Il regolamento europeo che si riferisce all’Intelligenza Artificiale si caratterizzerà per la sua capacità di mettere l’uomo al centro di tutto.
Sarà infatti cura delle nuove regole proteggere i cittadini europei ed i loro diritti: è vero che, a breve, potrebbero essere introdotti nuovi prodotti e servizi a livello della Comunità Europea, ma tale introduzione dovrà necessariamente avvenire rispettando le regole dell’AI Act.
Regole che avranno come fine ultimo quello di rispettare e proteggere i cittadini degli Stati membri.
L’intelligenza artificiale deve essere considerata come una risorsa, non come fonte di pericolo per gli europei. E questo sarà possibile solo grazie ad una regolamentazione ad hoc dell’AI.
Per vigilare sulla sicurezza, ognuno dei Paesi membri dovrà dotarsi di organi preposti, che prevedano anche multe e sanzioni in caso di mancato rispetto dell’AI Act.
Le questioni ancora irrisolte
Fin qui, i membri del Parlamento Europeo sembrano essere tutti abbastanza d’accordo. L’AI Act dovrà garantire la sicurezza dei cittadini europei di fronte all’avanzare dell’intelligenza artificiale.
Purtroppo, però, non sembra esserci accordo in merito alle situazioni che potrebbero o meno generare pericoli per la cittadinanza.
Ad esempio, si parla spesso di utilizzare l’AI nel settore dei trasporti o per servizi che hanno a che fare con l’assistenza al cittadino. Questa estensione massiva dell’AI, però, non è unanimemente condivisa e, soprattutto, potrebbe comportare l’esigenza di nuove regole aggiuntive.
Altra questione che divide riguarda la possibilità di sfruttare l’AI per il tracciamento di dati biometrici, creando una database enorme. Purtroppo, si tratta di questioni che sono ancora lontane dall’essere risolte, per questo non sappiamo quando, con estrema certezza, l’AI Act vedrà la luce.
Eppure, è urgente procedere con la pubblicazione di un sistema di leggi e regolamenti, soprattutto con l’avanzare del fenomeno chatGPT per la produzione di contenuti per il web.
In questo senso, all’interno dell’AI Act ci saranno delle leggi specifiche. Si parla già di sistemi in grado di rilevare il contenuto generato dall’AI, che avvisino l’utente che il contenuto che si appresta a leggere non è stato creato da un umano.